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‘Belli e dannati’: la condanna di amare e di essere se stessi negli anni ’90

Le difficoltà dell'amore queer negli Stati Uniti della fine dello scorso secolo e la ricerca dell'amore dei genitori portano avanti la vita di Mike e Scott, in una storia di Gus Van Sant liberamente ispirata all’Enrico IV di William Shakespeare

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belli e dannati

Un viaggio nel mondo più underground, queer e malfamato degli Stati Uniti degli anni ’90. Così Gus Van Sant ha inteso il suo My Own Private Idaho (Belli e dannati per noi Italiani), come regista e sceneggiatore.  Per raccontare le ansie e le paure dei due giovani tossicodipendenti, Mike Waters e Scott Favor che, per vivere, anzi, sopravvivere, si prostituiscono. Drama avventuroso, è possibile acquistarlo su varie piattaforme, tra cui AppleTv+ e YouTube.

Droga e amore ispirandosi a Shakespeare

Mike (River Phoenix) è un giovane ragazzo con gravi problemi di narcolessia. Abbandonato da piccolo, Mike vive con una vera e propria ossessione di ritrovare la madre, che spesso appare nei suoi sogni. Scott (Keanu Reeves), invece, viene da una storia completamente diversa. Figlio ribelle del sindaco di Portland, nell’Oregon, passa la sua vita a mettere in imbarazzo il padre. Tutta la pellicola, di fatti, è liberamente ispirata all’Enrico IV di William Shakespeare.

Pur essendo molto diversi tra loro, Scott e Mike sono quasi inseparabili; il secondo fondamentale si occupa del primo nei suoi episodi di narcolessia. E così quando Scott decide di andare in Idaho per trovare il “fratello” Dick, Mike parte con lui in sella alla sua moto senza pensarci due volte. Durante il viaggio, Scott decide di dichiarare i propri sentimenti all’amico, il quale però gli dirà di essere eterosessuale, e che il loro viaggio “comune” è soltanto temporaneo. Il percorso, costellato di attacchi di narcolessia e alcuni colpi di scena, vedrà i due arrivare anche in Italia, a Roma, e sarà qui che l’avventura in comune di Scott e Mike si dividerà.

 

Gus Van Sant racconta in maniera sentita e, a uno sguardo attuale, un po’ stereotipata, il mondo e le paure di persone comuni tradite dalla società, che hanno trovato l’unico rifugio nella droga e nell’alcool. Punti di partenza e di arrivo diversi per Scott e Mike che, come accade nella vita vera, condividono una parte del loro percorso, salvo poi prendere strade completamente opposte che mai li faranno ricongiungere.

La ricerca dell’ amore

Belli e dannati non racconta l’amore. Ma l’amicizia, l’eros, il desiderio sessuale, in molte sue forme e declinazioni. Scott si illude che il viaggio possa aiutarlo a risolvere i suoi problemi familiari, ma concretamente è un modo per provare a trovare l’amore che gli manca e che crede di meritare, da parte della famiglia o di un altro uomo. Mike invece non vuole l’amore di un uomo. Non perché non sia attratto, ma perché crede realmente che due uomini non possano amarsi.

Come due anime speculari, fatte per abbracciarsi ma mai unirsi, Scott e Mike sono alla ricerca dell’amore, in forme diverse, da parte di figure maschili e femminili. Mike vuole l’amore paterno, che mai ha ricevuto e mai riceverà per i suoi comportamenti, cercando al contempo l’amore di coppia con una donna, pensando che sia ciò a cui deve aspirare. Scott, esattamente all’opposto, vaga per il mondo rincorrendo l’amore materno, che gli è mancato sin da piccolo. Sogna l’amore con un uomo che lo completi, e il raggiungimento del suo benessere personale.

Impulsi e desiderio in un’opera “maledetta”

Mike specifica come per lui, questo suo lato omo/bisessuale, sia semplicemente temporaneo, per ampliare i suoi punti di vista sul mondo, ma avendo ben in mente ciò che vuole e con chi lo vuole: una donna. O almeno è questo ciò che dice. Scott invece vorrebbe semplicemente vivere il suo amore come crede, giustamente, di meritare, inseguendo i suoi desideri, gli impulsi, e soprattutto il suo modo d’essere.

Queste due linee, intrecciate e al contempo lontanissime, sono circondate dal dramma più propriamente esistenziale, con vite dannate e destinate (forse) al declino. Il desiderio, anche sessuale ma non solo, è ciò che muove i protagonisti.

Molti ricordano questa pellicola come “maledetta”, avendo sfortunatamente predetto i modi e le forme con cui proprio l’attore protagonista, River Phoenix, perderà la vita appena un paio d’anni dopo. Nell’ottobre del 1993 infatti, il giovane attore verrà a mancare a causa di una overdose da alcool e stupefacenti, scomparendo ad appena 23 anni.

 

Un taglio interessante

Lunghi rettilinei circolari in un mondo di tableaux vivants, Belli e dannati è però un’opera che offre un taglio interessante, netto e al contempo ciclico, dividendo le fasi del viaggio con chiari stacchi, che inquadrano le sequenze in veri e propri capitoli di un libro. Con tanto di “titolo” dato dal luogo in cui ciò accade, come unica indicazione. Il viaggio è però anche ciclico, e porterà Scott nell’esatto punto di partenza. Questo lungo e sconfinato rettilineo dell’Idaho, vuoto di oggetti e pieno di dubbi, incertezze e domande per il nostro protagonista.

“Sono già stato qui, so di essermi già trovato qui, altre volte, in questo stesso posto. Non c’è nessun’altro posto che assomigli a questo qui. Un posto unico, speciale”.

“È tutta la vita che assaggio strade. Questa strada non finirà mai. Probabilmente gira tutta intorno al mondo”.

E il cerchio così si chiude, visivamente e narrativamente al tempo stesso.

In ultimo, un’altra scelta stilistica interessante riguarda la rappresentazione delle scene di sesso, con veri e propri tableaux vivants, a raccontare ancora una volta come alla base del film non ci sia il piacere, ma il desiderio. Desiderio di ribellione, di affetto, di accettazione e di superamento, desiderio di essere semplicemente se stessi, e di aspirare a ciò che ogni essere umano merita: completarsi come meglio sente e crede.

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Belli e dannati

  • Anno: 1991
  • Durata: 102
  • Distribuzione: Penta Film
  • Genere: Drama
  • Nazionalita: Usa
  • Regia: Gus Van Sant