Cannes

‘Something Old, Something New, Something Borrowed’: l’anti-crime di Hernán Rosselli

Alla Quinzaine Des Cinèastes arriva la nuova ed avanguardistica opera dell’autore argentino

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Presentato presso la Quinzaine Des Cinèastes, selezione parallela al Festival di Cannes, Something Old, Something New, Something Borrowed è l’ultimo film del regista argentino Hernán Rosselli, conosciuto per Mauro, del 2014 e Casa del Teatro, del 2018.

Sinossi

Ambientato nella periferia di Buenos Aires segue la famiglia dei Felpetos, un piccolo gruppo di malavitosi che gestisce un business di scommesse clandestine. Dopo la morte del padre, che gestiva l’attività criminale, questa ricade nelle mani della figlia, Mirabel, e di sua madre, Alejandra. Se in precedenza il gruppo era stato avvertito prima di eventuali raid delle forze di polizia, ora i suoi membri hanno la sensazione che la loro attività potrebbe essere scoperta da un momento all’altro.

Tra finzione e realtà

Ciò che, fin dall’inizio, colpisce di Something Old, Something New, Something Borrowed, è la sua estetica quasi avanguardistica. L’opera, infatti, mischia fin dall’inizio contenuti di natura nettamente differente, da una parte la finzione classica, dall’altra contenuti found footage, come home video, camere di sorveglianza e immagini tratte da monitor di computer. L’alternanza tra elementi di finzione ed altri che, invece, rimandano alla realtà, genera un’atmosfera decisamente diversa da quella di opere crime che affrontano tematiche analoghe.

Il film di Hernán Rosselli, infatti, rende l’atmosfera intima, allontanandosi dai classici stilemi del gangster movie per avvicinarsi ad un’opera più simile al documentario. Tutto ciò permette all’autore di focalizzarsi sulla narrazione della psicologia della protagonista, la quale, paradossalmente, attraverso la fredda oggettività del found footage, viene analizzata in tutta la sua profondità. A ciò contribuisce anche la colonna sonora, a tratti straniante che, in maniera decisamente minimalista, riproduce alcuni brani di musica classica con una tastiera elettronica.

Il realismo dell’opera è dovuto anche alla coraggiosa scelta dell’autore di far interpretare le protagoniste, Maribel e Alejandra, a due attrici non professioniste: le sue vicine di casa, Maribel Felpeto e Alejandra Canepa. Questo, insieme alla messa in scena non convenzionale, permette al film di raccontare con efficacia due soggetti che, letteralmente, sono vere e proprie persone prima che personaggi cinematografici. Ed ecco quindi che le vicende riconducibili al genere crime, a tratti prevedibili e non originali, diventano quindi solo un mezzo per raccontare ciò che vi è di vero nelle due donne che ne costituiscono il centro.

Un ritmo lento e riflessivo

Un’altra caratteristica che distingue Something Old, Something New, Something Borrowed dal gangster movie classico è il suo ritmo lento e riflessivo. La protagonista, Maribel, è letteralmente bloccata all’interno di un imprevedibile periodo di transizione, all’interno del quale, forse, non vi è niente da fare se non aspettare. I personaggi non hanno niente di cinematografico o spettacolare e anzi, la messa in scena contribuisce a rendere l’idea della normalità e della quotidianità delle loro azioni che, a tratti, possono sembrare anche banali.

All’interno di questo tempo sospeso, ciò che rimane alla protagonista, è indagare sul passato, in alcuni casi cercando, letteralmente, nel computer del padre. Il dramma dell’opera, più che nella situazione incerta che i suoi personaggi stanno vivendo nel tempo della narrazione, è da ricercarsi nella vita passata di Maribel che, nella sua semplicità, rivela tutto il peso delle responsabilità che la attendono da adulta e che, anche se vagamente, sembrano già scritte in tutti quegli avvenimenti che ci vengono mostrati attraverso il mezzo dell’home video.

Se questo ritmo lento e sospeso rappresenta, insieme al suo linguaggio eterogeneo, una delle più interessanti peculiarità del film di Hernán Rosselli, potrebbe inoltre essere considerato uno dei suoi più grandi difetti. Questo tipo di ritratto risulta di certo suggestivo e simbolo di una forte autorialità, tuttavia il procedere delle sequenze, sembra, a tratti, aggiungere poco, sia alla vicenda in generale, sia alla costruzione dei personaggi principali. In ogni caso, l’opera rimane consigliata per la sua capacità di giocare con il genere, contribuendo al rinnovamento del linguaggio cinematografico attraverso al suo massiccio utilizzo di materiali visivi di natura profondamente diversa che, quando messi in relazione, permettono allo spettatore di cogliere qualcosa di nuovo.

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