‘Kind of Kindness’: Il genio di Lanthimos

A pochi mesi di distanza dall’uscita di Poor Things, Yorgos Lanthimos torna al cinema con un nuovo e spiazzante film: Kind of Kindness. Presentato in concorso alla 77ª edizione del Festival di Cannes, la nuova fatica del regista greco è una sorta di ritorno alle origini. Un’ opera antologica composta da tre episodi legati da un filo sottile che unisce le tematiche care al regista e il suo inconfondibile stile registico e narrativo.

Kind of Kindness è stato prodotto da Element Pictures, Film4, TSG Entertainment e Searchlight Pictures,  quest’ultima responsabile anche della distribuzione. Il cast è composto dalla ormai sempre più fedele Emma Stone e da Willem Dafoe, Jesse Plemons (Palma d’oro come miglior attore) e Margaret Qualley nei ruoli principali.

Il film è al cinema dal 6 Giugno, distribuito da The Walt Disney Company Italia.

Sfumature di gentilezza

Partiamo da una premessa: Kind of Kindness è un film complesso, estremamente complesso. E non è un caso che questa complessità coincida col  ritorno alla sceneggiatura del fedele collaboratore di Lanthimos, Efthymis Filippou. Kind of Kindness si presenta come una favola e, come tutti i grandi scrittori, Filippou e Lanthimos prendono la forma narrativa della favola e la piegano, la ribaltano e la corrompono dall’interno a partire dal titolo. Kind of Kindness che potrebbe essere tradotto in italiano come “forme di gentilezza”.  La gentilezza ci si presenta nella sua declinazione più malata, mascherando l’egoismo che porta l’essere umano a una lenta e inesorabile caduta e a una corruzione dello spirito, in tutti e tre gli episodi.

Una scrittura Epica

Altro giro, altra premessa: Kind of Kindness è un film epico nel senso brechtiano del termine. Bertolt Brecht è stato uno dei più grandi drammaturghi e innovatori del teatro del ‘900 ed è considerato il fondatore e teorico del cosiddetto teatro epico: un teatro che non puntava all’immedesimazione del pubblico, ma che faceva leva sulla tecnica dello straniamento così da coinvolgere il pubblico da un punto di vista mentale e non emotivo, stimolandolo a una visione attiva dello spettacolo.

Ecco, adesso prendete questa breve descrizione e applicatela a Kind of Kindness. Nei tre episodi che lo compongono, è  impossibile “stare” con i personaggi. I comportamenti di quasi tutti i protagonisti sono ripugnanti. Non c’è nessun moto di affezione nei confronti degli uomini e delle donne al centro dell’azione. Ogni azione, infatti, è compiuta a discapito del prossimo e, anche quando i personaggi sembrano mossi da reali atti di gentilezza, tutto poi ricade in una forma di egoismo che distrugge ogni possibilità di vittoria morale.

In altre parole, Kind of Kindness è una meravigliosa, perfida e cinica rappresentazione dell’universale umano. E tutto passa da una sceneggiatura solida che imprime al film una forma che non lascia spazio ad altro. I dialoghi rarefatti si accompagnano perfettamente al loro contenuto quasi surreale, creando un’atmosfera asfissiante e inquietante.

Un ritorno grandioso

Come detto in precedenza, Kind of Kindness è un vero e proprio ritorno alle origini per Lanthimos. Sulle orme di Kynodontas, vincitore a Cannes nel 2009 nella sezione Un Certain Regarde, di The Lobster e di The Killing of a Sacred Deer, Lanthimos torna a dirigere un’opera enigmatica e surreale. Così come nei film citati, il regista greco mescola sapientemente i generi: il dramma tragico, la fantasia distopica, l’horror, la commedia nera. Questi si appoggiano ad una regia asciutta che limita al minimo i guizzi stilistici tipici dell’autore (non mancano scene già iconiche). Ciò che rimane è una struttura che viene riempita da prove attoriali formidabili (Stone, Plemons e Dafoe in stato di grazia) e da una cupezza che aleggia sui tre episodi. Robbie Ryan alla fotografia non sbaglia un’inquadratura, tutto è perfettamente bilanciato, i colori e la luce si alternano ad alcune sequenze in B/N pressoché perfette. Il montaggio affidato a Yorgos Mavropsaridis rallenta ed accelera con maestria, tanto che le quasi tre ore di durata scorrono in un flusso perfettamente bilanciato, senza stancare mai.

L’importanza della musica

Una nota a parte doverosa riguarda la musica. Il lavoro di Jerskin Fendrix è la dimostrazione del fatto che non servono  grandi composizioni per accompagnare un film: a volte bastano un pianoforte e poche note. La musica del piano lega i tre episodi di Kind of Kindness come poche volte si è visto in un’opera cinematografica. L’alternanza di suoni acuti e gravi drammatizza e accompagna le scene, veicolando e amplificando o, in alcuni casi, negando il messaggio che ogni scena porta con sé. Anche le canzoni che sporadicamente appaiono come inserti sono perfettamente selezionate e donano completezza ad un’opera di rara bellezza.

In conclusione

Lanthimos ci dimostra ancora una volta perché è considerato uno dei più grandi cineasti contemporanei. Kind of Kindness è un’opera complessa che tratta temi universali attraverso l’occhio di quello che potremmo definire un genio del cinema. Se la grandezza dell’Arte è quella di parlare di temi universali attraverso il particolare, l’ultima fatica di Lanthimos si colloca perfettamente in questo quadro.

Kind of Kindness è un’opera catartica che strizza l’occhio a Brecht e a una forma cinica di surrealismo. E proprio come i surrealisti, Lanthimos guarda la realtà e la filtra con la sua fantasia, grattando la superficie e mostrando ciò che è nascosto nell’animo umano.

Kinds of Kindness’ il Trailer: Emma Stone si riunisce con Yorgos Lanthimos