A meno di sei mesi dall’uscita del primo capitolo, Rebel Moon – parte 2: la sfregiatrice è ufficialmente arrivato su Netflix.
Diretto, scritto e ideato da Zack Snyder, il film si pone come secondo tassello di un progetto enorme su cui la piattaforma streaming sta investendo tantissimo. Con in programma altre quattro pellicole (almeno nelle intenzioni dell’autore), una serie a fumetti e un gioco di ruolo, il mondo di Rebel Moon ha fin dall’inizio l’ambizione di spodestare Star Wars dal trono dei franchising di fantascienza. Purtroppo per Snyder e Netflix però, l’impresa sembra ancora tutta in salita.
Sulle ceneri di parte 1
Fin dall’utilizzo di “parte due” nel sottotitolo è intuibile come Rebel Moon – Parte 2: la sfregiatrice, più che un sequel, sia un “secondo tempo” pensato e prodotto in totale continuità con il primo.
A fine 2023 Rebel Moon – Parte 1: figlia del fuoco arrivò sugli schermi promettendo di creare un terremoto nel modo di concepire i Blockbuster fantascientifici, o almeno queste erano state le intenzioni dichiarate sia da Snyder che da Netflix. Purtroppo a distanza di mesi possiamo tutti concordare non solo sul fatto che questo terremoto non sia avvenuto, ma anche che le enormi aspettative create intorno al progetto hanno finito per lederlo più di quanto non l’abbiano aiutato.
Il primo capitolo, oltre ai tanti altri problemi, aveva subito quasi all’unanimità l’accusa di essere un lungo ed estenuante primo atto che non esplodeva mai. Le oltre due ore di presentazioni, costruzione del background e racconti verbali dei personaggi, avevano estenuato buona parte del pubblico, portandolo persino a chiedersi quanto fosse necessaria la suddivisione di questo esordio di franchising in due parti.
Questa caratteristica, combinata a una scrittura piuttosto mal funzionante e a personaggi non troppo convincenti, ha sicuramente portato a un ridimensionamento delle aspettative per Rebel Moon – Parte 2: la sfregiatrice (forse anche da parte di Netflix, vista la decisamente meno imponente campagna marketing fatta rispetto a Parte 1). Nonostante questo però, il primo film metteva così tanta carne al fuoco riguardo il suo universo da lasciare quantomeno una lecita speranza per il futuro.
Nel pensiero comune l’essersi preso due ore per allestire il mondo in Parte 1 avrebbe dovuto permettere a Parte 2 di concentrarsi sul vivo dell’azione, facendo finalmente esplodere gli avvenimenti che il regista prometteva. Sfortunatamente, però, ancora una volta le intenzioni di Zack Snyder non hanno trovato riscontro nel risultato finale.
Dove eravamo rimasti
Come detto, Rebel Moon – Parte 2: la sfregiatrice è un film in totale continuità con il precedente, tanto da scegliere di ripartire dall’esatto istante in cui si concludeva Parte 1.
Sopravvissuta agli eventi del primo film e accompagnata dalla sua nuova compagnia di ribelli leggendari, Kora fa il suo ritorno al pianeta Veldt, convinta di poter finalmente dimettere le armi una volta per tutte. Purtroppo per lei però, la pace sembra ben lontana dall’essere afferrata. La notizia dell’imminente arrivo dell’ammiraglio Atticus Noble e della sua flotta costringe il gruppo di protagonisti a una disperata preparazione degli abitanti di Veldt per una battaglia che sembra impossibile da vincere.
Non aggiungeremo altro a questa trama, un po’ per non incorrere in eventuali spoiler per chi non avesse ancora visto il primo capitolo, un po’ perché, in tutta onestà, non è che rimanga molto altro da aggiungere.
Come nel film precedente, e forse anche peggio, la storia di Rebel Moon – Parte 2: la sfregiatrice è il risultato derivativo di tante ispirazioni prese da grandi film del passato. Oltre all’evidente influenza di Star Wars, Zack Snyder si rifà ancora una volta a I sette samurai per imbastire la narrazione, questa volta copiando quasi uno a uno il secondo atto del capolavoro di Akira Kurusawa.
Il risultato finale è una trama pigra, che non prova nemmeno a reinventare o approfondire, finendo solo per distorcere e assottigliare. Quel che arriva non è nemmeno più tributo, quanto più la pretesa di imitare un’epica che non è stata compresa fino in fondo, che non aggiunge nulla e dimentica tutto.
Fragile nella struttura quanto nella scrittura
Se la scarsa originalità del soggetto alla base del film è qualcosa che potrebbe anche essere accettata senza compromettere definitivamente la visione, lo stesso non si può dire di quella che ormai può essere riconosciuta a tutti gli effetti come la componente più debole dell’ambizioso franchising Netflix: la scrittura.
Rebel Moon – Parte 2: la sfregiata è l’ennesimo esempio di come Zack Snyder non abbia ancora maturato l’esperienza e la consapevolezza necessarie per scrivere una buona sceneggiatura. Proprio come nei suoi ultimi lavori, infatti, la scrittura di Rebel moon – Parte 2 risulta il problema più grande del film.
Il ritmo è ancora una volta zoppicante, con una prima ora che sembra non passare mai e una seconda che procede a tempi dilatati o velocizzati in base alla convenienza narrativa. Gli eventi della trama vengono portati avanti per lo più da azioni e reazioni arbitrarie alla volontà degli sceneggiatori invece che da necessità di trama. Una serie di forzature, una dietro l’altra scritte con il solo intento di accontentare la volontà del regista.
Soluzioni affrettate dall’alto
Ogni qual volta la struttura narrativa inizia a scricchiolare e ci si rende conto che la storia è andata troppo in là per poter essere risolta con logica causale, ecco che dall’alto viene calato un deus ex machina a risolvere tutto, in maniera talmente palese da dare fastidio. In alcuni momenti si ha la sensazione che la morte di certi personaggi avrebbe dovuto essere l’unica soluzione logica e in un qualche modo ci si sente presi in giro di fronte a scappatoie insensate per giustificare una plot armor a tratti imbarazzante.
Come se tutto questo non bastasse, nonostante le due ore e passa di set-up avvenute nel primo film, in Rebel Moon – Parte 2: la sfregiatrice siamo costretti ad assistere ad altri interminabili racconti di background portati avanti da voice over e flashback di cui non interessa nulla ai fini narrativi.
Un eclatante infingimento
È forse qui che Snyder dimostra di più le sue mancanze tecniche nella scrittura, forzando i suoi personaggi a urlare alla videocamera il loro mondo interiore perché incapaci di mostrarlo con l’azione e i fatti. Un infrangimento eclatante della più classica delle regole della scrittura: mostra, non raccontare.
Il culmine di questa verbosità insopportabile è rappresentato da una sequenza di ben venti minuti in cui la compagnia di protagonisti decide di sedersi intorno a un tavolo per raccontarsi le proprie storie. Tentativo disperato di rendere interessanti personaggi che di fatto sono solo sagome di cartone, poco interessanti per lo spettatore e dimenticabili come poche altre volte in prodotti di questo genere.
Certi personaggi della storia del cinema sono divenuti immortali in meno di due ore di film (alcuni in mezz’ora di apparizione). Quelli di Rebel Moon in quattro ore non riescono nemmeno a imprimere i loro nomi nella memoria dello spettatore.
Bellissime figurine vuote
Se quando si parla di scrittura le mancanze di Zack Snyder sono evidenti, non si può di certo dire lo stesso per la componente visiva dei suoi film. La sua capacità di rendere esteticamente bello qualcosa o qualcuno è sempre stata la forza di questo regista e in Rebel Moon – Parte 2 non sembra aver perso quest’abilità. Almeno non completamente.
Giocando con una composizione e una fotografia atte a rendere ogni momento ricolmo di epicità, Snyder dà vita a stupendi quadri in movimento. Molte scene di Rebel Moon – Parte 2, se viste decontestualizzate, spingerebbero chiunque a voler guardare l’intero film grazie alla loro bellezza.
Purtroppo, però, come si può immaginare leggendo il resto della recensione, si tratta di meravigliose figurine vuote di significato. Cartoline stupende da guardare ma non da vivere. Estratti che ci lasciano intravedere quanto Snyder abbia di sicuro una visione artistica in mente, almeno esteticamente, minata però dal fatto di non riuscire a essere accompagnata da un contenuto capace di darle significato.
Oltretutto, questa bellezza visiva risulta a volte eccessiva, andando a trasformare l’unica nota positiva del film in un boomerang che lo danneggia ulteriormente. L’esempio più evidente è la raccolta del grano che avviene a inizio film. Una sequenza rivestita di un’epica di cui non necessita e che la rende fin troppo ampollosa e lunga, ottenendo l’effetto di respingere invece che ammaliare.
La prospettiva limitata
Altra nota negativa riguardo il comparto visivo è l’enorme passo indietro in termini di percezione dell’universo in cui avviene l’azione. Pur con tutte le sue fragilità e le eccessive derivazioni, Parte 1 metteva quantomeno in scena un universo vario, ricco di pianeti e razze di ogni genere. Forse risultava poco originale, ma almeno c’era un tentativo di world building che poteva dare spunti interessanti. Tutto questo in Rebel Moon – parte 2 manca.
Gli avvenimenti di questo secondo film sono delimitati non a un singolo pianeta, ma a una piccolissima porzione di quest’ultimo. La prospettiva di un intero universo viene compressa e infilata a forza in un villaggio che non si presta bene a una storia che vuole parlare di epica e massimi sistemi spaziali. Il risultato è talmente limitante che quando a un certo punto appare un alieno di razza non umana si ha quasi un effetto ricordo sbloccato, rendendosi conto solo allora che effettivamente c’è tutto un universo di cui Parte 2 si dimentica.
Azione che diventa solo rumore
Appurato che la componente narrativa di Rebel Moon – Parte 2: la sfregiatrice non funziona, la domanda che sorgerà spontanea è: almeno la parte action diverte abbastanza da giustificare la visione?
Anche in questo caso sfortunatamente la risposta è più no che sì. Pur potendo contare sull’ estetica di cui abbiamo già parlato, le scene d’azione si presentano piuttosto prive di idee o stimoli. La battaglia finale, che occupa una buona metà del minutaggio totale, si riduce per lo più a una mera sequenza di combattimenti frontali senza strategia. Decine di personaggi che si affrontano a testa bassa menando colpi a destra e a manca in un goffo tentativo di scimmiottare una coreografia che alla fine risulta solo rumore visivo privo d’interesse.
Combattimenti anonimi e ripetitivi
Fatta eccezione per una breve sequenza verso la fine, non assistiamo mai a interazioni ambientali che vadano ad arricchire l’azione. I combattenti si muovono negli stessi tre/quattro angoli di Veldt o della nave nemica. Talmente anonimi e ripetitivi da sembrare quasi delle arene vuote. Mancano completamente delle dinamiche che rendano tutto più di una banale sparatoria in costume dove centinaia di figurazioni si muovono casualmente.
Inoltre, pur sorvolando sulle imbarazzanti plot armor di alcuni personaggi (cosa non facile in certi momenti) i livelli di forza delle parti in campo variano in maniera talmente arbitraria da rendere difficile anche credere a quel che si vede sullo schermo. La sensazione è quella di trovarsi davanti a una sequela di botte date e ricevute con un peso sempre diverso in base alla volontà degli sceneggiatori, senza seguire una logica ben definita. È un po’ come se non ci fossero regole in quel che può accadere e nel come accade. Vale tutto, perché così serve al regista.
Insomma, anche preso come semplice film d’intrattenimento Rebel Moon – Parte 2: la sfregiatrice non brilla. Forse l’azione non risulta disfunzionale come altre sue componenti, ma senza dubbio cade vittima di una banalità fin troppo deludente per un blockbuster di questo genere. Si finisce per seguire tutto con un senso di noia privo dell’esaltazione che dovrebbe creare un prodotto di questo tipo.
Conclusioni
Sì potrebbe dire tanto altro su Rebel Moon – parte 2: la sfregiatrice, ma arrivati a questo punto sarebbe un accanimento superfluo. La verità è che questa seconda parte, proprio come la prima, è un film di cui si può salvare poco o nulla. Un prodotto eccessivamente e inutilmente lungo, costruito intorno a una sceneggiatura poco a fuoco e strabordante di voluttuari gesti tecnici che finiscono solo per rovinare ulteriormente la visione.
Il progetto Rebel Moon conferma di aver ereditato e amplificato tutti i pregi e i difetti del suo creatore, un autore che ha fatto della sua cifra stilistica anche i suoi difetti più evidenti, rifiutando ogni critica in nome della libertà artistica.
Dispiace che Zack Snyder potrebbe anche essere un discreto regista se lasciasse ad altri la direzione artistica e la scrittura, come dimostrano i suoi primi lavori. È uno di quei casi in cui un buon produttore a contenerlo potrebbe solo giovare alle sue opere, così come lo farebbe una writers room composta da nomi scelti allo scopo di veicolare la sua indubbia fantasia, invece che alimentare le sue velleità.