Directors Factory – Philippines è l’edizione del 2024 del programma di supporto di giovani talenti alla loro prima o seconda opera del La Quinzaine des Cinéastes. Quest’anno il focus era sulle Filippine, e quattro cortometraggi compongono un film che ha ufficialmente aperto la Directors’ Fortnight il 15 maggio.
Il tandem di registi coinvolti comprendeva autori filippini e da Singapore, Cambogia, India, e Malesia con storie ambientate nell’isola di Mindanao e Manila.
L’intento è quello di supportare artisti di zone meno centrali o con un limitato accesso a finanziamenti, oltre che chiaramente lo scouting di menti brillanti e promettenti. Gli stessi registi, infatti, hanno contestualmente lavorato sugli ulteriori progetti in corso di realizzazione. Padrino dell’edizione di quest’anno non poteva che essere Lav Diaz, il celeberrimo regista filippino con una brillante carriera nei festival internazionali.
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Silig, da Directors Factory – Philippines
Directors Factory – Philippines, i cortometraggi
Cold Cut di Don Josephus Raphael Eblahan (Filippine) e Siyou Tan (Singapore)
Una donna sta aspettando di partecipare a un’audizione, quando incontra un personaggio misterioso e tra i due si scatena un surreale inseguimento.
Sperimentale nei modi e nel messaggio, il lavoro di Don Eblahan e Siyou Tan potrebbe essere una lettura metaforica di una violenza o di un rifiuto da parte di una famiglia che non appoggia la scelta artistica della donna. Poetico il ballo che si disegna tra i due, sullo sfondo di un mare cristallino.
Silig di Arvin Belarmino (Filippine) e Lomorpich Rithy a.k.a. Yoki (Cambogia)
Mamang rientra nella sua terra natìa per organizzare il suo funerale e ritrova Sabina, una carissima amica. Con il suo aiuto cercherà di far valere la sua scelta di essere cremata in una realtà molto cattolica e legata tradizionalmente alla sepoltura.
Piccola perla della produzione Directors Factory – Philippines, Il lavoro di Belarmino e Yoki è delicato e ironico allo stesso tempo. Le protagoniste sanno essere ciniche e spassose anche di fronte all’incombenza della morte, e nel brevissimo tempo in cui la storia viene raccontata, il film è completo: due protagoniste forti, un panorama idilliaco, humor nero e profondità di sentimenti. Nel dramma di una malattia senza via d’uscita.
Nightbirds di Maria Estela Paiso (Filippine) e Ashok Vish (india)
Secondo la mitologia filippina, l’uccello Tigmamanukan può assumere sembianze umane. E soccorrere chi ha bisogno di aiuto.
Visionario e un po’ confuso, il film di Paiso e Vish vorrebbe denunciare un marito che sperpera i risparmi della famiglia nelle scommesse. Purtroppo, l’efficacia del film si perde un po’ tra grafiche ed effetti speciali elettrizzati.
Walay Balay di Eve Baswel (Filippine) e Gogularaajan Rajendran (Malesia)
Madre e figlia sono state costrette ad allontanarsi della loro terra per via dei combattimenti in corso. Quando viene loro data l’occasione di rientrare, si trovano costrette ad affrontare un trauma evidentemente ancora non superato.
Delicata la relazione tra madre e figlia, teneramente raccontata sulle rive di un mare perfetto. L’accenno ai combattimenti è così velato da essere quasi oscuro.