Total Trust di Zhang Jialing (One Child Nation) è un documentario aggressivo e sconvolgente sulla modalità all’avanguardia utilizzate in Cina per controllare la vita quotidiana dei cittadini. Una coraggiosa produzione Filmtank in coproduzione con Witfilm, Interactive Media Foundation gGmbH, ZDF/Arte e NTR.
Tenace e tenebroso, il documentario di Zhang Jialing non ci va per il sottile, dal momento che l’intento è quello di creare consapevolezza. E lo fa puntando sul senso di soffocamento di un mondo senza più vite private.
Total Trust di Zhang Jialing, la trama
Nella Cina dei nostri giorni il dispiegamento di videocamere di sorveglianza ha raggiunto livelli distopici. La precisione con cui l’AI raccoglie i dati degli individui ha reso possibile il riconoscimento anche in mancanza dei connotati completi: tramite la voce, l’iride e chissà quali altri finissimi dettagli di cui non siamo a conoscenza.
Dal racconto dell’incubo vissuto da tre famiglie in Cina, Zhang Jialing ci mostra come l’evoluzione della AI abbia sfondato i confini della privacy.
Chen Zijuan è la moglie di Chang Weipin, che in quanto avvocato ha combattuto per difendere i petitioners cinesi, ed è stato perseguitato e incarcerato. La sua vita è adesso scandita dalle continue richieste di rilascio del marito e dal tentativo di tenere vivo il suo ricordo nel figlio Tutu. Wang Quanzhang, per contro, è stato da poco rilasciato per gli stessi motivi e dopo le incessanti proteste della moglie Li Wenzhou. A seguito della sua liberazione, hanno dovuto adattarsi ad una vita fatta di sorveglianza e diffidenza.
Sophia Xueqin Huang è giornalista e blogger, e seppur cercando di mantenere un profilo basso, cerca di denunciare la delirante situazione di controllo del suo Paese ed è stata tra le voci del movimento #MeToo in Cina. La sua testimonianza nel documentario precede di poco il suo arresto, avvenuto in aeroporto nel 2023, sulla via verso l’espatrio.
Come un virus
Il Governo cinese deve aver studiato approfonditamente Orwell e la sua società del terrore. Perché nell’impressionante Total Trust di Zhang Jialing, è dimostrato come la distopia di Orwell sia stata ben implementata nella Terra di Mezzo. La regista non fa mistero dello sconforto e del terrore, usa tutti i mezzi che possiede per creare un racconto che sia inquietante e rivelatorio per lo spettatore.
Soprattutto perché, come fa seguito l’impact campaign stessa, ormai è dimostrato come la Cina non sia più un esempio isolato: l’esperienza della pandemia e l’incremento dei flussi migratori hanno condotto anche la civile e democratica Europa a cercare nell’intelligenza artificiale un sistema di controllo sulla vita delle persone.
Ancora più sconvolgente però è pensare allo sfaldamento delle conquiste della Cina di oggi, che a livello di libertà e diritti umani sta tornando ad un’era passata, con l’aggravante che gli strumenti moderni gli permettono di implementare questo progetto delirante con ancora più efficacia. E in questa lettura del passato e del presente, si aggiunge lo spettro del futuro che in Total Trust è raccontato dal punto di vista dei bambini, i figli dei perseguitati.
Ma è così complesso rendere la cittadinanza cosciente e responsabile, quando chi governa dissimula questa coercizione sotto la faccia di ordine, pulizia e buon funzionamento della società. Così da riuscire a coinvolgere e arruolare gli stessi ignari (e ottenebrati) cittadini all’interno dei sistemi di sorveglianza reciproca. Per la maggior parte delle persone che vive una vita dimessa e lontana dalle proteste, non è possibile conoscere queste storie né giudicarle.
Ma il film ci lascia con una riflessione chiave:
Do you think you’re comfortable life will be granted forever?
Anche nel Vecchio Continente, ciò che diamo per scontato, potrebbe esserci sottratto senza troppo rumore. Così com’è per i protagonisti del necessario documentario di Zhang Jialing.