Presente al Biografilm 2024, vincitore di cinque Premi César (a monte di ben dodici candidature), The Animal Kingdom approda finalmente nelle sale italiane dopo un lungo periodo di attesa coadiuvato da buone prime impressioni di pubblico e critica.
Regista del film è il francese Thomas Cailley, già autore dell’interessante The Fighters – Addestramento di vita, che dirige un cast di nomi importanti del panorama cinematografica transalpino, in particolare Romain Duris (Le Perìl Jeune), Paul Kircher (Le Lycéen) e Adèle Exarchopoulos (La Vita di Adèle).
Il film è prodotto da StudioCanal e Nord-Ouest Films, mentre la distribuzione italiana è affidata ad I Wonder Pictures.
Il mondo vive una progressiva trasformazione dei suoi individui umani in creature sempre più simili ad animali selvaggi. Le persone <<normali>> ne sono terrorizzate e decidono di prendere precauzioni, chiudendo questi mutanti in misteriosi centri di cura.
Tra queste persone c’è François (Romain Duris) che cerca di salvare sua moglie portandola in uno di questi posti lontani dalle grandi città, il tutto contro il volere del figlio Émile (Paul Kircher).
Ma durante il trasferimento, la donna sempre più bestia scappa assieme a molti altri esseri trasformati, obbligando François ed Émile a cercarla assieme all’aiuto dell’ispettrice Izquierdo (Adèle Exarchopoulos). Ma qualcosa inizierà a cambiarli sempre più in creature selvagge per la società che vive con loro.
Volare troppo vicino al sole
Nome di spicco e di alte aspettative del penultimo Festival del Cinema di Cannes, The Animal Kingdom ha avuto sulla sua ormai prossima uscita gli occhi di molti.
Ne nascono premesse molto ambiziose, così come le volontà di Thomas Cailley di creare un’opera di matrice europea in grado di muoversi tra il film di formazione e il fantasy grottesco con leggiadria.
Ma più si vola alto vicino al Sole, più si rischia di precipitare giù. Il volare di The Animal Kingdom non è, però, un declinare progressivo di attese troppo alte, essendo in grado di tenere incollata l’attenzione per le sue due ore di durata. Merito anche dell’impegno e del lavoro encomiabile sull’aspetto visivo e sulla modellazione della realtà circostante.
Dapprima si entra a gamba tesa, con le prime, suggestive sequenze del film, in un contesto dove animale e uomo divengono un tutt’uno, e dove il concetto di <<bestia>> ritorna al suo primordiale significato di <<essere feroce>>.
Con un occhio rivolto alla nostra realtà, Cailley sintetizza in primis una società post-pandemia abituatasi a relegare qualsiasi cosa che possa discutere gli elementi fondanti che ci definiscono<<uomini>>, divenendo incapace di osservare alcun tipo di cambiamento o evoluzione.
L’animo selvaggio de The Animal Kingdom
Ma questa visione della realtà si pone in secondo piano appena la macchina da presa mette piede nelle foreste delle Landes de Gascogne, che ci immergono in un ecosistema molto diverso.
Le foreste francesi si trasformano in un amazzonico ecosistema fluviale, circondato da suoni di animali ed insetti, adornato da enormi piante di felci e dove ogni individuo può essere sé stesso.
Un plauso, poi, alla colonna sonora di ritmi e sonorità tribali curata da Andrea Laszlo De Simone, che immergono sempre più lo spettatore in questa simulazione di un selvaggio quasi decadente.
La foresta diviene l’habitat naturale del giovane Émile, la cui trasformazione fisica e psicologica viene meravigliosamente raccontata nelle gestualità e nell’interpretazione soprattutto corporea di Paul Kircher, a mani basse il trascinatore di questo mondo bestiale.
Il cambiamento del ragazzo e le gioie, i dolori (fisici e non) e le paranoie che derivano da esso raccontano perfettamente il momento di evoluzione giovanile che Émile vive, sostenuto dalla presenza di François, il padre, il cui personaggio trova in Romain Duris un buon ospite.
Un’animale da esposizione
E’ indubbio che quando l’occhio filmico entra nella realtà naturalistica del film ci si trovi nei suoi momenti meglio riusciti, rappresentativi di una creatura cinematografica dall’aspetto grottesco ed affascinante tanto quanto i suoi personaggi, ma che si regge su sostegni che rendono il suo passo molto incespicante.
Seppur The Animal Kingdom sappia ben mostrare la sua bestialità e quel rapporto conflittuale tra i due mondi, tra l’evoluzione incombente e l’obsoleto che non riesce ad accettare la pace, tutto ciò si nota davvero in ridotti momenti della pellicola, alternati, purtroppo, da sequenze di quotidianità classica che rendono il ritmo mal cadenzato e fin troppo prolisso e banale.
Il fatto, poi, che la narrazione ed i rapporti fondanti tra i personaggi, in particolare tra padre e figlio, si reggano sugli stilemi classici e ritriti di una qualsiasi opera coming of age senza essere mai davvero interessante non aiuta quasi per nulla.
Si passa poi, per i personaggi effettivi, che raramente deviano il loro percorso dalla strada già tracciata e percorsa infinite volte dal canone narrativo di questa tipologia di storia (sottolineiamo una Adèle Exarchopoulos il cui talento viene notevolmente ridimensionato da un ruolo privo di emozioni).
Così facendo l’immersività visiva e sonora creatasi in precedenza si perdono pian piano, e così facendo, anche l’attenzione del pubblico su ciò che accadrà ai protagonisti, che ormai ha dedotto con largo anticipo.
Tutto diviene così fin troppo rigido e non così selvaggio, senza mai essere davvero imprevedibile e libero di stupire. Quell’animale in libertà che all’inizio appariva come un elemento estraneo e bizzarro, ma anche fascinoso, di colpo si blocca, impuntandosi e trasformandosi in una sua strana replica impagliata e dal pelo scolorito.
Il trailer di The Animal Kingdom
The Animal Kingdom
Anno: 2024
Durata: 130 Minuti
Distribuzione: I Wonder Pictures
Genere: Fantasy
Nazionalita: Francia
Regia: Thomas Cailley
Data di uscita: 13-June-2024
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