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Cannes

‘The seed of the sacred fig’: lo sconfinato coraggio delle giovani donne e dei cineasti iraniani

Un film girato clandestinamente, come il viaggio del regista Rasoulof per raggiungere la Croisette: denuncia del regime e lotta dei giovani per contrastare, con la cultura e la ragione, l’oscurantismo e l’ipocrisia. Vincitore del Prix Spécial e del Premio FIPRESCI nel Concorso di Cannes 77

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Un meritatissimo Prix Spécial, quello vinto a Cannes 77 dal film in Concorso The seed of the sacred fig del regista iraniano Mohammed Rasoulof,.

Un premio  che dà un riconoscimento a un’opera di grande valore ed alla rocambolesca ed estenuante avventura vissuta dal regista, fuggito clandestinamente dal suo Paese per raggiungere il Festival di Cannes. L’anno scorso, invitato a far parte della Giuria del Concorso, non gli fu permesso di uscire dall’Iran.

Già in passato, il regista aveva inviato clandestinamente dall’Iran, per essere proiettate nella selezione ufficiale del Festival, copie dei suoi film: An Integrity Man (2017), The Manuscripts Don’t Burn (2013) e Au Revoir (2011).

È cosa tristemente nota che il regime iraniano imponga la censura al cinema, fino ad arrestare i registi scomodi e ‘disobbedienti’. Basti pensare a Jafar Panahi, tanto per citare uno dei più famosi, che insieme a Rasoulof è stato in carcere per lunghi periodi e delle cui disavventure sono piene le cronache.

La creatività e la vitalità dei cineasti iraniani, però, non si è mai fermata davanti ai divieti, alla repressione e neppure al carcere e tanti film sono stati girati con abili espedienti narrativi nei quali la vita reale di cineasti, attrici e attori si identifica con la trama stessa del film. Pensiamo a Taxi Teheran di Panahi, in cui lo stesso regista, nei panni di un tassista, fa salire per strada, come clienti,  persone di ogni età e classe sociale, che raccontano storie e fatti rivelatori della vita in Iran.

Data la situazione del suo Paese, Mohammad Rasoulof non poteva che costruire un film dal clima paranoico che volge quasi al thriller politico, cogliendo le sfumature emotive e psicologiche dei suoi personaggi, inseriti in meccanismi senza apparente via d’uscita.

The seed of the sacred fig (Il seme del fico sacro) parla dell’Iran di oggi, attraverso la storia di una famiglia medio-borghese di Teheran, inizialmente molto unita nonostante le differenze generazionali, la cui vita verrà sconvolta dal nuovo lavoro del padre e dalle sue conseguenze, e le cui vicende si connettono alla Storia del Paese.

The seed of the sacred fig: le proteste dei movimenti e la repressione

Il pater familias, Iman (Missagh Zareh), ottiene una promozione e diventa neo-giudice istruttore della Rivoluzione. Mentre la moglie, Najmeh (Soheila Golestani), casalinga devota ma meno rigida del marito, già sogna una casa più grande dove vivere, Imam inizia a capire presto quali compromessi gli vengono chiesti per mantenere la tanto agognata e ben retribuita carica, come ad esempio giudicare un uomo senza neppure aver letto gli atti processuali.

La coppia ha due figlie, Rezvan (Mahsa Rostami) di ventun anni e  Sana di sedici (Setareh Maleki), che frequentano la scuola e l’Università e rappresentano, nel film, l’apertura al mondo, la libertà, l’intelligenza e la ragione contro l’oscurantismo.

Nelle strade intanto infuriano le proteste dei movimenti per la morte della ragazza ventiduenne Mahsa Amini, arrestata dalla polizia morale per aver violato la legge sull’obbligo dell’hijab,  indossato in maniera «impropria» (sembra sia stata uccisa per le percosse, ma i comunicati hanno parlato di cuore debole, malore, ecc.).

Molte delle immagini inserite nel film, che mostrano molto bene la violenza gratuita del regime, sono state realmente realizzate da cellulari di persone che si trovavano in loco.

Quando scompare la pistola data in dotazione ad Imam, il sospetto cade su ogni membro della sua famiglia, fino ad un tragico epilogo: nel corso del film viene così realizzato dal regista un crescendo di denuncia verso il regime degli ayatollah.

Le mura domestiche, entro le quali si svolge la maggior parte del film, sono un luogo sicuro e una prigione al tempo stesso: non basterà reprimere gli oppositori o presunti tali per fermare le masse di giovani e di persone di ogni età che vogliono cambiare le cose.

Il mondo fuori dalle mura della tradizione e dell’ipocrisia spinge e non è possibile restare asetticamente distaccati, pena la connivenza col regime e/o l’isolamento dal mondo.

Donne, Vita, Libertà: lo sconfinato coraggio delle giovani donne

Accogliendo Mohammad Rasoulof, il delegato generale del Festival, Thierry Frémaux,  ha riconfermato il sostegno della manifestazione: “a tutti gli artisti che, nel mondo, subiscono violenze e ritorsioni nell’espressione della loro arte”, dichiarandosi particolarmente commosso di accogliere il regista a Cannes con il suo film.

La nostra gioia – ha affermato – sarà quella di tutti gli iraniani amanti della libertà”.

Alla consegna del Premio Speciale per The seed of the sacred fig, il regista ha voluto dedicarlo: “a tutte le giovani donne il cui sconfinato coraggio ha reso possibile questo film” e, sempre pensando alle donne, che sono state il macro-tema di tutto il festival – con nuovi sguardi al femminile e sul femminile – Rasoulof si è voluto esprimere, davanti ad una platea commossa e in standing ovation per lui, con grande calore e gratitudine.

Le giovani donne del mio paese del movimento Donne Vita Libertà – ha affermato – mi hanno ispirato con il loro grande coraggio di lottare. Il mio popolo è ostaggio del regime, una situazione di sofferenza che si vive quotidianamente. Gli attori del mio film sono stati trattenuti in Iran con la pressione dei servizi segreti della Repubblica Islamica e sono profondamente triste. Questo film è un miracolo ma in Iran accadono cose terribili agli artisti, agli studenti universitari, ai giovani. Oggi è stato condannato a morte Toomaj Salehi per la sua attività artistica di rapper“.

Rasoulof ha portato con sé e fatto fotografare al mondo, sulla Montée des marches, le immagini di due fra gli attori principali del film, Missagh Zareh e Soheila Golestani, rimasti in Iran, mentre lo ha accompagnato all’anteprima al Palais l’attrice iraniana Golshifteh Farahani, già in esilio in Francia da circa quindici anni.

The seed of the sacred fig ha vinto anche il PREMIO FIPRESCI per la sezione dei film in competizione.

  • Anno: 2024
  • Durata: 168'
  • Distribuzione: Lucky Red - BIM
  • Genere: Drammatico
  • Nazionalita: Iran
  • Regia: Mohammad Rasoulof

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