My Name is Aseman scrtto e diretto da Ali Asgari e Gianluca Mangiasciutti, dopo aver riscosso un apprezzabile riscontro al SiciliaAmbiente Film Festival, verrà ospitato nella cornice toscana del Pop Corn Festival del Corto.
La sinossi del cortometraggio
Aseman (interpretata da Jamak Sotoudeh) è una giovane ragazza afgana, timida e riservata. Attualmente, vive in Italia. Aseman si sposta con un fare misterioso, velato da una calma apparente, cercando sempre di non destare sospetti.
Una sera incontra Flavio (interpretato da Filippo Contri) che, rapito dalla sua bellezza, farà di tutto per riuscire a intrufolarsi all’interno di quello scudo protettivo che lei porta sempre con sé.
Finalmente, quando le verrà data l’opportunità di mostrarsi al mondo – grazie a un’intervista volta a denunciare le violenze subite nel suo paese natale – dovrà decidere quanto svelare di sé stessa.

My Name is Aseman (Jamak Sotoudeh), 2023.
Quali emozioni arrivano a noi spettatori?
Il cortometraggio, ha una durata di quattordici minuti e sin da subito, noi spettatori ne conosciamo (anche se solo esternamente) la protagonista.
Con qualche piccola informazione in più, lungi da smascherarla subito, proseguiamo a inoltrarci nella storia – caratterizzata da inquadrature statiche e poco dinamiche – di questa misteriosa donna afgana.
Se da un lato siamo invogliati a sapere di più dove si sta recando? Perché indossa sempre la mascherina? Dunque, a conoscere a fondo i motivi che l’hanno portata in Italia, e, successivamente resa consapevole di dover ricominciare da capo e doversi mettere in gioco da sola, all’interno di una società ancora tutta da scoprire; dall’altro alcuni difetti ci riportano bruscamente alla realtà, sporcando quel magico legame che solitamente si crea fra spettatore e storia.
Pregi e difetti
La recitazione non sempre raggiunge il livello di profondità desiderato e, purtroppo, questo crea un divario fra l’intensità della scrittura e la successiva messa in scena; messa in scena che, a parer di chi scrive, si dilunga troppo nell’introdurre un personaggio secondario alla vicenda principale, aggiungendo poco – se non qualche spunto interessante – alla trama.
Dunque, si arriva al finale abbastanza insoddisfatti e, forse, in cerca di qualche risposta più approfondita. Di certo, un cortometraggio non ha sempre la possibilità di affrontare nel concreto ogni sua sfaccettatura. In My Name is Aseman, lo spessore emotivo non manca, ma urta contro una fondamenta (la sceneggiatura) esile, non in grado di reggerne il peso.