“Blue Carbon mi ha dato speranza per il futuro e mi ha aiutato a sentirmi più connessa con Madre Natura. Spero che quando il pubblico lo vedrà potrà provare le stesse sensazioni.” (Jayda G)
Jayda G(Jayda Guy) è una produttrice musicale e DJ candidata ai Grammy. Ma è anche una tossicologa marina impegnata a difendere l’ambiente, nonché una giovane afroamericana sensibile alla forza rigeneratrice della natura. Blue Carbon non è solo un ritratto delle sue attività e neanche un semplice documentario a tematica ambientale. È qualcosa di più e di diverso.
È una sinfonia di suoni e immagini orchestrata dalla scienza e suonata da donne e uomini che vivono in tanti luoghi diversi del mondo.
Attraverso lo sguardo appassionato di Jayda G, con la colonna sonora di RZA del Wu-Tang Clan e la partecipazione di Seu Jorge, icona vivente della musica brasiliana, Blue Carbon si pone al centro del suono. Beats elettronici, cantilene colombiane e canzoni brasiliane sono mixate con i suoni della natura. La protagonista ci invita ad ascoltare con attenzione questi messaggi, perché comunicano i bisogni di tanti luoghi che stanno soffrendo a causa del cambiamento climatico.
Alla ricerca di un “superpotere” naturale
In un contesto globale drammatico, si accende un piccolo spiraglio di speranza. Lungo un viaggio che ci porta dagli Stati Uniti al Senegal, dal Vietnam al sud della Francia, dalla Colombia fino al Brasile, viene infatti indagata una scoperta incoraggiante: gli oceani sono in grado di assorbire molto più carbonio dall’atmosfera rispetto alle foreste pluviali tropicali. Questo “carbonio blu” presente nelle mangrovie, nelle alghe e nelle paludi salmastre è motivo d’interesse di aziende lungimiranti: molte di esse cercano di compensare le proprie emissioni mediante i crediti di carbonio.
Il viaggio di Jayda G fa dunque tappa nelle foci a delta dei grandi fiumi del mondo, dove la confluenza tra acqua dolce e acqua salata crea il giusto habitat per assorbire anidride carbonica.
Le popolazioni locali, rese ancora più povere dalla crisi climatica, possono entrare in questo nuovo circuito economico, lavorando per proteggere e rafforzare gli ecosistemi in cui abitano: un circolo virtuoso che potrebbe portare vantaggi a tutti.
In viaggio, in ascolto
Incontro dopo incontro, Blue Carbondiventa così un racconto di speranza, resilienza, tenacia e impegno collettivo. A volte il film sembra un po’ ingenuo, ma comunica sempre autenticità e good vibrations. Vibrazioni che nel film si materializzano come onde sonore benefiche. Si crea una sintesi suggestiva tra musica, natura, scienza, attività umana ed eco-attivismo. Tutto è tenuto insieme dai sogni, dalle scoperte, dagli incontri e dai DJ-set di Jayda G. Il film ne fa un ritratto vivido e sfaccettato, pieno di energia e di contraddizioni, ma anche di quell’ottimismo contagioso che a volte serve per ripensare il futuro dell’umanità in modo meno apocalittico.
Dal fragore euforico di un festival musicale al fragile lamento di una mangrovia che anela all’ossigeno: Blue Carbon ci suggerisce che tutti i suoni contano. Per cambiare il mondo dobbiamo semplicemente imparare ad ascoltarli meglio.
Anche la proiezione è sostenibile
Merita un accenno, infine, il contesto particolare in cui si è svolta l’unica proiezione di Blue Carbonnell’ambito dell’edizione 2024 del Festival CinemAmbiente di Torino.
Il film è stato presentato mercoledì 5 giugno, Giornata mondiale dell’Ambiente, in una proiezione all’aperto sulla collina di Barricalla, sede della più grande discarica di rifiuti speciali della città di Torino. Si tratta di una location originale, per molti versi affascinante e senz’altro coerente con lo spirito e la storia di CinemAmbiente, un festival che ha come punti fermi il racconto della sostenibilità ambientale e il legame con il territorio cittadino.
Prima di Blue Carbon, è stato proiettato il cortometraggio animato L’ultima ape di cui abbiamo già parlato.