La 25° edizione del Jeonju International Film Festival ha dato la possibilità ai giornalisti presenti di visionare in anteprima 35 minuti del nuovo film Pixar Inside Out 2.
È seguita una conferenza stampa in compagnia del regista Kelsey Mann e dal produttore Mark Nielsen.
Le novità nella prima mezzora di Inside Out 2
Le cose si sono fatte anche più serie per la Riley tredicenne, ma le sue emozioni collaborano come una squadra matura e unita. Friendship Island è aumentata di volume mentre Family Island si è ristretta ma ha una sua solidità.
In Riley cresce la consapevolezza dell’amicizia come valore fondamentale, ed è con un gesto semplice che nella sua cabina di pilotaggio si forma il “centro dei valori”, le sue certezze (i believes della versione originale): una sorta di fiore intrecciato brillante da cui si si snodano radici profonde. Per difendere questa nuova personalità che matura, Gioia escogita una strategia per cacciare i brutti ricordi, nelle profondità della memoria. E contemporaneamente preservare le certezze di Riley nella terra incantata dei suoi valori, fatta di suoni e luci eleganti.
Nel frattempo, nella vita reale, l’allenatore della scuola superiore convoca Riley e le sue due migliori amiche per un campus selettivo dove Riley sarà costretta a scelte importanti.
Ed è così che improvvisamente, nottetempo, alla console compare l’allarme pubertà. Tutti terrorizzati, cercano di liberarsi di quel pulsantone chiassoso; ma ormai la squadra di smantellatori è già stata mobilitata e arrivano e demolire la vecchia e monotona centralina di comando. È qui che compare la nuova colorata compagine di nuove emozioni: Ansia, Invidia, Imbarazzo e Noia (per gli amici “ennui”). Ad un certo punto (una scena esilarante), spunta anche Nostalgia che però viene ricacciata dietro la porta.
Le quattro nuove emozioni progettano di cambiare Riley ed estromettono le emozioni originali, imprigionandole nella camera dei segreti.
I plan for the future.
Ansia
La nuova Riley e le quattro emozioni aggiunte
Inside Out 2 è un viaggio di formazione, fisico e psicologico questa volta, dove tutta la compagnia delle vecchie emozioni è costretta a ritornare al quartier generale per riprendere il controllo della Riley incasinata dalla pubertà.
Kelsey Mann, il regista, afferma che la selezione delle nuove emozioni non è stata banale, così come la rappresentazione visuale delle stesse. Dal suo canto, la richiesta esplicita di Mann è stata quella di includere “un personaggio piccolo piccolo” e uno “grande grande”: ecco quindi Invidia e Imbarazzo.
La stessa cura è stata impiegata nelle voci. Sono nove attori distinti a dare vita alle nove emozioni di Riley.
I’ve made a whole list and was really drawn to anxiety. It was before the pandemic, and it was already an issue among teenagers. […]
We had already kind of decided to make a movie based on anxiety: when you see other people dealing with it, it helps to diminish it.
Il supporto dei consulenti e degli psicologi non ha che rafforzato la scelta. Non ci mette molto il produttore Mark Nielsen a ribadire come il successo di Inside Out e le conferme ricevute dagli esperti del settore, avevano rinforzato la volontà di aprirsi verso i più grandi. Ed offrire loro uno strumento di discussione e riflessione.
Kelsey Mann, regista
Il cambiamento in Inside Out 2
Inside Out 2 è una evoluzione decisiva dal primo episodio e la sfida del sequel è sempre avvincente. Kelsey Mann racconta di come avesse preparato una lunga lista di sequel della storia del cinema, dividendo tra quelli che a parer suo erano stati un successo e quelli che invece non l’avevano convinto.
The one I loved are those that evolved the character and the world.
I approached the movie trying to make it original.
Non è un caso che, nell’ottica del cambiamento e dell’evoluzione, Mann si adopera subito per modificare la ratio del film: dove Inside Out era in 1:85, Inside Out 2 si appoggia ad un ampio Cinemascope per accogliere la numerosa comitiva che guida Riley quotidianamente.
In ultimo, un tema centrale del film su cui entrambi, regista e produttore, hanno speso parole, è l’accettazione di sé.
Self-acceptance came from me looking at the picture of myself.
riferisce Kelsey Mann
There was such a contrast between me when I was 5 and me when I was 15.
Il regista racconta di come ricorda la differente percezione di sé di quegli anni e di quanto avesse influenzato la serenità con cui viveva le sue giornate: il film avrebbe quindi dovuto promuovere positivamente l’immagine dei giovani, dare a questi adolescenti quella giusta e positiva prospettiva che fatica ad imporsi a questa età.
E dalla prima conoscenza avuta con il nuovo progetto di casa Pixar, non possiamo che confermare come sia una ventata di aria freschissima, stuzzicante e facilitante la discussione e l’introspezione.