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‘Families’ Albums’: costruire il paesaggio dei legami

Una prova di grande poesia e suggestione, di un sapore personale e universale

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Presentato nel Concorso internazionale di UnArchive 2024, Families’ Albums è una particolare prova della regista canadese Moïa Jobin-Paré. Il cortometraggio si affranca dalle logiche narrative classiche lasciando spazio all’immagine. 

Corpi e orizzonti liminali

Families’ Albums è un corto che nei suoi otto minuti sovrappone forme umane incomplete; il corpo è negato nella sua interezza, il volto viene celato, ciò che interessa è la parzialità. Le immagini hanno come oggetto corpi presi di spalle, varie braccia e mani, estrapolate dall’interezza della figura umana, nell’atto di avvolgere, tenere e abbracciare. 

Ad affiancare queste visioni ci sono, sullo sfondo, raffigurazioni di spazi liminali che, attraverso vari disegni, si risolvono verso l’astrazione. Il corto di Moïa Jobin-Paré perciò si mostra come un percorso, un viaggio che sembrerebbe quasi porre l’accento su quanto sia fragile, ma al contempo indelebile, la potenza dell’umano di instaurare legami, anche se il mondo stesso in cui vive è un’istanza transitoria e incerta.

Perché se infatti è lo sfondo a collassare, a cedere, lo stesso non si può dire per questi corpi che vivono fino alla fine sullo schermo.

‘Families’ Albums’: recensione

Abbracciando un approccio all’immagine di matrice sperimentale, Families’ Albums offre un’esperienza simile all’atto di sfogliare un album fotografico; manipolato fino alla distorsione, confuso, che lascia volentieri spazio a vari inserti di sketch artistici. L’abbandono della narrazione è funzionale all’espressione di un silenzioso simbolismo che carica le immagini con una valenza espressiva mano a mano sempre crescente. 

Moïa Jobin-Paré costruisce un evocativo gioco di associazioni che, con l’avanzare dei minuti, sembra voler edificare una strada verso una destinazione dolce e sentimentale, nostalgica e malinconica. In conclusione, la regista canadese, in un processo circolare di costruzione e distruzione artistica dell’immagine, riesce a farsi portavoce di una prova di grande poesia e suggestione, di un sapore personale ma allo stesso tempo universale.

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