Far East Film Festival

‘Mimang’, la meravigliosa opera prima di Kim Tae-yang

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In concorso al Far East Film Festival, Mimang di Kim Tae-yang si concentra sul tempo che passa, riflesso nell’evoluzione continua del paesaggio della capitale Seoul e nei rapporti tra i personaggi.

Mimang: la trama

Suddiviso in tre capitoli intitolati come le diverse definizioni del termine ‘Mimang’, il film ci mostra scorci del rapporto fra i suoi personaggi. Immergendoci in medias res nella folla delle strade di Seoul, ci invita a leggere il misterioso rapporto dei personaggi tra le righe dei dialoghi. È difficile definire i protagonisti di questo film, come difficile è definire il rapporto che li lega. Nel corso di quattro anni, li incontriamo in momenti diversi della loro vita. Un incontro casuale, un nuovo inizio, il ritrovamento di luoghi e momenti sepolti nei ricordi. Mimang è un film che lascia molto all’interpretazione personale, alla costruzione soggettiva del mondo che potrebbe circondare i suoi personaggi. L’evoluzione irrefrenabile di Seoul è l’unica costante presente in questo film, in cui è facile riconoscere i punti di riferimento più famosi come il quartiere storico di Jongno e piazza Gwanghwamun.

Un esordio di successo

Mimang è il primo film del giovane regista Kim Tae-yang, che dalla sua presentazione in anteprima al Toronto Film Festival ha partecipato a numerosi festival internazionali in Europa, in Asia e in America. L’interpretazione libera del film è forse la ragione dietro a tale successo, ma molto si deve sicuramente allo stile registico particolare e innovativo.

Kim Tae-yang infatti tende a esplorare i dettagli, a chiudere i soggetti in cornici limitate e a non esaltare la grandezza degli spazi, anche nel mostrare la metropoli di Seoul. Infatti il suo stile trova la coniugazione più toccante nelle riprese d’interni, negli spazi limitati che vengono riempiti totalmente dalla profondità delle relazioni che descrive. Questi elementi rivelano sicuramente l’influenza del grandissimo regista intimista Hong Sang-soo, che racconta sempre storie di vite incrociate e autoreferenziali attraverso azioni e dialoghi semplici.

 

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