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“The home game”, l’eroica storia di due perdenti

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Secondo incontro al cinema Troisi di Roma, per la rassegna, ideata da UltimoUomo, “In campo”. Una serie di appuntamenti che uniscono cinema e calcio. The Home Game, diretto da Logi Sigursveinsson e Smari Gunn è una commovente storia capace di fondere sport, comunità, rivalsa e amore.

Smari Gunn è uno scrittore e regista islandese, autoproclamato esperto di calcio, che ama il gioco capace di trovare il lato umoristico in ogni storia da lui raccontata. Dopo una formazione in ambito teatrale, ha affinato le sue capacità di scrittura nel Regno Unito, grazie agli studi presso la National Film and Television School e il British Film Institute. Logi Sigursveinsson ha studiato sceneggiatura e regia alla Icelandic Film School. Nel 2018, il suo film di diploma Bjarnarblús ha vinto il premio come miglior film al Northern Wave Film Festival in Islanda. Lavora come direttore della fotografia, montatore e creatore di effetti speciali.

Vincitore del Budapest International Documentary Festival 2024: Premio del Pubblico , Glasgow Film Festival 2024 e del Nordisk Panorama 2023, il lungometraggio è stato prodotto da Stephanie Thorpe e Heather Millard. 

The Home Game, la partita di una vita

Venticinque anni fa, nel 1994,  in un piccolo villaggio di pescatori in Islanda, Hellissandur un uomo costruì da solo un campo da calcio ai piedi di un vulcano. Il suo sogno era di fondare una squadra per poter giocare in casa una partita della coppa nazionale. Il sorteggio decise invece che avrebbero giocato in trasferta, persero 10-0, e nessuno mise mai più piede sul quel campo.

Venticinque anni dopo, Kari Vidarsson, cercherà di realizzare il sogno del padre: giocare almeno una partita di coppa in casa. Kari si trova a dover affrontare una sfida enorme. Risistemare il campo in un paese dove le condizioni metereologiche non ricordano esattamente quelle mediterranee, ma soprattutto trovare giocatori per creare una rosa. Senza contare che il sorteggio potrebbe essere ancora una volta sfavorevole e, quindi, rimandare ancora una volta, la prima storica partita in casa.

La squadra, quindi, viene formata con chiunque si presenti al campo. Pescatori, ex giocatori della storica partita del 1994, dalla dubbia forma fisica e ragazzi giovanissimi che ritrovano, finalmente, la possibilità di giocare a calcio. Nella squadra verrà inserita anche una ex giocatrice della nazionale islandese, che iniziò la sua carriera proprio nell’unico luogo in cui non vi erano differenze di età e genere.

Il momento del sorteggio e ciò che ne consegue, di cui non dirò nulla, è commovente e rende l’idea di quanto possa essere speciale questa storia.

La storia di un’intera comunità

In questo documentario, la partita è un pretesto per raccontare una storia incredibile. La storia di un paesino sperduto, composto da neanche 400 abitanti, che, grazie al calcio, ritrova e rianima un senso di comunità e di collettività straordinario.

Tutto il paese, infatti, si adopera per aiutare il protagonista. Gli amici storici che, nonostante le ore di lavoro, sotto la neve e con -10 gradi si presentano al campo di allenamento fino ai più giovani ragazzi, i primi a dare una mano nella manutenzione del campo.

Una storia di inclusività. Giocano tutti. Dal più anziano, al più giovane. Da chi è meno in forma, al ragazzo di quindici anni. Gioca, proprio come duranti gli allenamenti di venticinque anni fa, anche l’unica ragazza del gruppo. Non la vittoria, ma il successo di un’unica grande famiglia capace di usare il calcio come generatore di emozioni e momenti irripetibili. Il documentario rende perfettamente l’idea di quanto detto usando l’ironia e la comicità della situazione come base di un racconto commovente e per certi versi, storico. Così racconta il film il regista:

Quando suo figlio Kari decide di iscrivere una sua vecchia compagna di squadra alla rappresentativa maschile, la storia subisce una svolta: l’intenzione era solo di farla giocare, senza scandali o polemiche, per la semplice idea che chi vuole giocare può farlo, nonostante sia contro le regole di un gioco che non ammette squadre miste.

continua:

Volevamo catturare l’umorismo e la sincerità che caratterizzano gli impagabili personaggi locali, e sebbene il film sia incentrato sul calcio, il cuore del film è il rapporto tra un padre e un figlio, esplorato attraverso i loro tentativi di celebrare lo spirito sportivo e il senso di comunità di una piccola città islandese. The Home Game è l’eroica storia di due perdenti.

 

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