Nella sezione Documentari al 27esimoCinemAmbiente, Rhino Man racconta una triste realtà della salvaguardia animale nel continente africano. Il film è frutto di una collaborazione tra i registi John Jurko II, Matt Lindenberg, e Daniel Roberts.
Di cosa parla Rhino Man
Nel continente africano, il bracconaggio e il commercio illegale di animali rappresentano una triste realtà che mette in pericolo la fauna locale. Il documentario racconta la storia di coraggio dei ranger sudafricani che lottano per salvaguardarne le vittime, in questo caso i rinoceronti. La loro vita non è semplice, ma ricca di fatiche: la paga è bassa, e spesso è necessario alzarsi nel cuore della notte con il fucile in mano per affrontare un destino incerto. Tra questi spicca la figura di Anton Mzimba, il capo ranger della riserva naturale Timbavati. In seguito a continue minacce, Mzimba viene assassinato nel 2022 da un’organizzazione di bracconieri. Ruben de Kock, un famoso addestratore che si occupa della difficile selezione dei candidati ranger, soffre molto la scomparsa dell’amico e collega. Tuttavia, è volonteroso di far tutto il possibile pur di mantenere vivo il ricordo della sua resilienza.
Così facendo, il messaggio di speranza di Anton fa da eco alla determinazione e alla dedizione dei ranger che giurano di portare avanti la sua missione. Il tutto mentre il Principe William e la comunità internazionale chiedono giustizia per la salvaguardia animale.
La recensione
Rhino Mancomincia con un filmato del Principe William il quale si congratula con gli autori per l’ottima documentazione di questa realtà. Dal filmato si evince che il Principe sia molto coinvolto nella lotta anti-bracconaggio in quanto Presidente della United for Wildlife che regola la selezione dei ranger. Non a caso, la produzione occidentale sembra influenzare molto la rappresentazione di questi eroi della salvaguardia animale. C’è un evidente distacco tra i ranger locali e gli addestratori bianchi: i primi compaiono sullo schermo principalmente nei momenti di solitudine e sofferenza, mentre i secondi in attimi più umani, tra cui il calore familiare.
Cionondimeno, il progetto risulta ben elaborato in quanto la selezione e la quotidianità dei ranger vengono spiegate nei minimi dettagli. Inoltre, il racconto è necessariamente crudo, perché quello dei ranger è un mondo di violenza e pericoli costanti. L’enfasi è, di fatto, sul loro animo resiliente che, nonostante i timori, non si dà pace pur di difendere la propria terra. Molte di queste scene crude, che alternano i corpi morti dei rinoceronti agli attimi di panico dei ranger, accompagnano testi informativi sul fenomeno. Questo elemento tecnico ricorda molto lo stile dei documentari televisivi, come quelli della BBC.
Bisogna, tuttavia, ritornare sulla rappresentazione dei ranger ricca di sentimentalismi. Soprattutto la figura di Mzimba, di spicco nel mondo della salvaguardia dei rinoceronti. La grandiosità del suo ruolo è resa possibile solo affiancando la sua persona alla figura di padre e amico, e non tanto al suo contributo sociale. Nonostante sia più che necessario portare sullo schermo questa realtà, la raffigurazione dei protagonisti sembra più intenta a ingraziarsi il pubblico e alle associazioni occidentali coinvolte, tra cui quella del Principe William.
Tuttavia, Rhino Man resta un progetto interessante che rende accessibili molte informazioni per comprendere al meglio questa realtà. Si tratta di un documentario che non si tira indietro ma, che mostra senza censure la lotta storica di un popolo in difesa della natura e del regno animale.