La canzone di Aida è un documentario diretto, prodotto e scritto da Giovanni Princigalli. Nel 2002, il regista decide di vivere per un anno all’interno del campo Rom di Bari, partecipando alla routine quotidiana dei protagonisti. Nel 2024 torna dove tutto ebbe inizio per documentare cambiamenti e trasformazioni di questa comunità attraverso la storia di Aida. Prima bambina, poi ragazza e ora donna, nata e cresciuta in questo contesto.
Il documentario è dedicato alla memoria di Franco Cassano, sociologo e politico italiano, scomparso nel 2021, che fu prima professore e poi supervisore del primo film del regista: Japigia Gagi . Il lungometraggio è stato presentato al Bari film festival e sarà in programma al Documentary Film Festival di Vienna come film in concorso.
La canzone di Aida è stato finanziato in grande parte da istituzioni canadesi, e poi dalla SCAM France, dalla CGIL, dalla Teca del Mediterraneo di Bari ed ottenuto il patrocinio dell’Apulia Film Comission e del Comune di Bari. 
La storia di Aida
Aida è una bambina che nel 2002 vuole diventare fotomodella, adora truccarsi e sentirsi una star, guarda Di Caprio al cinema e se ne innamora. Ha un sorriso sgargiante e gli occhi pieni di sogni. Nel 2024, ne ha visti svanire molti. Ha sposato un uomo, Zeus, che non ama e da cui vuole divorziare. Rimane imprigionata nel campo senza via di uscita dal momento che il padre occupa il ruolo di capo e ha bisogno di lei per gestire e organizzare l’intera comunità. Aida è una donna che ha subito violenze dal proprio compagno, è stata tradita più volte, è stata rinchiusa nel suo mondo. Aspetta un bambino che decide di tenere come ancora di salvezza.
Una storia di emancipazione, di lotta, di speranza e di sofferenze di una bambina che, crescendo, ha dovuto scontrarsi con una realtà dura ed estremamente patriarcale, come quella Rom. Il film è la storia della sua lotta per un riscatto, per l’indipendenza e per una nuova vita fuori dal campo. Una storia semplice, genuina, sincera.
La canzone di Aida però è anche una storia di lotta da parte di un popolo che, da anni, cerca di integrarsi con la popolazione locale (in questo caso, l’Italia e Bari in particolare). Il documentario, infatti, segue anche le vicende politiche di chi gestisce la comunità. I due leader del campo si candidano in politica con un partito di sinistra e combattono per ottenere maggiori diritti come l’istruzione e il diritto all’abitazione.

Un affresco di grande umanità
L’autore, come la sua magnifica protagonista, si confronta con le loro origini rendendo universale una storia di trasmissione familiare. Così dice Viviana Andriani, produttrice. Commenta il documentario anche Viva Paci, prof. di teorie del cinema e responsabile del laboratorio di pratiche documentarie presso la Media School dell’Università del Quebec a Montreal.
La canzone di Aida è il frutto di oltre venti anni di conoscenza, frequentazione, presenza, durante i quali Princigalli entra nelle dimore altrui e nelle loro vite, che a lui si raccontano. Nel film, grazie al film, nessuno è escluso. Tutti possono parlare e poi ripensarci. Quindi crescere.
Queste invece le parole della protagonista, Aida, capaci di racchiudere tutto il dolore e la sofferenza espressa del documentario:
In 20 anni da questo posto tutti sono andati via, tranne io e la mia famiglia, anche le mie sorelle e mio fratello sono andati via, ed io sono rimasta qui, a badare a miei genitori. Ma non ho fatto la cosa migliore a rimanere. Ogni famiglia che fa i soldi ed ha la possibilità se ve va via, perché trova una casa in Inghilterra, Francia, Germania. Mio padre invece dice di essere il capo del villaggio ed ha responsabilità, quindi non se ne può andare.