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Cannes

‘The Hyperboreans’: incursione eclettica e inquietante di ciò che il cinema può essere

La narrazione e le illusioni di una donna danno vita alla controversa figura di Miguel Serrano, scrittore cileno che propagava filosofie esoteriche neonaziste, stimolando la contemplazione sul suo posto nella storia.

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The Hyberboreans, presentato in anteprima alla “Quinzaine des réalisateurs”, all’interno del 77esimo Festival di Cannes, mette in scena idee sbalorditive che racchiudono un’audace fusione di live action, stop-motion e marionette in un ambizioso psicodramma sperimentale. Un viaggio oniroco affascinante che esplora gli echi inquietanti e il potenziale sconfinato e surreale della psiche umana.

Prodotto da León & Cociña Films e Catalina Vergara della cilena Globo Rojo Films, che ha sostenuto il film d’esordio del duo, “Wolf House”. con la regia di Cristobal Leon e Joaquín Cocina,  si presenta come una stravagante allegoria politica.
Nel cast, Antonia Giesen e Francisco Visceral Rivera.

Vita, morte, perdita e separazione si mescolano diventando pura oscurità

Mondi paralleli e figure contorte

Un’immagine ipnotica in bianco e nero, a forma di spirale che cela un’impronta digitale, ci introduce al film. Pulsa su un piccolo televisore vecchio stile: sembra quasi un portale pronto a condurci verso un universo popolato dalle follie di León e Cociña, dove tutto è il contrario di tutto. Avanziamo verso uno studio cinematografico pieno di tende dai colori tenui e strani pupazzi appesi. Una donna, Antonia Giesen, (Antonia Giesen, nel ruolo di se stessa) si aggira nella stanza. É bellissima, indossa una camicia e dei pantaloni grigi, sta provando delle battute. Muove nervosamente le mani mentre cammina avanti e indietro, poi entra in scena e inizia il suo monologo introduttivo: “Benvenuti sul set di The Hyperboreans”.
Antonia, che è anche psicologa clinica, ci racconta che qualcuno ha rubato i negativi di un film in cui lei aveva recitato e nemmeno la polizia è riuscita a risolvere il caso. Lo scenario diventa quello di una seduta di psicoterapia, e il film inizia a rivivere attraverso i ricordi che ne sono rimasti. Mentre la storia prosegue, cambiano gli scenari: realtà e finzione si scontrano per formare un’altra storia che scorre contemporaneamente a quella raccontata allo spettatore.

Storie dentro le storie e caduta nell’abisso

Riviviamo il film attraverso i ricordi di Antonia, aiutata da un suo paziente conosciuto solo come Metalhead (Francisco Visceral Rivera), un uomo alle prese con un trattamento psichiatrico perché sopraffatto dalle voci di un poeta nazista morto da tempo, Miguel Serrano. Per guarire, segue una terapia che consiste nello scrivere ogni giorno i suoi pensieri più profondi su un diario. Il risultato è una sceneggiatura di fantascienza ambientata in Cile, che ispira Giesen a contattare la coppia di registi Cristóbal León e Joaquín Cociña per farne un film.

Entusiasti dell’idea, questo diventa il punto di non ritorno perché seguirà una caduta incontrollata nell’abisso. Una vera e propria odissea, in cui la donna diventa protagonista della realtà virtuale. Il suo viaggio la porterà nelle distese ghiacciate dell’Antartide, patria della leggendaria razza da cui il film prende il titolo. Tutto cambia drasticamente: la struttura, il tono, l’atmosfera, l’approccio stilistico. Gli uomini diventano burattini, i corpi si trasformano in figure. Ci sono storie dentro le storie che mostrano l’esplorazione psicoanalitica di quello che il cinema può fare. Storie inquietanti e discorsi cinematografici spinti verso conclusioni strane ed estreme.

Effetto delirante e materiale ibrido

Spiegare The Hyperboreans è difficile perchè realtà e immaginazione, sogni e incubi, narrativa e documentario si fondono man mano che il film procede. Da una parte lo spettatore fa fatica a dare un senso a tutto, dall’altra rimane affascinato dalla magia di un film che è stato realizzato senza alcun effetto digitale. Ci sono i burattini, gli sfondi sono dipinti a mano e la telecamera decolla in direzioni disorientanti dando ampio raggio al senso di caos.

The Hyperboreans racconta la storia nel modo meno tradizionale possibile, collocandola in uno spazio ambiguo tra realtà e finzione. La protagonista interagisce con tecniche di animazione in cartone e cartapesta mentre i burattini sostituiscono la presenza degli umani. La performance della donna lascia un’impronta del modello orwelliano. Giesan introduce lo spettatore in un palcoscenico delle meraviglie e lo rende partecipe di quello che sembra un vero e proprio lavaggio del cervello, tracciando la strada verso quel vuoto già deciso dalle sapienti mani malleabili di León & Cociña dove, per circa un’ora, la storia degli iperborei decantati dal titolo esiste solo nel mito.

Antonia Giesen è una nessuna e centomila

Antonia Giesen è straordinaria: emerge in un’interpretazione molto impegnativa. Recita da sola interpretando una varietà incredibile di ruoli. É camaleontica e sempre in divenire, interagisce con la stessa facilità con attori e marionette. In maniera elegante e disinvolta scivola tra i diversi mondi del film, diventando talvolta un tutt’uno con ciò che la circonda. The Hyperboreans prende quasi la forma di uno spettacolo portato in scena da un unico attore che, circondato da entità effimere e frammentate, riesce a unirle tutte per creare un film visivamente accattivante e disturbante, e che non assomiglia a nulla di già visto.

Quinzaine des réalisateurs

La “Quinzaine des réalisateurs” è quello spazio a Cannes in cui le nuove voci danno forma al futuro del cinema. Molti registi affermati e influenti hanno portato i loro film nel programma collaterale del Festival di Cannes. I film proiettati alla Quinzaine tendono sempre a proporre una varietà di immagini piene di idee affascinanti e creative visioni.

León e Cociña rappresentano esattamente quell’espressione accattivante ed enigmatica del cinema moderno e fantasioso nel suo stato più surreale. La coppia di registi, nota per il suo eccellente incubo in stop-motion, The Wolf House, ci conduce, in The Hyperboreans, in un viaggio ancora più sconvolgente. Lo spettatore si ritroverà domandarsi cosa sia reale e cosa non c’entri nulla nella storia, ma una cosa è certa: è un’esperienza cinematografica diversa dalle altre.

Il trailer di Hyperboreans

The Hyperboreans

  • Anno: 2024
  • Durata: 62
  • Nazionalita: cile
  • Regia: Cristobal Leon, Joaquín Cocina.

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