Si sta svolgendo in questi giorni nel capoluogo piemontese la 27ª edizione del Festival CinemAmbiente, dedicato alle tematiche ambientali declinate nelle loro molteplici sfaccettature.
L’interessante cortometraggio SeaPaCS – Participatory Citizen Science against Marine Pollution di Federico Fornaro e Giuseppe Lupinacci, proiettato nella sezione “Made in Italy”, pone al centro il problema sempre più gravoso dell’inquinamento da plastica del mare.
Il Progetto SeaPaCS
Il film è il resoconto dell’attività, delle difficoltà incontrate e, soprattutto, dei risultati ottenuti dal Progetto europeo SeaPaCS, supportato da EU Horizon IMPETUS4CS e coordinato da Chiara Certomà (Università di Torino e La Sapienza di Roma), Federico Fornaro (Lega Navale Italiana Anzio/Raw-News) e Luisa Galgani (GEOMAR Helmholtz Centro per la ricerca Oceanica Kiel/Università di Siena).
Un progetto che ha coinvolto oltre alle istituzioni sopra citate, i pescatori delle cooperative di Anzio e altre realtà della zona, quali migranti, studenti, subacquei e amministratori locali.
Con un linguaggio semplice ma efficace Chiara Certomà, spesso accompagnata da affascinanti riprese subacquee, ci pone di fronte a un problema che sta diventando sempre più preoccupante e gravoso. Il mare, che sia il Mediterraneo o il vasto oceano, è, oggigiorno, un ecosistema che soffre a causa di molteplici problemi, non ultimo quello della presenza di grandi quantità di plastica che in esso viene abbandonata.
Un ecosistema ormai completamente compenetrato con le società umane e che, proprio per questo, andrebbe tutelato il più possibile.

SeaPaCS. Tutte le immagini sono state concesse dall’ufficio stampa del Festival CinemAmbiente
Macro e microplastiche nel pescato di ogni giorno
Fanno riflettere le parole e le immagini dei pescatori che ogni giorno, oltre al pescato, catturano con le loro reti plastiche di ogni genere. Siano esse macroplastiche, quali bottiglie, bicchieri, confezioni di vario genere, ma anche oggetti di più grande dimensione come sedie, reti in plastica da cantiere, o microplastiche, ben più difficili da separare dal pesce e che, inevitabilmente, rischiano di contaminare il cibo che finisce sulla nostra tavola.
Un problema sicuramente molto sentito dai pescatori che crea anche un impatto di carattere economico nella loro attività lavorativa quotidiana.
Chiara Certomà pone, quindi, l’accento sul fatto che l’inquinamento da plastica è un problema prima di tutto culturale. Di conseguenza diventa estremamente importante puntare sull’educazione fin dall’età scolare, con incontri divulgativi nelle scuole perché, come dice lei stessa: “Il primo passo per riavvicinare le società al mare è quello di riuscire a comprenderlo meglio”.
Gli ecosistemi, fra cui quello marino, stanno cambiando e il progetto SeaPaCS ha permesso di comprendere come il confine fra il naturale e l’artificiale si sta facendo sempre più labile e come si sta diventando sempre di più degli ibridi di natura e di cultura, anche l’uomo che, del mare, vive e ne fa parte.