Grazie alla distribuzione di Warner Bros. Italia arriva nelle sale The Watchers, opera che sancisce l’esordio alla regia della figlia di M. Night Shyamalan, Ishana. Il film è prodotto da New Line Cinema, Blinding Edge Pictures e Inimitable Pictures. Scopriamo insieme in questa recensione se l’esordio di Ishana Night Shyamalan alla regia ha fatto centro.
Mina (Dakota Fanning) è un’artista ventottenne che rimane intrappolata in una vasta foresta irlandese. Dopo aver trovato rifugio in una casa con una grande vetrata, Mina scopre che altre tre persone vi abitano e che ogni notte sono osservate da creature misteriose che vivono nei boschi.
Un’ottima partenza non basta
The Watchers parte bene, benissimo. Il setting e l’atmosfera della storia ci vengono presentate in maniera chiara e precisa: una foresta nasconde un oscuro e terribile segreto. E fin qui tutto chiaro. Tutto sembra far presagire ad una storia da brividi e la prima mezz’ora è evidentemente ben costruita. Le scelte registiche sono ottime, la musica e la fotografia costruiscono il giusto clima. La foresta si fa vero e proprio personaggio attivo, e le interazioni tra i protagonisti sono ottime. Poi però qualcosa inizia a scricchiolare, e piano piano il film crolla come fosse un castello di carte. Le situazioni che si vengono a creare mettono a durissima prova la sospensione dell’incredulità, fino ad arrivare ad un finale scontatissimo e didascalico.
Un esordio anonimo
L’esordio di Ishana Night Shyamalan porta con sé gli stessi pregi e, soprattutto, gli stessi difetti del cinema del padre. Una buonissima regia che viene trascinata a fondo da una scrittura che vorrebbe essere intrigante e profonda, ma che in realtà si rivela didascalica e banale. I personaggi sono estremamente banali e poco sfaccettati, il che rende molto difficile un’immersione nel film. I punti di forza della pellicola, come la fotografia di Eli Arenson e le interpretazioni di Georgina Campbell e Olwen Fouéré, si perdono purtroppo in una banalizzazione generale dettata soprattutto dal voler stupire per forza. Tutto questo porta Ishaya Night Shyamalan ad un esordio anonimo, quasi una copia carbone dello stile paterno.
Un vizio di famiglia
È proprio sulla ricerca forzata dello stupore che The Watchers e Ishaya Night Shyamalan fanno il peggior tonfo. Le rivelazioni che dovrebbero fare svoltare la trama sono sempre così eclatanti che risultano stonate all’interno dell’opera. Se perlomeno nelle opere paterne sono costruite con perizia, in The Watchers manca anche questo. Il tema del film viene messo bene in mostra e poi mai esplorato fino all’epifania finale che però risulta essere una spiegazione banale e sbattuta in faccia allo spettatore, quasi come se quest’ultimo non sia in grado di comprendere autonomamente il messaggio di cui l’opera è portatrice. E questa è una caratteristica che la maggior parte delle opere di M. Night Shyamalan si porta dietro. Non è un caso, infatti, che The Watchers rimanga solido proprio quando si appoggia sui migliori film del regista indiano come The Village e Signs.
In conclusione
The Watchers è un grande ibrido. Un mix di horror, thriller psicologico e film fantastico che però non sfonda mai e che non riesce mai fino in fondo a trovare la sua strada. E lo stesso discorso può essere applicato alla regista. Ishaya Night Shyamalan ha sicuramente talento, un talento che a sprazzi esce fuori ma che è ancora molto ancorato a quello del padre. Distaccarsi da una figura che nel bene e nel male ha sempre fatto parlare di sé, farà sicuramente bene all’esordiente Ishaya.
‘The Watchers’, il debutto thriller-horror di Ishana Night Shyamalan