In questa edizione di Entre dos Mundos, il Festival del Cinema Ispanoamericano di Firenze, verrà presentato il film Motel Destino del regista Karim Aïnouz.
Un ritorno alle origini, quello di Karim Aïnouz dopo la regia in lingua inglese del film in costume Firebrand, (in Concorso a Cannes l’anno scorso). Con Motel Destino gira in Brasile, dopo 10 anni trascorsi all’estero, una pellicola forgiata sulla sua terra, battuta dal caldo soffocante, dalla violenza, che imbriglia molte esistenze schiacciate da terrificanti prevaricazioni. Il Brasile è anche, nonostante tutto, pulsione di vita, desiderio.
Ceará, costa Nordorientale, lembo di terra cocente, da 30° perenni. Heraldo (Iago Xavier), un giovane sfruttato da una famiglia malavitosa capitanata dalla spietata Bambina, sogna di scappare, di andare a San Paulo a trovare il suo destino. Prima di compiere un colpo, si ferma in un bar a bere. Trova una ragazza e insieme vanno al Motel Destino, bettola-alcova di zona. Scopano selvaggiamente. Il mattino dopo, la donna sparisce, portandosi via tutti i soldi del ragazzo. Heraldo non può pagare e non può uscire: dalla finestra-grata di comunicazione si scontra con Dayna (la sorprendente Nataly Rocha), la tenutaria: a fatica riesce ad uscire, lasciando la sua carta di identità.
Sul luogo dell’agguato che avrebbe dovuto mettere in atto, trova il corpo esamine di suo cugino. Bambina grida vendetta per ciò che è accaduto ed Heraldo si rifugia nel Motel. Visto che non ha ancora saldato il suo debito, il ragazzo si propone ad Elias (il bestiale Fabio Aassunção), il padrone, come tuttofare. Nel claustrofobico, accecante, decadente Motel, Heraldo e Dyana consumeranno la loro bruciante e pericolosa passione. Dyana, maltrattata e umiliata, è la moglie di Elias, che nutre una vera dipendenza da lei.
Un noir caricato di un cromatismo abbagliante
Grazie alla direttrice della fotografia Hélène Louvart, storica collaboratrice del regista, Motel destino si affida, prevalentemente, ad un visivo nel quale centrale è il linguaggio del colore. Rosso, verde, blu, ossessivo, agghiacciante, amplificato dai neon, dal calore del sole bruciante: il motel è immerso in una claustrofobia ed un’alienazione costanti.
Gemiti e grida di piacere rimbombano in un loop maniacale dalle stanze che i tre attraversano. Un sesso putrido, pornografico, permea le mura, i soffitti, che non trovano vie di fuga. In questa atmosfera malsana, Dyana ed Heraldo si scoprono, fanno sesso selvaggio prima con cautela, poi accettando il rischio di essere scoperti. La caccia ai due amanti a cui darà vita Elias si trasforma in un primitivo safari, dove lo stato ferino dell’essere umano si fa chiaro, lampante.
Motel Destino inquieta e convince nella rivelazione che ci lascia: quel lato bestiale, oscuro, che tutti possediamo. I gemiti mescolano al piacere grida di pietà, di evasione dall’inferno. Il desiderio e la volontà emergono prepotenti come guida nell’inesauribile slancio vitale della lotta per l’esistenza.