Come non amare Kevin Costner nonostante gli anni che passano? Occhi azzurri, giacca e fazzoletto country-chic dello stesso colore, cappello da cow-boy che sembra sempre quello usato in altri suoi film western, sorriso leggermente sornione. Paladino della giustizia e delle donne in difficoltà ma sempre misurato, mai eccessivo, mediatore nei conflitti, finché possibile, pistolero come extrema ratio.
Nell’immaginario collettivo Kevin Costner sarà sempre indelebilmente legato al genere western pro-indiani del film Balla coi Lupi (1990), del quale è stato regista, oltre che interprete, e che gli valse sette premi Oscar. Oltre all’onore, nel 2007, di essere annoverato fra i film da conservare nel National Film Registry della Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti.
Giunto alle soglie dei settant’anni, l’attore di tanti film indimenticabili degli anni Ottanta e Novanta (oltre a Balla coi Lupi, da ricordare Fandango, The Untouchables, Robin Hood – Principe dei ladri, JFK – Un caso ancora aperto, Guardia del corpo, e Un mondo perfetto) ha investito cinquanta milioni di dollari (qualcuno dice cento), ricavati dal suo patrimonio personale, sembra anche attraverso l’ipoteca della sua proprietà, per un progetto definito ‘folle’, su cui rimugina dalla fine degli anni Ottanta. Dunque da realizzare ora o mai più.
Horizon: il selvaggio west ed i suoi panorami mozzafiato
Protagonisti indiscussi del film, della durata di tre ore (ma il progetto complessivo prevede quattro film, ciascuno di tre ore) sono sicuramente i Territori americani del selvaggio Ovest: Montana, Wyoming e Kansas in questa prima parte.
Dalle immense pianure, alle rosse valli monumentali, alle foreste sempreverdi fino alle montagne innevate: il film è uno spettacolo per gli occhi e fa in parte comprendere la grandezza degli spazi e l’importanza del volerci abitare,
Viene riproposto il mito del far-west (luogo lontano e promettente), della ricerca dell’oro e della colonizzazione di territori ‘vergini’, venduti da scaltri commercianti di sogni ai primi coloni americani, spesso privi di risorse e di una propria terra. Sinceramente ignari o forse egoisticamente disinteressati al fatto che quei luoghi fossero da sempre appartenuti alle varie tribù degli Indiani d’America, per vivere e cacciare, come loro primaria fonte di sostentamento.
Nel film, s’intrecciano quattro storie principali, tutte collegate, per vie diverse, ai futuri Stati nominati poc’anzi e all’insediamento pioneristico immaginario chiamato ‘Horizon’, costruito vicino a un fiume nel mezzo dell’insediamento Apache. Inizia una vera e propria guerra tra indiani e coloni, destinata a perpetrarsi perché, pur avendo gli indiani distrutto un intero insediamento ‘bianco’ , questo non ferma l’afflusso continuo e rinnovato dei coloni in cerca di fortuna.
Nel corso del tempo, iniziano le scissioni anche all’interno degli stessi clan indiani, poiché alcuni fra gli anziani capi rifiutano i massacri che coinvolgono anche donne e bambini, cui inevitabilmente seguono vendette altrettanto sanguinose.
Horizon: un affresco storico e una ridda di personaggi a cavallo
Una Saga Americana, dunque, e un ambizioso affresco storico, strutturato in capitoli, sulla conquista dell’Ovest, dove si muove una ridda di personaggi: dai soldati buoni e/o cattivi ai bambini di ogni età (indiani e non), dalle donne rimaste vedove nei vari massacri, ai nuovi amori che sbocciano, alle violenze ed ai tradimenti.
Kevin Costner, che compare come attore nel secondo episodio (si fa attendere come tutte le star) assume i ruoli del protagonista, ma anche quelli di regista, produttore e co-sceneggiatore.
Il western sembra essersi definitivamente affermato come il genere preferito di Kevin Costner. Nel corso della sua carriera, l’attore-regista ha infatti cercato regolarmente, davanti e dietro la macchina da presa, di esprimere attraverso le sue opere la sua visione dell’America, nutrita da impegni politici ed ecologici profondamente radicati.
Non a caso, è quindi con un nuovo western, costruito sotto forma di ‘serie’, che il regista torna nuovamente alla ribalta per coronare il suo sogno. In Horizon: An American Saga, racconta i periodi prima e dopo la guerra civile e l’insediamento del West americano.
Filma questo racconto epico, disseminato di insidie e intrecciato di intrighi, attraverso gli occhi dei diversi protagonisti della storia, dai pionieri ai nativi americani impegnati per la propria sopravvivenza. Con il paesaggio mozzafiato del West americano come sfondo, invita lo spettatore a mettere in discussione la barbarie degli uomini e, forse, a comprendere meglio il dramma delle ‘occupazioni’ dei territori.
Il progetto, che ha una durata complessiva di dieci ore, è giunto a compimento dopo trentacinque anni di gestazione.
Un sogno realizzato: tornare a Cannes
“È un sogno per me venire qui – ha affermato Kevin Costner a Cannesemozionatissimo per gli applausi e il calore dimostratogli dalla comunità dei professionisti di Cannes – Mi sono detto che mi sarebbe piaciuto mostrare un film che ho realizzato, un film che mi sarebbe stato vicino al cuore”.
Diretto da Costner e sceneggiato con Jon Baird, il film comprende nel cast, oltre allo stesso Costner, Sienna Miller, Sam Worthington, Jena Malone, Abbey Lee, Michael Rooker, Danny Huston, Luke Wilson, Isabelle Fuhrman, Jeff Fahey, Will Patton, Tatanka Means, Owen Crow Shoe, Ella Hunt and Jamie Campbell Bower.
Horizon: an American Saga esce nelle sale italiane il 4 luglio distribuito dalla Warner Bros.
Per approfondire ascoltate il primo episodio di “Film Festival” dedicato alla 77° edizione del Festival di Cannes: