Long distance swimmer – Sara Mardini di Charly Wai Feldman è il documentario sulla storia di Sara Mardini, sorella di Yusra, negli anni seguenti la grande impresa dalle due ragazze. Il documentario è prodotto da DOCDAYS Productions & Safe Passage Films in co-produzione con SWR & Al Jazeera e ARTE.
Long distance swimmer – Sara Mardini di Charly Wai Feldman, la trama
Sara e Yusra Mardini sono scappate dalla Siria in guerra e sono arrivate in Germania facendo parlare di sé. La loro mirabolante impresa ha permesso a tutta la barca di rifugiati di salvarsi: grazie alle loro qualità sportive e all’aiuto di altri due, hanno spinto a nuoto l’imbarcazione verso la salvezza. Il nome di Yusra è stato poi reso celebre perché inclusa nella squadra ROT (Refugee Olympic Team) alle Olimpiadi; ma il destino di Sara si realizza soltanto quando lei può restituire quello che ha ricevuto.
Unitasi quindi ad una NGO greca per prestare aiuto ad altri rifugiati in arrivo, è arrestata nel 2018 insieme ad un collega e accusata di favoreggiamento dell’immigrazione illegale e di contrabbando. Il documentario segue la sua battaglia legale e il suo personale percorso di crescita.
I have a message I completely believe in and I’m gonna fight for it.
Il dopo Netflix
Si parla ancora del caso Mardini, ma non in versione romanzata come ha scelto Netflix nel film Le nuotatrici. Questa è la storia della vita di Sara e delle sue scelte che si sono tramutate improvvisamente – e malgrado non fosse quella la sua intenzione -, in imprese.
Tuttavia, Long distance swimmer – Sara Mardini di Charly Wai Feldman è capace di andare più a fondo della storia di un individuo, rappresentando l’improvvisa inversione di tendenza politica e sociale del continente europeo. E come questo cambio di rotta abbia fatto di Sara una criminale.
Il documentario sposta il fuoco sui valori che Sara difende e approfondisce il ruolo chiave delle ONG e come sia stato snaturato. Spalle al muro e additate di favoreggiamento, l’eroismo, l’altruismo, la carità si tramutano in mostri minacciosi per cui gli individui diventano colpevoli più che fautori di bene.
What is the strongest thing about me right now: it’s my voice.
Non si risparmia la dura critica, osservando Sara vivere la sua giovinezza nell’incertezza di una sentenza di cui, per lungo tempo, nel film non si sa nulla. Per questo il documentario è un lecito strumento di sostegno alla causa, che in Sara ha trovato una voce forte, ma che ha bisogno di una argomentazione articolata. Che supera analisi distorte e fraitendimenti.