Quest’anno il Far East Film Festival di Udine premia Zhang Yimou con il Gelso d’Oro, riconoscendo il suo immenso contributo all’arte cinematografica. La figura di Zhang Yimou rappresenta ancora oggi una voce artistica fondamentale nel panorama del cinema mondiale e dell’area della Cina continentale in particolare. Regista rivoluzionario, la sua produzione si spinge ben oltre il contributo artistico personale, fino a rappresentare un prima e un dopo nella storia culturale di un paese complesso come la Cina.
Zhang Yimou e la Quinta Generazione
Zhang Yimou fa capo a una generazione artistica molto particolare. Nato nel 1950, la sua adolescenza è stata sorpresa bruscamente dall’inizio della Rivoluzione Culturale cinese, con la quale Mao Zedong ha tentato di riaffermare la sua supremazia per riprendere il potere politico all’interno del Partito Comunista Cinese. Durante la Rivoluzione, Zhang Yimou è stato costretto a lasciare la scuola per supportare la famiglia lavorando presso alcune fattorie e in una fabbrica tessile. Nonostante l’asprezza di quegli anni, Zhang Yimou si appassionò sempre di più alla pittura e alla fotografia e riuscì a mantenersi anche vendendo le foto che scattava. In alcune interviste ha confermato di aver addirittura venduto il proprio sangue per potersi comprare la sua prima macchina fotografica.
Mao morì nel 1976 e lo stesso anno anche la Rivoluzione Culturale ebbe fine. Nel 1978 riaprì la Beijing Film Academy e Zhang Yimou prese parte all’esame di ammissione. In base alle sue stesse dichiarazioni, la durezza della Rivoluzione Culturale e della vita da operaio erano state tali che avrebbe fatto qualunque cosa pur di trovare un’altra strada nella vita. Il regista decise di iscriversi alla Beijing Film Academy spinto più che altro dal proprio interesse per la fotografia.
Studiando formalmente presso l’accademia di cinema, Zhang Yimou entrò a far parte del gruppo di registi che successivamente furono denominati della Quinta Generazione. Il gruppo era composto da studenti che avevano frequentato gli studi nel quinquennio 1978-1982. La Quinta Generazione rappresenta una fase fondamentale per la produzione cinematografica cinese, poiché i registi si trovavano a dialogare con il passato della Repubblica Popolare, rappresentato dal cinema del realismo socialista, e con il futuro del Paese, che stava muovendo i primi passi all’interno del sistema della globalizzazione.
La Quinta Generazione – Caratteristiche principali
In base alle analisi elaborate riguardo alle produzioni della Quinta Generazione, possiamo individuare tre istanze principali (W. Larson in The Chinese Cinema Book, Song Hwee Lim & Julian Ward, 2001).
Come primo punto, la Quinta Generazione si è confrontata con le modalità espressive ed estetiche imposte dal realismo socialista. Da esso aveva ereditato un forte interesse per la rappresentazione della vita rurale in opposizione a quella urbana.
Il secondo aspetto è quello delle modalità espressive allegoriche e spesso ambigue dei registi. È forte la valenza artistica e di interpretazione del messaggio, contrapposto alla chiarezza comunicativa del cinema del realismo socialista.
Terzo e ultimo punto, è fondamentale la dimensione assunta durante la globalizzazione, che porta ad una commercializzazione del prodotto filmico nel mercato internazionale e alla costituzione di uno star system cinese.
Il lavoro di Zhang Yimou è emblematico nella forma in cui rappresenta queste istanze appena elencate. Analizzando alcuni dei suoi film come Sorgo Rosso e Lanterne Rosse e mettendoli a confronto con opere della produzione successiva come Hero, è evidente che una parte della produzione è fortemente basata sul rapporto con il passato del realismo socialista, mentre quella successiva si concentra sulla fase della globalizzazione e commercializzazione dei film cinesi.
Sorgo Rosso, 1987 – Zhang Yimou
Il film Sorgo Rosso è stato ampiamente riconosciuto come un’opera di enorme valore artistico a livello mondiale. Inoltre, è anche un lavoro che esprime il rapporto che i registi della Quinta Generazione instaurano con il cinema del realismo socialista.
Il film è tratto dall’omonimo libro Sorgo Rosso dello scrittore Mo Yan. La narrazione inizia intorno agli Anni Venti del Novecento. Siamo in un piccolo villaggio della Cina rurale, in cui la vita è scandita dal ciclo della crescita dei campi di sorgo che circondano le case. La storia si concentra su una famiglia che possiede una distilleria per la produzione di vino di sorgo rosso. La storia dell’occupazione giapponese della Cina s’intreccia con gli avvenimenti personali dei membri della famiglia.
Sorgo Rosso è un’opera che ha fatto la storia. Il film ha avuto il merito di essere una delle prime pellicole della Repubblica Popolare Cinese distribuite all’estero. Il successo è stato confermato quasi immediatamente: il film ha conquistato l’Orso d’Oro al Festival di Berlino nel 1988. Inoltre Sorgo Rosso è stato in assoluto il primo film della Repubblica Popolare Cinese a ricevere una distribuzione in Italia.
Il superamento del realismo socialista
È estremamente interessante analizzare il modo in cui Sorgo Rosso dialoga con la tradizione espressiva del realismo socialista. Prima di tutto, è fondamentale il fatto che il racconto sia ambientato in un villaggio della Cina rurale. Ciò è in linea con le istanze proferite da Mao, secondo cui la forza della rivoluzione in Cina non giace tanto nella massa operaia quanto in quella agricola.
La Quinta Generazione fa un passo avanti rispetto al realismo socialista, considerato troppo monolitico e poco introspettivo. I registi iniziano a rappresentare gli ambienti rurali in una dimensione allegorica. In queste ambientazioni non tutto viene presentato direttamente allo spettatore, ma si esige lo sforzo di un’interpretazione. Inoltre, le vicende dei personaggi, seppur legate al luogo e alla dimensione storica narrata, rappresentano la visione dell’autore su tematiche più ampie come la vita, la storia e la rivoluzione. Ciò è stato uno dei più significativi elementi di rottura con il cinema del realismo socialista. Secondo la visione socialista, infatti, l’opera d’arte doveva essere pienamente intellegibile per i lavoratori e doveva veicolare un chiaro messaggio rivoluzionario.
Fondamentale è anche il discorso estetico portato avanti dalla fotografia di Sorgo Rosso. Naturalmente la tinta dominante è il rosso, colore caro anche al filone del cinema socialista, spesso usato per rappresentare la forza e la passione umana. In Sorgo Rosso l’attenzione è posta principalmente sull’aspetto umano. Rosso è il sangue dei feriti, il vino frutto del lavoro dei personaggi, il sorgo che rappresenta il ciclo vitale.
Sorgo Rosso è in definitiva un film sullo sforzo vitalistico, che narra le esistenze dei personaggi oltre i confini della storia. Ognuna delle vicende narrate rappresenta un’allegoria che esprime una profonda riflessione dell’autore su tematiche esistenziali.
Nuove istanze estetiche
Prima di arrivare ai grandi successi di pubblico mondiale, è necessario fare riferimento anche alle fondamentali innovazioni estetiche dei registi della Quinta Generazione. Zhang Yimou e i suoi coetanei si concentrarono sulle sperimentazioni di un nuovo apparato estetico che potesse esprimere le istanze di una società politica nuova che necessitava di nuovi linguaggi artistici. La nuova estetica, che curava moltissimo l’uso dei colori e delle coreografie, fu il motore della diffusione dei film di questa fase anche al di fuori della Cina, dove furono accolti da un enorme successo di pubblico.
Le nuove forme estetiche in un certo senso riscrivevano quella che era stata la modalità narrativa socialista, monolitica e a volte monotona. L’obiettivo era creare un linguaggio cinematografico nuovo, profondo e che incoraggiasse l’interpretazione. Questa ricerca di modalità espressive favorirà sempre di più la produzione internazionale, aprendo man mano la strada alla commercializzazione dei film cinesi nel mercato internazionale.
Tiananmen e il cammino verso la modernità
Un altro grandissimo momento di rottura si ebbe dopo le proteste che culminarono nel massacro di piazza Tienanmen nel 1989. La Cina era ormai diventata una nazione in cui si stavano diffondendo i mezzi di comunicazione globali e in cui sempre più persone erano attratte da ciò che si trovava oltre il confine della Grande Muraglia. Per questo motivo, al fine di mantenere saldo il potere, il governo non poté far altro che dare inizio alla modernizzazione della Cina e con essa anche alla globalizzazione.
In un contesto che puntava alla globalizzazione, Zhang Yimou con Hero, La Foresta dei Pugnali Volanti e altre opere di questo periodo fu così lungimirante da riuscire a costruire per primo uno star system cinese e pose le basi per quello pan-asiatico. La prima vera star del cinema cinese fu Gong Li, che aveva già recitato in Sorgo Rosso, Lanterne Rosse e La storia di Qiu Ju. Dopo di lei, si aprì la strada alle grandi star del cinema cinese contemporaneo.
Hero – 2002, Zhang Yimou
Hero è emblema di una nuova fase del cinema cinese. Il film ha riscosso enorme successo all’estero, cavalcando l’onda dei film di arti marziali. La consacrazione è giunta con la nomination come Miglior Film Straniero agli Oscar 2003.
Hero è un tripudio di maestria artistica: ritorna nuovamente il discorso sui singoli colori che rappresentano personaggi o stati d’animo, per non parlare delle splendide coreografie dei combattimenti. Il film ha dato il via ad un filone di opere ad alto budget realizzate principalmente per il mercato estero e sostenute da un solido star system. Tuttavia in Cina non sono mancate le critiche ai film legati a questo filone. Molti hanno tacciato i registi della Quinta Generazione di essersi piegati alle dinamiche di mercato e di aver perso molto del loro valore artistico che era legato alla narrazione.
In particolare, in Cina Hero fu un film non poco controverso. Ad esempio, il fatto che nel finale l’eroe decida di non uccidere il tiranno è stato considerato da molta parte della critica quasi una tendenza giustificazionista nei confronti dell’autoritarismo. Un altro aspetto da tenere in considerazione è quello per cui film come Hero sono stati spesso accusati di portare una rappresentazione auto-orientalista della storia e della cultura cinese. Ciò significa che la narrazione insiste su una rappresentazione stereotipata della storia e della cultura cinese che fa riferimento ad un pubblico alla ricerca di un certo esotismo asiatico. In ogni caso, la produzione cinese per il mercato internazionale si è aperta ad una nuova fase e resta a noi continuare a prestare attenzione alle nuove istanze di cambiamento.
In qualunque modo si interpreti la produzione di Zhang Yimou, è indubbio che sia emblematica per rappresentare la storia del cinema cinese contemporaneo. I suoi film saranno certamente considerati un’inestimabile eredità della storia del cinema.