Con un milione di dollari di budget e venti d’incasso, Hellraiser è il lungometraggio che, nell’ormai lontano 1987, non solo segnò il passaggio dietro la macchina da presa per il popolare scrittore inglese Clive Barker, ma reinventò il cinema dell’orrore britannico, fermo da tempo alle vecchie produzioni Hammer.
Un vero e proprio capolavoro dello splatter Anni Ottanta che, attraverso l’introduzione dell’infernale Pinhead, interpretato da Doug Bradley e caratterizzato da un capo calvo ricoperto di chiodi, ha finito per aggiungere al panorama delle icone horror le figure dei Cenobiti, detti anche Supplizianti, capaci di offrire esperienze al di là di ogni limite agli ignari possessori del fantomatico cubo di Leviathan.
Figure che, abbigliate con catene e pelle nera rimandando a un immaginario sado-maso che associa piacere e dolore, eros e thanatos, sono tornate inevitabilmente a essere protagoniste di ben otto capitoli seguiti al film di Barker.
Otto capitoli dei quali Koch Media riscopre in blu-ray, insieme al capostipite, Hellbound: Hellraiser 2-Prigionieri dell’inferno, realizzato nel 1988 da Tony Randel, ed Hellraiser 3-L’inferno sulla città, firmato quattro anni dopo dall’Anthony Hickox cui si devono Waxwork e Waxwork 2-Scomparsi nel tempo, entrambi incentrati su un museo delle cere maledetto.
Quindi, tre dischi per tre film racchiusi in un cofanetto da collezione e il cui primo vede in scena l’accidentalmente resuscitato Frank Cotton alias Sean Chapman, il quale, smembrato proprio dai Cenobiti e bisognoso di sangue per poter riassumere pienamente le fattezze umane, costringe la sua ex amante, nonché seconda moglie del fratello, a procurargli vittime-cibo; mentre le creature dell’aldilà tornano a cercarlo.
Creature cui viene concesso maggiore spazio nel secondo episodio, ambientato all’interno della clinica psichiatrica dove Kirsty, ovvero Ashley Laurence, unica sopravvissuta al massacro, si trova nuovamente ad avere a che fare con la donna, riportata in vita da un dottore disposto a procurarle le persone di cui nutrirsi.
Un secondo episodio il cui maggiore pregio va individuato negli ottimi effetti speciali, ancora più sfruttati nel terzo, destinato a trascinare il tutto in un vero e proprio scenario apocalittico.
Già, perché si parte da una giovane reporter sulle tracce della misteriosa scatola e di Pinhead, ora intrappolato in una statua e alimentato dal ricco proprietario di un club, ma pronto a liberarsi per portare morte e distruzione per le strade affiancato dai suoi “colleghi” di massacro.
Tra compact disc utilizzati come affilatissime lame e abbondante semina di cadaveri, man mano che il divertimento a suon di splatter procede alla grande.
Siete pronti a lasciarvi avvolgere dall’inferno in alta definizione?
Francesco Lomuscio