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‘Oh Canada i tradimenti’: ritratto della doppiezza umana

In sala dal 16 Gennaio

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Dopo la Trilogia sull’accidentalità conclusasi con Il Maestro Giardiniere (presentato a Venezia nel 2022), Paul Schrader crea una pellicola realizzata in appena 17 giorni. Oh Canada è tratta dal romanzo di Russell Banks (dalla penna di Banks, Schrader ha attinto anche per The affliction nel 1997), alla cui morte è dedicato il film.

In sala dal 16 Gennaio con  Be Water Film in collaborazione con Medusa Film.

Veniamo introdotti negli ultimi istanti di vita di Leonard Fife (un bravo Richard Gere che con Schrader ritorna alle origini), un cineasta famosissimo, secondo solo a Glenn Gloud per notorietà nel Paese. Nato in America ma sconfinato nella fine degli anni ’60 in Canada apparentemente per sfuggire alla chiamata alle armi per il Vietnam.

Qui, Fife è diventato un faro della realtà, con il suo lavoro cinematografico, un vero e proprio disvelatore delle ipocrisie, anche molto attivo politicamente. La sua vita sta finendo: a 81 anni è allo stadio terminale di un cancro e un suo allievo di un tempo, il perfettino Malcom (Michael Imperioli) vuole fissare per sempre la vita del suo maestro davanti alla macchina da presa che lui stesso gli ha insegnato ad usare. Emma (la splendida ed empatica Uma Thurman) è l’ultima moglie di Fife, più giovane di trent’anni, anche lei allieva di Leonard e compagna di corso di Malcom. Fife la vuole costantemente al suo fianco. Inizialmente restio a questo proscenio, sarà proprio Emma a rassicurare il marito sulla necessità e rapidità di questa intervista, programmata da tempo ed ormai, a set imbastito, impossibile da cancellare.

Di fronte alla videocamera Leonard sente, impellente, il bisogno di togliersi la maschera. Di mettere alla prova anche l’amore di Emma.

 

Una vita vissuta nell’ambiguità

Narrato dalla voce fuori campo di uno dei figli di Fife, che ha conosciuto il padre solo dopo trent’anni, Oh Canada è una meravigliosa scissione e battaglia interiore di un uomo costretto a fare i conti con se stesso, una liberazione indispensabile dalle finzioni e dalle bugie gestite in maniera naturalissima, impeccabile.

Genesi e sviluppo di un autentico egoista, codardo, incapace realmente di amare qualcuno, di rispettarlo. I chiaro scuri della fotografia, contrapposti alla luce così melanconica ed acerba della giovinezza, rendono i flash back di Leonard, nei quali ci immergiamo, ancora più mostruosi.

Sliding doors tra due finzioni

Il doppio registro impiegato abilmente da Schrader è insieme una riflessione sulla scissione tra arte e vita. Leonard incarna la contraddizione più grande: cercare la verità negli altri attraverso la finzione cinematografica, celare la propria realtà e dimensione morale. Il regista abilmente fa cercare la verità al suo protagonista attraverso i rimandi di una mente consumata dalla malattia. “Sembra confondersi, Leonard, è di sicuro lo stress di questa intervista a farlo sragionare” oppone Emma, terrorizzata da quello che il marito le sta rivelando. Volutamente framezzati, confusi, i ricordi del giovane Leonard prendono vita magistralmente con Jacob Elordi, raffinatissimo nell’esternare l’essenza prepotentemente egoista e predatrice di Leonard ragazzo.

Il songwriter Phosphorescent, con la sua estatica ballata, accentua il senso di ovattamento, lo scavalcamento di piani della pellicola, che non risparmiano neppure l’allievo di Leonard, Malcom, nella scelta che deciderà di prendere. Una riflessione estesa da Schrader, che abbraccia sia lo stesso Russell Banks (morto di cancro nel 2023, implicitamente autobiografico nel suo libro), che la rappresentazione del cinema.

Oh, Canada Paul Schrader dirige Richard Gere e Uma Thurman

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