El Polvo (2023), presentato in anteprima nazionale al Sicilia Queer Filmfest, è il nuovo documentario di Nicolás Torchinsky.
La trama
Osservare sistemando la casa di qualcuno che non è più qui è un atto d’amore, di memoria, di lutto. July è scomparsa di recente; la fotocamera si muove all’interno del suo appartamento ed è posta su una serie di oggetti che fungono da chiavi per aprire la porta alla sua intimità più pura.
Le voci di coloro che l’hanno amata ci guidano mentre cercano di posticipare l’addio, sperando, in fondo, di non doverla mai abbandonare completamente. Nei ricordi che evocano, per alcuni July è ancora Julio e quei nomi e quei pronomi che si fondono rivelano le difficoltà di abbracciare l’identità di donna transgender dichiarata.
Durante il viaggio, la figura di July si anima lentamente, come in un’invocazione, chiamata attraverso le parole, ma soprattutto attraverso i suoi spazi, le sue cose, le sue fotografie, le sue parrucche, i suoi vestiti, la sua musica preferita. Nasce, così, un’intera biografia; come lo specchio, ancora pendente sul muro, che riflette la storia di un’intera comunità.
Il peso dell’assenza
Attraverso una narrazione delicata, ci è permesso di entrare all’interno di quella che è stata la vita di July: una donna transgender argentina alla ricerca del proprio posto nel mondo, dell’amore e della bellezza di cui si è presa cura e che continua a circondarla.
Non è semplice farsi carico di tale sensibilità, incompresa e spesso violata dagli occhi e commenti di coloro che la scalfiscono amaramente. Farsi strada in un mondo sommerso e occluso da odio ed ignoranza verso il diverso, ciò che è sconosciuto, è un compito affidato alle anime più pure. Coloro che accolgono la propria identità e si fanno pioniere di ciò che, ad oggi, dovrebbe essere chiamato “normalità”.
Avere l’onore di conoscere, seppur per parole ed occhi altrui, la vita di July è sicuramente qualcosa che, da spettatori, finisce per smuoverci. Un velo di malinconia e tenerezza si posa su ogni oggetto, parrucca, farmaco, ormai abbandonati. Si può “ritornare” nel passato, certo, attraverso i ricordi ed i luoghi, ma ormai nessuno è più lì; e quelle fotografie sbiadite sono piccoli frammenti di un qualcosa che non c’è più.
I pronomi talvolta dissonanti fra loro, pronunciati da parenti che fino in fondo non hanno ancora accettato completamente l’identità di July, provocano un senso di ambiguità. Il peso dell’assenza permea all’interno di inquadrature statiche e composte, di frasi lievi, che riecheggiano fra le forme dell’arredamento.
Aprirsi ad un futuro più inclusivo
El Polvo è una visione necessaria, che ci ricorda quanto importante la nostra umanità sia: quanto l’amore puro e sincero possa talvolta salvare una persona. A fine visione, nostalgici di un vissuto che non ci è appartenuto, finiamo con il domandarci quanto, la società odierna, sia veramente incline ad accettare ciò che tutt’ora è etichettato come sbagliato.
Riponiamo però fiducia nelle nuove generazioni e in una società più inclusiva; anche per July e le sue stravaganti parrucche, proprie di una donna forte, seppur sola.