Lubna Playoust in Room 999”, quaranta anni dopo, “Camera 666” di Wim Wenders, propone ai cineasti presenti al Festival di Cannes, in una sala dell’Hotel Marriott, seduti in poltrona, di fronte a una videocamera fissa, questa domanda:
Il cinema è un linguaggio che sta per perdersi, un’arte che sta per morire?
Ad aprire le danze è Wim Wenders. “Il cinema è nato nel 1895 come attrazione da fiera. I Lumiere pensavano che fosse una moda passeggera. Divenne poi un linguaggio, poi una forma d’arte ed è la più popolare del XX secolo. E’ sopravvissuto alla televisione, all’home video, alla rivoluzione digitale. E’ in atto un’erosione non solo climatica, ma culturale. Il bisogno di narrare per immagini non morirà, ma il cinema è scomparso.”
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Room 999: una riflessione sul cinema tra realismo e pessimismo
Sulla sua scia, James Gray, convinto che il cinema sta morendo. ”E’ come l’opera, ha vissuto momenti bellissimi, morirà e sarà sostituito da videogames.”
David Cronenberg non è preoccupato per il futuro del cinema come Audrey Diwan, che sottolinea, però, come le nuove generazioni, cresciute con i video brevi, amano le narrazioni frammentate e non il tempo che passa.
Parimente, Shannon Murphy sottolinea come le persone, ai giorni nostri, sono perennemente distratte. A suo dire, si vedono spesso spettatori che, se si annoiano al cinema, vanno sui social o quando guardano la televisione, sbirciano il telefono. La sua posizione è drastica. “Bisognerebbe vietare l’uso dei telefonini al cinema e, se lo usi, dovrebbero cacciarti fuori.”
Filosofico e più conciliante, invece, è Arnaud Desplechin: “Il cinema muore continuamente, ma questo è il principio stesso della sua stessa vita.” Categorica Lynne Ramsay: “Vivrà.”
Asghar Farhadi ricorda come oggi sia scomparso il rito di andare al cinema, di fare la fila, sgranocchiare al buio qualcosa e, all’uscita, commentare il film. Oggi le nove generazioni non sentono questo bisogno perché comunicano con i social media e guardano il film a casa.
Room 999: esiste ancora un cinema libero?
Lapidario Nadav Lapid. “Il cinema è fragile, malato.”
Claire Denis ricorda, invece, che per Jean Luc Godard il cinema è nato con dei piccoli film, quelli realizzati con un piccolo budget.
Sulla sua stessa lunghezza d’onda Olivier Assays :
“Più un film è costoso, meno è libero e meno è cinema. Più il cinema è economico e più è vero.”
Per Pietro Marcello: “ I surrealisti dicevano che si andava al cinema per rubare emozioni negate alla nostra vita quotidiana. Oggi i produttori non hanno bisogno di autori, ma di esecutori che possono rispettare le committenze. Quello che resta è solamente merce.”
Per Alice Winocour, la morte del cinema è legata alla standardizzazione delle immagini laddove, invece, per sua vocazione, dovrebbe essere un luogo d’invenzione e di resistenza.
Ali Cherri afferma, invece, che “bisogna resistere, rivendicando questo spazio immaginario.”
Per Cristian Mungiu più che la frenesia di produrre tanti film, oggi dovremmo impegnarci a vedere più i film del passato. Agnes Jaoui punta il dito, infine, contro quei registi che accettano i compromessi imposti dai padroni delle piattaforme.
A chiudere il doc, Alice Rorwacher: “In una società come la nostra, costruita sull’individuo, abbiamo bisogno di luoghi, esperienze e riti collettivi. Quindi, abbiamo bisogno del cinema.”
“Chambre 999“, è un doc, ricco di spunti di riflessioni interessanti ma sottolinea come la stragrande maggioranza dei registi intervistati, per fortuna, è più bravo a narrare storie e a dirigere film, che a teorizzare sul destino del cinema.
Tra i tanti, la più emblematica intervista, mi sembra quella di Paolo Sorrentino. Inizialmente, dichiara che i produttori sono preoccupati di scontentare una serie di persone incline a essere per sempre scontenti e che un’espressione artistica che vuole accontentare tutti, diventa un’entità scialba, sbiadita.
Successivamente, sconfessando, di fatto, il suo cinema levigato, abraso dalla anche più minima imperfezione ed esteticamente impeccabile, Sorrentino afferma:
“L’arte non può prescindere da un tasso di coraggio, scorrettezza. Deve essere sgarbata, maleducata anche provocatoria, incoerente, libera, autentica.”
Il più simpatico di tutti? Kirill Serebrennikov che, invece, di lanciarsi in fumose o articolate riflessioni, non apre bocca e mette in scena un esilarante balletto.
Al cinema dal 6 maggio.