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CinemaAmbiente

CinemAmbiente e le storie da raccontare

Una chiacchierata con Lia Furxhi per parlare di esigenze in termini di tutela ambientale e consapevolezza individuale

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CinemAmbiente 2024

Prende avvio, a Torino, la 27ma edizione del Festival CinemAmbiente 2024. Quest’anno alla conduzione c’è Lia Furxhi, erede di una tradizione lunga ventisei anni, che ha visto alla guida Gaetano Capizzi. Scomparso lo scorso anno, al critico cinematografico e fondatore dello stesso Festival, l’evento è oggi dedicato.

Nella convinzione che “Movies save the Planet”, il Festival vuole parlare, a giovani e adulti, di ricerca di consapevolezza, storie da raccontare ed ancora preoccupazioni di cui è sempre più necessario occuparsi. A tal proposito, quello che è emerso da un confronto con Lia Furxhi, in occasione della giornata di apertura del Festival CinemAmbiente.

Lia Furxhi e qualche considerazione sul Festival CinemAmbiente

Il Festival CinemAmbiente, in un momento storico come quello in cui viviamo acquista un ruolo decisamente significativo. Nella convinzione da lei sottolineata, “Movies save the Planet”, il cinema si rivela veicolo privilegiato di temi, riflessioni, proposte.

Lei è la direttrice del Festival CinemAmbiente quest’anno, come vive questo ruolo e in che modo lo ha accolto?

Lo vivo con grande responsabilità, anche perché il Festival è stato fondato e diretto per 26 anni da Gaetano Capizzi. Ed era la sua creatura. Questo è il primo anno di CinemAmbiente senza Gaetano. Sicuramente è difficile per tutti noi, ma abbiamo cercato di realizzare il Festival pensando ad un programma che avrebbe potuto renderlo orgoglioso e soddisfatto. Con lui ho condiviso la convinzione totale che “Movies save the Planet”, perché i film a tematica ambientale sono un veicolo estremamente efficace, proprio per la natura del cinema per cui lo spettatore è seduto in sala al buio concentrato su quello che vede sullo schermo, e viene invaso e pervaso dalle storie che vengono raccontate sullo schermo. É a livello di emotività, quindi, che i messaggi ambientali passano e possono essere di grande ispirazione.

Si parla spesso di ambiente, eppure, concretamente, si fa sempre troppo poco. Nella politica, ad esempio, il tema si rivela punto centrale di svariate campagne elettorali, e non sempre tutti gli obiettivi fissati vengono poi perseguiti con la giusta energia. Come si concilia il fatto che il tema della tutela ambientale sia sicuramente sentito, ma poi con pochi risvolti pratici?

Il tema ambientale nella nostra società assolutamente globalizzata è complesso. Giustizia sociale e ambientale sono temi che si intersecano, con tutti gli altri temi della società globalizzata, quindi la necessità di nutrire tutti, di dare l’accesso a tutti a un minimo di risorse base. L’importante, secondo noi, è che ciascuno abbia consapevolezza della necessità di una transizione ecologica che possa cercare di mitigare tutto ciò che è stato fatto fino ad oggi. Più si è consapevoli delle possibilità e delle risorse tecniche, scientifiche, tecnologiche che ci sono, più questo può aiutare una richiesta dal basso rispetto agli attori politici nazionali e internazionali, affinché gli obiettivi della COP di Parigi e dell’Agenda 2030 vengano il più presto raggiunti.

Politica sì, ma anche consapevolezza individuale. Quest’anno il Festival CinemAmbiente vuole puntare l’attenzione, tra gli altri, su un tema specifico: il crescente impatto del cibo che mangiamo sul Pianeta e sul nostro corpo. Come è possibile migliorare la propria consapevolezza individuale, in relazione anche a scelte personali, su un tema così urgente e di portata collettiva?

Il punto fondamentale è la conoscenza e l’informazione, che tutti noi possiamo e dobbiamo raggiungere nel nostro personale. Ci sono tante scelte che comportano piccoli e non troppo difficili cambiamenti nelle nostre abitudini quotidiane. Nel cibo, nei vestiti che acquistiamo, nell’usare o meno l’automobile e preferire mezzi più sostenibili come la bicicletta o il bus. È veramente una questione di informazione, che ci può guidare nelle scelte consapevoli.

Quando si parla di ambiente, soprattutto negli ultimi anni, si parla quasi sempre degli Attivisti di ultima generazione. Costoro innegabilmente usano una volontà di comunicazione forte, per puntare l’attenzione sul tema del cambiamento climatico, creando un effetto dirompente. Quanto crede sia importante una forma di disobbedienza civile non violenta come questa, nel tentare di trasmettere la questione della priorità di discutere di ambiente? E quali invece, dal suo punto di vista, i punti deboli?

Le forme di attivismo ambientale nel mondo sono tantissime, alcune più spettacolari giustamente, altre più personali e meno impattanti su chi ci circonda. Sono veramente scelte e cambiamenti personali. Sicuramente da Greta [Thunberg, ndr] e dai Fridays for future in poi, le nuove generazioni stanno cercando di attirare l’attenzione dell’opinione pubblica sui temi ambientali. Così come tantissimi scienziati in tutto il mondo ormai si sono avvicinati alle tecniche di storytelling, stanno imparando come raccontare le loro ricerche e i loro studi. Più comunicazione c’è, più occasioni abbiamo noi cittadini di raccogliere informazioni e diventare più consapevoli.

Un aspetto negativo o debole, non saprei dire. Per fortuna siamo in democrazia e ognuno può manifestare il proprio pensiero, purché non violentemente. Nelle forme migliori in cui crede.

Da ultimo, ci sono i social. Un contenitore nel quale di ambiente si parla, e anche tanto.  Che rapporto riesce ad avere il cinema che parla di ambiente, oggi, con i social, e quindi in relazione ai più giovani?

Noi come Festival usiamo i social per promuovere le nostre iniziative e quindi per cercare di coinvolgere il pubblico, soprattutto le fasce più giovani, a venire al cinema. Ci sono ormai numerosi film che hanno come tema la comunicazione ambientale attraverso i social. C’è ad esempio un film che abbiamo selezionato per il concorso, The Here Now Project, che è un film di montaggio realizzato con le immagini che persone in tutto il mondo vittime di eventi climatici estremi hanno girato nei momenti in cui erano preda di incendi, alluvioni, tifoni, e postato per far conoscere – il più possibile – gli effetti dei cambiamenti climatici. Non è così diversa la narrazione che si cerca di fare attraverso un film e attraverso un post. Ovviamente un film è anche un’opera d’arte.

Una delle nostre caratteristiche è che non lasciamo mai da solo un film in sala: è sempre accompagnato da un approfondimento o con gli autori o con gli esperti del tema di cui si parla nel film. Il film come opera d’arte ma anche come spunto per ulteriori approfondimenti sul tema di cui il film tratta.

 

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