Antidivo naturale Vincent Macaigne ha attraversato il cinema francese occupando una posizione sempre più centrale nello sguardo dei registi d’oltralpe a cui continua a offrire l’innocenza della sua affabulazione. Celebrato dalla XIV edizione del Rendez Vous che gli ha dedicato un evento speciale Vincent Macaigne ha presentato Ritratto di un amore di Vincent Provost in cui interpreta il pittore francese Pierre Bonnard. Di Ritratto di un amore abbiamo parlato con Vincent Macaigne.
Con I Wonder Pictures è al cinema il film Ritratto di un amore di Martin Provost con Vincent Macaigne e Cécile de France.
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Ritratto di un amore: il film con Vincent Macaigne
Quello tra Pierre e Marthe, è un classico amour fou. La prima sequenza è un po’ la sintesi del loro rapporto. All’inizio non sembrano interessati l’uno all’altro, poi di colpo li troviamo coinvolti in un amplesso amoroso. La sequenza iniziale stabilisce il ritmo della vostra recitazione, la tua e di Cécile de France. Volevo sapere se per voi è stato così?
C’è del vero in quello che dici perché all’inizio il film racconta la storia di quello che potrebbe essere un amour fou talmente passionale: la loro relazione. Però, poi, a mio avviso il film racconta qualche cosa di diverso, ovvero la storia di una coppia che alla fine decide di vivere e di invecchiare insieme, per cui certamente le prime scene fanno pensare a un amore passionale, ma poi la relazione diventa qualcosa anche di banale e scontato. Sappiamo che Bonnard incontro Marthe per strada e decide all’istante di ritrarla. Da lì in poi questo desiderio diventa anche ossessivo facendo di Marthe la sua modella preferita. Dunque sì, c’è amour fou, ma anche altro.
Quella tra Pierre e Marthe è una relazione molto fisica in cui, però, a contare è anche e soprattutto lo sguardo, essendo Bonnard un pittore. Corpo e sguardo sono due aspetti sempre presenti nelle tue performance. Qui, come altre volte, il risultato delle tue interpretazioni non può prescindere da questi due elementi.
Condivido il fatto che la recitazione sia fatta di fisicità e di sguardi anche se, per quanto mi riguarda, io non me ne rendo molto conto. Poi se parliamo di punti di vista non c’è dubbio che nel film Marthe è vista attraverso lo sguardo di Pierre.
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Il racconto del fuori campo
A proposito di sguardo, Ritratto di un amore racconta ciò che in un quadro – e nel cinema – di solito rimane fuori campo. Dunque il film è anche e soprattutto il ritratto della donna e della musa del grande pittore francese.
L’intenzione del regista era di raccontare la vita di questa grande donna. Ciò rende il film un po’ speciale rispetto ad altri simili a questo perché qui seguiamo soprattutto la traiettoria della modella. Come detto, noi vediamo Marthe attraverso lo sguardo di Pierre, ma allo stesso tempo è lei a trasformare la vita del pittore, anche dal punto di vista materiale. Nella Parigi dell’epoca lui è uno degli artisti più in vista e al centro della mondanità cittadina eppure non ci pensa un attimo a trasferirsi con lei in campagna. Ne consegue una produzione artistica copiosa di cui lei è musa ispiratrice. Marthe diventa pittrice solo in seguito, mentre il film si concentra soprattutto sul rapporto tra chi guarda e chi è guardato.
Il film è attraversato dalla vita di Marthe perché Bonnard ne fu ossessionato. Ha cercato di ritrarla migliaia di volte e forse non è mai riuscito a farlo. Di lei sappiamo che mentì a Bonnard dicendogli di avere origini nobili e forse lo sforzo del pittore è stato proprio quello di fare luce con la sua pittura sul mistero di quella donna.
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Vincent Macaigne alle prese con un personaggio realmente esistito
Interpretare un personaggio realmente esistito equivale a mediare tra riproduzione e creazione. In che percentuali queste sono entrate nella tua interpretazione?
Non esistono immagini filmate del pittore per cui non sappiamo nulla di come parlasse, di come si muovesse. Esistono delle fotografie e qualche scritto, ma in generale avevo a disposizione poco materiale su cui prepararmi. Per avvicinarmi a Bonnard ho imparato innanzitutto a dipingere e, attraverso quei gesti artistici, ho tentato di capire l’energia creatrice presente in un pittore. I costumi sicuramente aiutano tantissimo perché permettono di entrare in quell’epoca anche in termini di postura. Ho dovuto dimagrire parecchio perché mi piace la buona cucina e Bonnard rispetto a me era più magro.
È chiaro che quando si interpreta un personaggio realmente esistito c’è un obiettivo da raggiungere e una percezione da rispettare. Però la cosa veramente importante per me è cercare di capire il ritmo del regista perché ognuno ne ha uno diverso. Per Ritratto di un amore il compito principale è stato proprio questo: entrare nel ritmo di Marcel Provost. Il suo assomiglia al “C’era una volta” delle favole che ovviamente è un ritmo diverso dal mio.
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Richiami al film Una relazione passeggera
Anche in Una relazione passeggera eri alle prese con un rapporto amoroso che porta gli amanti a lasciare fuori il resto del mondo. Ti volevo chiedere se tale precedente ti ha aiutato nella gestazione di questo nuovo lavoro, ovvero se hai usato l’esperienza di quei personaggi all’interno della relazione tra Pierre e Marthe?
Ho difficoltà a fare paragoni tra questi due film. Di certo c’è che più si recitano ruoli e più si impara: ci si butta nell’agone avendo meno paure. Come dicevi tu, in entrambi i casi c’è una storia che pone i personaggi un po’ al di fuori del mondo reale. Quella tra Pierre e Marthe si basa soprattutto sulla fedeltà, perché alla fine restano uniti l’uno con l’altro, mentre per me la caratteristica principale di Una relazione passeggera è proprio l’infedeltà. Il tratto comune è che entrambi raccontano storie d’amore e dunque sentimenti molto simili.
Interpretare una figura così importante per la storia del tuo paese in qualche maniera è il riconoscimento del tuo status di attore importante. Volevo chiedere se ne sei consapevole e cosa ne pensi?
Sicuramente il fatto di essere stato scelto da un regista per interpretare un film come questo, il fatto che mi abbiano dato fiducia per questo ruolo per me è estremamente importante. Detto questo come attore ciò che mi piace è continuare a interpretare film che siano diversi sia nel genere, ma anche nell’importanza del budget. Sono stato assolutamente fiero e felice di essere chiamato a interpretare Pierre Bonnard così come a suo tempo è successo per il personaggio de La battaglia di Solferino di Justine Triet che è un film diverso, fatto con pochi soldi. Diciamo che non ho grandissime ambizioni di arrivare a determinati traguardi anche perché nella vita sono di mio un po’ caotico. Sono fiero quando mi propongono ruoli come questo, in cui devi recitare in un film con alto budget, ma capita altrettanto quando mi trovo sul set di film indipendenti.
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Il cinema di Vincent Macaigne
Volevo chiederti del cinema che preferisci.
Ti rispondo parlandoti del mio forte amore per il cinema italiano contemporaneo e del passato. Accanto a una regista che amo, come Alice Rohrwacher, ci sono film come C’eravamo tanto amati, e poi quelli di Marco Bellocchio, di Nanni Moretti, di Pier Paolo Pasolini. Tutti loro hanno avuto una grande importanza nella mia vita ispirandomi nell’esercizio del mio mestiere. Ciò detto non ho dei riferimenti cinematografici e non lavoro dicendo “ok, voglio arrivare a fare questo”. Mi baso soprattutto su quelli che sono gli incontri con i cineasti o con gli altri artisti, senza però avere un riferimento prestabilito.
Ritratto di un amore di Martin Prevost La recensione