Il film d’archivio è una nicchia che fortunatamente si sta prendendo il suo spazio nel giro dei festival cinematografici. Grazie soprattutto ad eventi come UNARCHIVE Found Footage Fest, un festival dedicato interamente ai film creati con materiale d’archivio. UNARCHIVE Found Footage Fest si tiene a Roma dal 28 maggio al 2 giugno. La rassegna comprende non solo le proiezioni dei film in concorso, ma anche proiezioni speciali, eventi e masterclass.
UNDR di Kamal Aljafari sarà protagonista di una di queste proiezioni speciali, per un film d’archivio che mescola documentario e videosaggio.
Memoria e film d’archivio
Prima di parlare di UNDR è importante una piccola premessa. Nel panorama mediale in cui viviamo, il ruolo delle immagini è sempre più soffocante. Un’etereogenità che spesso confonde e non permette una chiara visione dei messaggi che quelle stesse immagini veicolano. Anche le immagini d’archivio soffrono di questa ambiguità, specialmente quando sono di tempi e luoghi passati. Negli ultimi anni l’uso delle immagini d’archivio è diventata una scelta non solo stilistica ma anche, e soprattutto, formale.
Senza andare a scomodare i grandi classici come Histoire(s) du cinéma di Godard o Nuit et brouillard di Resnais, è sufficiente rifarsi all’utilizzo di immagini d’archivio da parte del nostro Marco Bellocchio in Buongiorno, notte e nel più recente Esterno notte. L’utilizzo di immagini d’archivio è spesso utilizzato come veicolo di una memoria, di un trauma che non vogliono essere semplicemente evocati, ma soprattutto, esorcizzati ed elaborati.
UNDR: un videosaggio di confine
Così come l’utilizzo del materiale d’archivio, anche la forma del videosaggio ha avuto una forte spinta negli ultimi anni e ha la capacità di muoversi spesso sul confine tra documentario e opera di pura finzione. La maestria di Kamal Aljafari si appoggia soprattutto a su questo.
UNDR è un videosaggio che costruisce una narrativa precisa, ma lo fa entrando e uscendo continuamente dalla forma documentaria. Quasi la totalità delle immagini scelte è fatta di visioni aeree che all’interno della capacità di mostrare contiene la capacità di nascondere. Il ritorno quasi ossessivo sugli stessi paesaggi sembra voler indagare in profondità ma allo stesso tempo questa voglia di indagare viene castrata continuamente. Il risultato è una sorta di viaggio impersonale, che si mantiene sulla superficie. Una superficie che viene sgretolata, letteralmente, dalle esplosioni che si alternano a questi sguardi aerei.
Nella parte centrale del film la distruzione è subordinata però alla costruzione e alla nascita di nuove città, di nuovi paesaggi che non ci vengono mai mostrati, quasi fossero una conseguenza non fondamentale. Importante è il ciclo di morte e rinascita che costituisce il significato di queste esplosioni. Nel finale, la violenza delle esplosioni è legata a una dimensione spettatoriale e spettacolarizzata che negli ultimi anni sta prendendo piede sempre più.
UNDR: In conclusione
UNDR è un videosaggio poetico. La sequenza di immagini crea un racconto al limite dell’impersonale ma, nonostante un impianto molto distaccato, il messaggio arriva chiaramente. Aljafari crea in questo modo una riflessione sulla modernità, sulla violenza e la spettacolarizzazione di quest’ultima, sul ciclo di morte e rinascita, non dell’uomo, ma del paesaggio stesso che qui si fa protagonista.
UNDR è uno di quei lavori che rimarranno scolpiti nella mente di chiunque parteciperà all’UNARCHIVE Found Footage Fest.