Presentato in anteprima mondiale presso la 33esima edizione del Festival del Cinema Africano, d’Asia e America Latina, Non piangere è il cortometraggio firmato dal regista fiorentino Niccolò Corti. Il film affronta un tema della nostra Italia multiculturale: l’immigrazione. Il regista, inoltre, solca questo tema per mettere in luce un’oscura verità sulla situazione dei musulmani in Italia.
Mustafa e il figlio Chafik sono in viaggio per le nebbiose strade del Nord Italia. Il bambino di nove anni, ignaro di dove stiano andando, coglie qualche informazione dalle soste e dagli incontri di suo padre. L’uomo, stanco e preoccupato per qualcosa di ancora non definito, a malapena gli rivolge la parola. Dopo un viaggio scandito da silenzi, paesaggi nebbiosi e cimiteri desolati, una chiamata porrà fine alla sua angoscia. Così, nei pressi di un paesino abbandonato, lontano da occhi indiscreti, il piccolo Chafik scoprirà la dolorosa verità nascosta nel bagagliaio.
Lacrime nella pioggia
All’interno della macchina guidata da Mustafa sono presenti tre passeggeri: lui, il figlio Chafik e uno invisibile, ovvero lo spettatore. Noi siamo presenti tramite la macchina da presa. Tuttavia, per quindici minuti possiamo essere un tutt’uno con Chafik, ignari del “peso” che ci portiamo dietro, che ancora non conosciamo. Insieme al bambino, ascoltiamo le parole del papà, sia dentro che fuori la macchina, ma noi rimaniamo sempre lì, accanto a Chafik, entro le quattro porte del veicolo. Quando poi, alla fine, scopriamo la cruda realtà, la macchina si svuota dei suoi passeggeri, liberandosi anche del “peso”. In una giornata di pioggia, le lacrime di un bambino non fanno altro che confondersi tra le gocce piovane che scorrono sul suo volto, ignaro del fatto che ci sono migliaia di altre famiglie musulmane nella loro stessa situazione.
Non piangere è un inno di denuncia sociale, breve ma intenso, che arriva dritto al cuore, senza ricorrere ad alcuna introduzione. Niccolò Corti ci porta nel vivo dell’azione, mostrandoci una realtà nascosta della nostra nazione, che ospita quasi tre milioni di fedeli musulmani. La fotografia, inoltre, così semplice, essenziale e pura, riesce a trasmettere l’umanità presente in queste due persone, entrambe in un conflitto interiore, tra la consapevolezza del padre e l’innocenza del bambino. Mustafa e suo figlio Chafik agiscono lontano da occhi indiscreti. Lontano dall’indifferenza e dall’ignoranza delle persone.
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