Non arriva certamente sconosciuto agli schermi, Andrea Di Iorio, con l’opera 48 gradi, dopo il Vision 2030, Festival del Cinema Sostenibile, approda al Alta Marea Film Festival. Dopo Come andrà a finire e il suo film d’esordio Senza Distanza distribuito da Amazon Prime, approda nel 2023 a diversi festival con questo nuovo corto, vincendo numerosi premi. Infatti 48 gradi/188°F si va ad incastonare perfettamente nell’attuale periodo storico e in tutti i panorami sensibili ai temi dell’ambiente e del cambiamento climatico.
48 gradi: trama e analisi
Di Iorio ci catapulta da subito nell’ambientazione: dal cruscotto di una macchina la visuale è quella di una strada asfaltata in mezzo alla campagna e tralicci elettrici sullo sfondo. E l’immediata immersione non è solo visiva, ma anche uditiva. La voce del notiziario alla radio informa del drammatico innalzamento delle temperature, consigliando di rimanere in casa e di non uscire. Si sentono rumori di ambulanze in lontananza ed un elicottero che passa. Questa, la “colonna sonora” d’impatto di questo primo minuto di cortometraggio. Ci ritroviamo poi dentro un auto, con una donna seduta al posto di guida che vediamo, inizialmente, dalla prospettiva del passeggero (che non c’è, perché lei è sola), impegnata in una telefonata che la agita.
Le successive inquadrature restituiranno una narrazione sempre più intima e soffocante, dalla radio che smette di funzionare, all’auto che non parte. La realizzazione dell’impotenza della protagonista (interpretata con intensità dalla bravissima Lucrezia Guidone che si è già aggiudicata il “Premio alla Migliore Interpretazione”) di fronte al da farsi, ci viene restituita da inquadrature sempre più strette sul viso. L’unica cosa che sentiremo, da qui in avanti, sarà il suo respiro.
A noi, a differenza della protagonista, è concessa in alcuni frangenti una visione esterna dell’ambiente circostante, forte dallo stridere incessante delle cicale a causa della calura. A restituirci ancora di più il senso oppressivo delle alte temperature, è l’intensa color correction (Pyramid Factory, colorist Alessandro Ammendola) dai colori caldi, quasi ambrati, che influenzano anche la natura esterna, dalle nuvole alla vegetazione della campagna circostante, secca e desolata.

48 gradi, la tematica
Il caldo sembra essere la parola chiave attorno alla quale ruota tutta la vicenda. Caldo provocato e dovuto al cambiamento climatico. Caldo che sta condizionando tutto il Pianeta con temperature sempre più alte, in periodi stagionali sempre più improbabili. Il cinema da anni sta affrontando in modi diversi gli effetti climatici sulla nostra vita quotidiana e sul pianeta, elementi che ormai non sono più fantascienza ma attualità. E 48 gradi si addice perfettamente alle tematiche affrontate dal Vision 2030, come la Lotta contro il cambiamento climatico, Vita sulla Terra).
“Questo cortometraggio nasce come prologo, come incipit di quello che dovrebbe essere il mio prossimo film”
Così scrive Andrea Di Iorio sui suoi social, chiarificandoci, dopo la visione, il perché di quella frase in coda al corto: “La storia non finisce qui”. A noi rimane in ogni caso una sensazione di urgenza e, come la protagonista, di allarme. Continua nelle orecchie anche un eco di quello che lei ripete a se stessa per farsi coraggio e, forse, per autoconvincersi: “Non sta finendo il mondo, non sta finendo oggi”.
Il cortometraggio
Paese di produzione: Italia
Durata: 8′
Regista: Andrea Di Iorio
Produttore: Andrea Di Iorio
Cast: Lucrezia Guidone
Fotografia: Davide Manca
Editing: Andrea Di Iorio
Colonna sonora originale: Matteo Lugara