Il corto animato The Meatseller di Margherita Giusti, dopo aver vinto il David di Donatello per il miglior cortometraggio e il premio Firebird al Hong Kong Film Festival, partecipa alla trentatreesima edizione del Festival del Cinema Africano, d’Asia e America Latina, nel concorso EXTR’A.
Una produzione di Luca Guadagnino – Frenesy Film Company con la voce di Selinna Ajamikoko, che è anche la ragazza da cui è tratta la storia del cortometraggio.
La trama ufficiale
“The Meatseller” racconta la vera storia di Selinna Ajamikoko, una giovane nigeriana determinata a seguire le orme della madre macellaia. La regista rappresenta il suo viaggio verso l’Italia: un’odissea di dolore e riscatto, dipinta attraverso le metafore della carne, del sangue e dei tagli. Grazie all’utilizzo dell’animazione in 2D, ci immergiamo in un mondo di sofferenza e poesia, in cui Selinna ricerca la propria identità. Margherita Giusti, ispirata dall’incontro con la donna, ha trasformato questa storia potente in un cortometraggio che ha attirato l’attenzione di Luca Guadagnino, il quale ha voluto produrlo.
Il linguaggio dell’animazione
“La difficoltà maggiore di un documentario animato è quella di non superare mai il racconto tramite l’estetica”
Afferma l’autrice, sottolineando la sfida di bilanciare la narrazione con l’aspetto visivo. Questa scelta ha radici profonde: Margherita Giusti ha sempre lavorato con l’animazione 2D e questa tecnica le offre la libertà di espressione necessaria per affrontare temi complessi. Inoltre, questa permette di condensare esperienze traumatiche senza renderle troppo cruente o disturbanti, preservando la testimonianza di Selinna nei momenti più difficili del suo viaggio. Per la Giusti, l’animazione è anche un ambiente più sicuro e inclusivo, specialmente per le donne, offrendo una rete di supporto e un’opportunità per esprimersi liberamente. Attraverso questa scelta, il cortometraggio diventa un’ode alla forza e all’identità di Selinna, demolendo stereotipi di genere e pregiudizi con dolcezza e determinazione.
Carne umana, carne animale
Nel cuore di “The Meatseller”, Selinna è raffigurata in una prigione in Libia, costretta a prostituirsi come molte altre donne africane. Qui, il corto prende una svolta drammatica, trasformando Selinna da ragazza a simbolo di carne, rappresentata come una vacca destinata al macello. Questa scelta stilistica è profondamente radicata nella violenza e nell’abuso che Selinna subisce. Si sottolinea dunque la crudeltà della sua situazione e la violazione del suo corpo. La scena della prostituzione è resa ancora più intensa dal fatto che Selinna era vergine al suo primo incontro, come racconta la regista in un’intervista, in cui non fu violentata ma picchiata, un episodio riflesso nel cortometraggio nella scena in cui le donne lavano la mucca.
Il sangue versato diventa emblematico del suo dramma personale: Selinna vive un’ambivalenza nei confronti del proprio corpo, giovane e maltrattato, una percezione resa ancora più complessa dal fatto che quando la regista la incontrò, la donna era incinta. Il corto culmina in una liberazione dalla sua esperienza, nella fattispecie una dichiarazione contro l’idea del suicidio, offrendo una visione di speranza e liberazione attraverso una narrazione dolce e raffinata, nella quale la dolcezza degli occhi della giovane donna coincidono con quelli teneri ed innocenti dell’animale, analogia che si ritrova anche nella sovrapposizione tra destino e sacrificio.
Il cortometraggio dunque ci pare nel complesso meticoloso e metodico, nei suoni variegati come nelle sequenze d’immagini: le procedure precise dei tagli della carne sono il mezzo attraverso il quale Selinna si autodefinisce e afferma in quanto donna lavoratrice e non solo in quanto corpo.