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Bellaria Film Festival

Spazi che si raccontano nel concorso Gabbiano

All'interno del concorso Gabbiano del Bellaria Film Festival, dedicato a film provenienti dal panorama indipendente italiano, dominante è stato il tema dello spazio. Una casa, un castello, una città storica, un museo, custodi di storie personali e universali.

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Horkos di Marta Anatra

Marc Augè parlava dei non luoghi come gli spazi che caratterizzano la contemporaneità fluida in cui viviamo. Spazi di passaggio senza radici. All’interno del concorso Gabbiano del Festival del cinema di Bellaria, diversi autori sono invece partiti dal loro legame profondo con luoghi significativi per portare avanti riflessioni personali e collettive. Si tratta di spazi unici per la storia che i loro confini custodiscono.

La fine che hai fatto

La fine che hai fatto

Una casa al mare a Barcarello da svuotare e una perdita da elaborare. La giovane regista  Giuliana Crociata nel suo film di diploma al centro sperimentale di Palermo, mette in scena sé stessa, la vita sullo schermo. Protagonisti sono la casa, l’autrice, la sua famiglia, i ricordi che scorrono in un filmino super 8 o dalle parole di un padre taciturno. Tra lo sguardo e i soggetti/oggetti ripresi si percepisce il peso del silenzio che colpisce chi resta. Un atto generoso di condivisione con lo spettatore.

La dimensione casa assume un significato ben più ampio di quello di solo luogo domestico,
ma diventa protagonista, non troppo silenziosa, capace di dar vita a ricordi passati e di
rielaborazioni. (Giuliana Crociata)

Il re Fanciullo

Il re fanciullo

Nel documentario di Alessandra Lancelloti, il castello di Rivara viene trasformato in un saggio protagonista intorno a cui si muovono personaggi pittoreschi dall’Ottocento fino all’ultimo decennio. Da cenacolo di pittura paesaggistica a accogliente residenza per artisti. Dal restauratore Alfredo D’Andrade al gallerista Franz. Il film sostenuto da una ricerca d’archivio decennale delinea un fiabesco itinerario storico-affettivo.

Horkos

Il complesso industriale di Portoscuso è una promessa non mantenuta, un complesso urbano di ruggine e abbandono, che fagocita la vita intorno. Come la ginestra leopardiana, un fiore soltanto non si piega al ruggito sonnambulo della bestia dormiente. La regista di Horkos Marta Anatra, è autrice di film documentari, è stata precedentemente pittrice e performer. Vive e lavora a Marsiglia, Francia, dove ha fondato insieme ad altri cineasti il collettivo di cinema in pellicola Laboratoire L’Argent.

Impressio in urbe #3-Brescia

Impressio in urbe

Giuseppe Spina e Giulia Mazzone, fondatori dell’associazione Nomadica, dedicata allo studio, lo sviluppo e la diffusione del cinema di ricerca, nel loro film documentario Impressio in urbe delineano un itinerario  frammentato della citta di Brescia, antichi palazzi affrescati dialogano con le facciate delle chiese intonacate, con le immagini di soggetto civile, epico, religioso, epico, mitologico.

Le cime di Asclepio

L’ultimo film di Filippo Ticozzi riprende per l’ultima volta gli oggetti di un museo che stanno per essere trasferiti. Attraverso lo sguardo della macchina da presa diventano immortali.

Ho voluto raccontare la perdita
dell’aura di questi oggetti antichi e immortali, il loro doversi confrontare con
quanto è corruttibile: l’essere umano. (Filippo Ticozzi)

 

 

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