The Judgment è una coproduzione internazionale, ambientato ad Alessandria d’Egitto e scritto e diretto da Marwan Mokbel. La pellicola è stata presentata, negli Stati Uniti, il 22 settembre 2023 ed è prodotta da Perspectives Pictures. Anche se ambientata in Egitto, la pellicola è stata girata prevalentemente in Libano.
The Judgment è stato presentato, fuori concorso, all’ultima edizione del Lovers Film Festival di Torino, manifestazione che vede Vladimir Luxuria quale direttrice artistica. La pellicola è risultata vincitrice del Premio Torino Pride.
The Judgment ci ha completamente devastatə (dalla motivazione del premio ricevuto a Torino)
Un viaggio nell’orrore di anime spezzate
Mo e Hisham sono una giovane coppia gay egiziana costretta al rientro in patria per una urgenza familiare. La coppia, consapevole delle difficoltà, decide di nascondere la loro relazione. Hisham e Mo si fingono semplici amici, cercando di sfuggire all’omofobia che permea la loro società. Ma il ritorno a casa è un incubo per Mo. L’ansia e il disagio lo avvolgono mentre cammina per le strade di Alessandria, cercando di nascondere la sua vera identità.
Un giorno, l’ingresso dell’abitazione che ospita la coppia viene “segnata”. Non si capisce se è una stregoneria, un avvertimento o una minaccia. La mente razionale di Mo, quella di un moderno ateo americano, cerca di andare oltre l’avvenimento, ma si ritrova presto imbrigliato fra incubi e giochi di stregoneria.
I suoi ricordi d’infanzia emergono: le storie di spiriti e demoni che sua nonna gli raccontava, le paure religiose che aveva cercato di dimenticare. Mo si rende conto che non è così libero come credeva. La sua relazione con Hisham, che nel suo intimo vede ancora come peccaminosa, lo tormenta.
The Judgment – I due protagonisti Freddy Shahin e Junes Zahdi
La notte, Mo confessa tutto ad Hisham. Le sue paure, le sue vergogne, i suoi segreti. Hisham lo ascolta e accondiscende ad accompagnarlo verso un percorso che possa portarlo alla rottura dell’incantesimo. Ma è tutto più complicato di quel che sembra.
Alla stregoneria si sostituisce un pericolo più imminente e reale, che vede Hisham rischiare la vita e Mo rinnegare quella madre che lo ha sempre respinto. Alla fine, si ritrovano liberi di amarsi, di essere se stessi, con un alleato prezioso: la madre di Hisham, che sa anche se condivide il closet del figlio e del suo compagno.
L’uso dell’horror per indagare profonde e intime paure
The Judgment non è il classico film a tematica queer. Chi si aspetta la narrazione drammatica di una storia difficile da vivere non può che rimanere colpito dall’uso che l’autore, Marwan Mokbel, fa degli innesti horror. Un racconto che ha per protagoniste le paure più recondite, quelle che mettono a confronto ogni essere umano con l’Io più profondo. Nulla a che vedere con l’Es freudiano bensì con quella parte di Io che viene riplasmato e condizionato da un vissuto traumatico.
Mokbel gioca per tutta la storia con il vissuto di Mo, consapevole della sua “diversità” fin da bambino e, proprio per questo, vittima di abusi psicologici. E lo fa in maniera originale, mettendo da parte l’aspetto più melodrammatico e focalizzandosi sulla paura. Un terrore che rimane ancorato nell’anima e che, a causa del rientro imprevisto in Egitto, fa affiorare in Mo deliri dovuti alla mancata accettazione di se stesso.
Hisham non è un personaggio secondario in tutto ciò, ma è la parte buona, quell’amore puro che cerca di aiutare il compagno ad affrontare i suoi spettri, anche accondiscendendo a riti magici. Il regista porta alla crescita Hisham, closeted in famiglia e con gli amici, quello che pare più plasmabile a ciò che lo circonda.
Le due facce della medaglia di un amore materno
Il giovane arriverà ad affrontare non solo i fantasmi di Mo ma anche i suoi nemici profondi: quella madre che l’ha sempre rifiutato e le persone che la aiutano a ottenere vendetta. Una donna che, quando Mo era piccolo, lo aveva fatto tornare in Egitto perché venisse sottomesso a una terapia riparativa casalinga.
The Judgment – Un frame del film egiziano
Una violenza che Mo conserva nell’animo e che lo porterà drammaticamente a porre fine a quel legame. Un rapporto diametralmente opposto a quello che contraddistingue Hisham alla sua genitrice. La donna che sa, perché una mamma non può non conoscere il figlio, ma che rispetta la sua volontà di mantenere il segreto. Una madre che è pronta a dare amore anche al compagno di Hisham, in maniera discreta e nella speranza che il suo mondo possa cambiare.
La religione come oppio dei popoli
Marwan Mokbel non evita di inserire, nella sua storia, anche l’influenza della religione e poco importa se musulmana o cristiana. Il continuo richiamo alla preghiera, che diventa un elemento portante della colonna sonora, piuttosto che la stregoneria contrapposta alla fede. Una fede, quella di Mo, che va oltre a quella religiosa ma che si riferisce a una profonda accettazione di sé.
Se temi come l’omosessualità, il closet, la religione e le credenze sono centrali in questo racconto, questi vengono ben sostenuti dal resto dell’apparato filmico. Mokbel si attornia di professionisti che riescono a garantirgli quell’effetto suggestivo che rendono significante la pellicola.
Le musiche di Matias Piegari, già compositore di Cattivissimo me 3 e Minions, è davvero ben calibrata e identifica le situazioni evitando la banalità del cinema mainstream. Anche la fotografia di Leo Purman riesce a ben dosarsi con i suggestivi paesaggi mediorientali, rendendo la narrazione ancor più efficace
Interpreti all’altezza dell’emotività dei personaggi
La coppia dei giovani protagonisti è formata da Junes Zahdi e Freddy Shahin. Opportunamente scelti dal regista, entrambi riescono a dare lo spessore emotivo con una interpretazione mai eccessiva. Zahdi, che interpreta il dannato Mo, lo fa in maniera credibile, rendendo la sua disperazione palpabile e convogliata verso la sua interiorità. Shahin, che interpreta Hisham ovvero il compagno di Mo, riesce a non farsi fagocitare dal suo collega e mantiene una espressività che ben si confà al suo personaggio.
The Judgment – Junes Zahdi, Samara Nohra e Freddy Shahin
Le due madri, opposte per indole, sono interpretate da Rindala Tawk e Samara Nohra. Entrambe rimangono ligie alle direttive di Mokbel, arricchendo la trama con le loro impersonificazioni. Tawk gioca con determinazione il ruolo della madre crudele, colei che ha disconosciuto il figlio per via della sua omosessualità. Nohra, invece, ha più agio in un ruolo che le fa scoprire più sfumature permettendole una messa in scena più empatica, nonostante il suo legame alla religione.
Un racconto queer “puro” e originale
Non è la prima volta che una coppia omosessuale è protagonista di un film horror. Ricordiamo il recente Bussano alla porta, anche se il regista M. Night Shyamalan è decisamente più focalizzato sull’horror che sulla ricerca introspettiva.
Mokbel trova un giusto equilibrio fra esoterismo, religione e introspezione e scava nell’animo queer dei protagonisti andando oltre il classico closet. Una ricerca interiore che riscontriamo in pochi film, come Estranei che ha in qualche modo una affinità elettiva con The Judgment. E soprattutto dove non serve esporre pezzi di carne per rendere il racconto accettabile, evitando un facile queer baiting.
Non è un film semplice e non è neanche uno di quei lavori da guardare tanto per passare il tempo. Richiede un impegno che viene sicuramente ripagato, soprattutto da chi è vicino al mondo queer.