Food for Profit, il documentario di Giulia Innocenzi e Pablo D’Ambrosi, è stato proiettato al Festival CinemAmbiente. Il film dimostra come le conseguenze degli allevamenti intensivi siano catastrofiche e non si possa più nascondere la verità.
Food for Profit: la trama
Il documentario spiega come, oltre alle pessime condizioni di vita degli animali, si aggiungano i maltrattamenti e l’inquinamento ambientale prodotto da queste strutture. In un viaggio che attraversa l’Europa la troupe investigativa visita l’Italia, la Germania, la Spagna, la Polonia e infine giunge a Bruxelles.
La regia
Il documentario affronta le criticità del sistema di finanziamenti pubblici e la crudeltà degli allevamenti intensivi con immagini che non risparmiano i più crudi dettagli. La macchina da presa si sofferma sulla sporcizia di queste strutture, sulla loro brutalità, sugli animali che sovente sono malati o morti. Alcune riprese effettuate di nascosto mostrano cosa avviene negli uffici della Comunità Europea a Bruxelles e come vengono prese le decisioni che impattano sulla vita dei cittadini europei, con la complicità dei politici.
Food for Profit: questioni di lobby
Un dettaglio inquietante che emerge da questo documentario è la potenza della lobby della carne. Nella capitale del Belgio avvengono infatti incontri tra lobbisti per discutere delle più recenti tecnologie utili a implementare la produzione negli allevamenti intensivi e competere con la Cina. Inoltre, avvengono anche incontri con i politici per sapere chi sostenere durante le campagne elettorali, così da attrarre i fondi europei nella direzione “giusta”. Spesso queste multinazionali finanziano entrambi i candidati di Destra e Sinistra, in modo da poter sempre contare su un appoggio “sicuro” durante le elezioni al Parlamento Europeo.
Domande scomode
Uno degli aspetti che più fa riflettere di questa produzione è sicuramente la completa assenza di qualsiasi senso di responsabilità da parte sia dei gestori degli allevamenti intensivi, sia dei politici. Tutte le persone intervistate non rilasciano alcun tipo di dichiarazione e non appena capiscono il fulcro delle domande adottano un atteggiamento ostile. Nemmeno di fronte alle immagini crude e atroci e ad alcuni dialoghi trafugati si smuove la loro coscienza.
Food for Profit: cosa possiamo cambiare?
Le parole “sostenibile” e “green”, tanto abusate in questi tempi, risuonano sempre più vuote e prive di significato. Cosa possono fare i cittadini di fronte allo strapotere delle multinazionali e all’indifferenza dei politici? L’unica certezza, a fronte di quanto si vede nel film, è che bisogna ridurre il consumo di carne nella nostra alimentazione. Già ai ritmi attuali la situazione è insostenibile, dal punto di vista degli animali e del pianeta. L’enorme quantitativo di ammoniaca prodotta da allevamenti di questo tipo rende invivibile il terreno adiacente alle strutture, a causa dell’odore fetido e perché il suolo si desertifica pian piano.
Al termine del documentario rimangono soltanto amarezza e sconforto sapendo come vengono gestiti i soldi pubblici e quali sono i rischi della salute per tutti.