Biografilm
Il Biografilm Festival di Bologna: Ecco i film vincitori degli ultimi anni in attesa della nuova edizione
Published
7 mesi agoon
Dal 7 giugno si dà il via al Biografilm Festival che si tieni ogni anno, dal 2005, a Bologna. È un festival innovativo che cerca di promuovere temi sempre più attuali: le guerre civili, la salvaguardia ambientale e la promozione della parità di genere, valorizzando soprattutto i talenti esordienti femminili.
Il suo scopo primario è quello di utilizzare il cinema, in tutte le sue forme, come strumento di dialogo tra realtà e generazioni differenti. Ciò avviene anche grazie alle collaborazioni che il festival firma con le attività bolognesi e nazionali.
I premi che vengono assegnati durante il Festival sono parecchi e cercano di coprire varie categorie di film in concorso. I riconoscimenti che spiccano maggiormente sono: il Best Film Award (Best Film Unipol Award nelle edizioni precedenti) per il miglior film internazionale e il Best Film BPER Award per il miglior film italiano. Entrambi i premi sono assegnati da una giuria apposita, diversa ogni anno e composta da varie figure esponenti nel mondo del cinema.
Partiamo ora con la carrellata degli ultimi film vincitori di questi due rinomati premi.
2019
For Sama di Waad al – Kateab e Edward Watts si aggiudica il Best Film Unipol Award per il miglior internazionale. È un film documentario in cui vediamo la regista Waad al -Kateab come protagonista che ci racconta, da attivista e ribelle, la guerra civile siriana dal 2011 al 2016, fino allo scoppio della Battaglia di Aleppo, città in cui è girato il lungometraggio.
La regista è in grado, tramite l’uso incessante della cinepresa, di mostrarci attraverso i suoi occhi l’orrore che una guerra provoca tra le città e i suoi abitanti. Il titolo del film porta il nome di sua figlia, Sama, nata dall’amore con un medico. Dedicando l’intero film a sua figlia, è come se Waad al – Kateab volesse parlarle e dirle che lottare per i propri diritti è una cosa giusta e che ogni guerra è sbagliata.
For Sama diventa così una testimonianza diretta del retroscena di un conflitto bellico, un manifesto di resistenza, arrivando alla candidatura come Miglior documentario agli Oscar 2020.
Celles qui restent di Ester Sparatore vince il Best Film BPER Award come miglior film italiano. Un film documentario, girato in Tunisia, che porta sullo schermo la storia delle “donne-fotografia”. Sono donne, mogli e sorelle che dal 2012 conducono una battaglia per sapere la verità sui loro figli, mariti e fratelli, scomparsi durante i viaggi clandestini verso l’Europa. Si pongono davanti all’Ambasciata di Tunisi e altri palazzi di potere con in mano le foto dei propri cari scomparsi, esprimendo il loro dolore incessante.
La protagonista del film è Om El Khir, un giovane moglie incita del terzo figlio che cerca la verità su suo marito, salpato per Lampedusa. La storia di questa donna, che rimarrà sola con tre figli da crescere, è il simbolo della forza femminile e dà voce a tutte quelle donne che, come lei, ancora oggi lottano per una verità nascosta nell’ombra delle istituzioni e, forse, della mafia.
2020
Janna Ji Wonders vince il premio come miglior film internazionale con il suo documentario Walchensee Forever. La regista tedesca porta in scena la storia delle donne della sua famiglia, scavando nel suo passato e in quello dei suoi famigliari.
La Wonders intraprende questo viaggio partendo dal ristorante sulle rive del lago Walchensee in Baviera del Sud, per poi approdare a San Francisco dove ha vissuto con la sorella. Attraverso un percorso a ritroso riesce a regalare allo spettatore una storia familiare diversa, più intima e vera, portando alla luce quegli aspetti nascosti che difficilmente vengono raccontati.
Pierfrancesco Li Donni con il suo film Our Road – La nostra strada, porta sul grande schermo una storia diversa, indagando sul periodo dell’adolescenza e della scuola. I protagonisti sono quattro ragazzini che frequentano la classe III B della scuola media di Palermo e il loro professore di Lettere.
Il regista segue i ragazzi nell’ultimo anno di scuola e li confronta con il comportamento che assume il professore, colui che cercherà in tutti i modi di insegnare ai giovani che c’ è sempre una strada alternativa alla violenza. Li Donni ritroverà i ragazzi un anno dopo per valutare il loro cambiamento all’interno della società e pone uno sguardo riflessivo sul ruolo delle istituzioni scolastiche. Le scuole, le famiglie e gli insegnanti riescono a fare abbastanza per salvare i giovani? La riposta si trova tra le righe del film.
2021
Con Flee di Jonas Poher Rasmussen siamo di fronte ad un film d’animazione che porta alla luce una storia rimasta nascosta per vent’anni.
Amin, il protagonista del lungometraggio, è un accademico danese con origini afgane. Il film si sviscera tra il presente e il passato del protagonista, portando in superficie aspetti nascosti e dolorosi. L’infanzia in Afganistan, l’arresto del padre, la fuga verso Mosca, il viaggio “salvavita” verso la Svezia e infine l’approdo in Danimarca, sono tutti momenti che Amin ha vissuto e che l’hanno segnato nel profondo. Poi c’è il presente, costellato dalle difficoltà di avere una vita stabile, di portare avanti una relazione omosessuale e l’ambizione professionale. Solo grazie ad un incontro furtivo in treno tra il regista e Amin e soprattutto grazie al cinema, il passato del protagonista è venuto alla luce, portandolo a ben 3 candidature agli Oscar 2022.
Il Covid-19 ha cambiato la vita ad ognuno di noi. Chi ha perso qualche parente caro, chi ha sofferto la lontananza dai propri familiari e chi ha lottato per contrastare il virus. Ecco che il film Io resto di Michele Aiello porta nel mondo del cinema una storia nuova e che presto si troverà anche nei libri di storia: la battaglia contro il Covid-19.
Siamo a marzo 2020 nell’ospedale di Brescia, siamo nel bel mezzo della pandemia mondiale. Il caos che regna in ogni ospedale d’Italia è allarmante. Aiello decide di entrare nell’ospedale di Brescia e filmare tutto quello che viene messo in pratica per salvare anche solo una vita. Il film non ha una vera e propria sceneggiatura, non segue un filo logico, ma riesce nel suo intento poiché nell’anno 2020 tutto era imprevedibile.
2022
Giovanni Buccomino vince il premio per il miglior film internazionale con After a Revolution in cui tocca un argomento molto delicato: le conseguenze della rivoluzione in Libia del 2011. La trama riguarda la storia di un fratello e di una sorella che si trovano a lottare su due fronti opposti: lei tra i rivoluzionari e lui tra i lealisti di Gheddafi. Dopo la morte del dittatore, i due fratelli si ritroveranno a condividere il retroscena della rivoluzione. Scapperanno in Tunisia dopo varie minacce e qui rifletteranno sul loro Paese, ormai ridotto in macerie.
Il premio per il miglior film italiano viene assegnato, invece, ad una storia toccante e pungente. Stiamo parlando del film Non sono mai tornata indietro di Silvana Costa.
La regista dà voce alla donna che per tantissimi anni ha lavorato in casa sua: Iolanda. Iolanda è figlia di una famiglia contadina molto povera del Sud Italia. I suoi genitori decidono di “venderla” alla famiglia Costa per ottenere in cambio un tetto e cibo. È una tradizione che per tanti anni ha segnato la cultura meridionale e di cui, ancora oggi, molte donne non parlano per omertà o per vergogna. Non è il caso di Iolanda. Lei deciderà di prendersi in mano la propria vita e si trasferirà in Canada dove vivrà da donna libera.
Non sono mai tornata indietro è la voce di ogni singola donna che ha sofferto questa penitenza e che ha cercato, in tutti i modi, di liberarsene. Il passato è passato, ma in certi casi, è una ferita sempre aperta e difficile da richiudere. E come dice lo stesso titolo del film, è meglio andare avanti e non tornare mai indietro.
2023
Il 2023 vede trionfare nel Concorso Internazionale il film Seven Winter in Tehran firmato da Steffi Niederzoll. Anche in questo caso, il filo trainante della vicenda riguarda una donna: la diciannovenne Reyhaneh Jabbari.
Il film ripercorre il destino della ragazza, condannata a morte nel 2007, per aver ucciso l’uomo che avrebbe tentato di violentarla durante un incontro di lavoro. Con l’aiuto della sua famiglia, amici e testimoni oculari, la giovane lotta per difendere i suoi diritti di donna nella capitale iraniana. Da quel momento, Reyhaneh Jabbari diventa simbolo di resistenza e di lotta per i diritti delle donne nell’Iran e nei Paesi limitrofi.
Infine, il docu-film di Davide Rizzo e Marzia Toscano chiude la lunga carrellata degli ultimi film vincitori del Biografilm Festival. After The Bridge ci racconta la storia di Valentina Collina, la “madre del terrorista”. Perché viene chiamata così? La vicenda inizia con l’attentato terroristico avvenuto a Londra il 3 giugno 2017. Tra gli attentatori c’è il figlio di Valentina, Yossef, che viene ucciso dalla polizia londinese. Il dolore di questa donna è talmente forte e profondo che decide di mollare tutto e iniziare una nuova vita in Marocco. Qui cambierà nome, fede e cultura per riuscire ad allontanarsi dai sensi di colpa e da un passato ancora molto presente. Il film porta sullo schermo la resilienza di Valentina e che tutte le donne possiedono quando sono travolte da dolori così devastanti.
Rivedendo le trame di questi film, possiamo notare come i temi sociali siano così presenti e parte integrante del Biografilm Festival. Attraverso storie realmente accadute, il cinema riesce a rendere lo spettatore partecipe di vicende che, spesso, rimangono nascoste sotto le macerie di città distrutte dalla guerra o semplicemente si trovano nell’animo profondo di uomini e donne il cui passato è davvero difficile da esprimere.