Grazie Woody per avermi dato fiducia con questo bellissimo personaggio, grazie per aver scritto in tutti questi anni alcuni dei più grandi personaggi femminili… e non posso parlare di personaggi femminili senza ringraziare il mio amico Pedro Almodóvar per avermi reso parte di tante delle sue avventure.
Con queste parole Penélope Cruz ringrazia l’Academy per l’Oscar alla Miglior Attrice non protagonista assegnatole per l’interpretazione di Maria Elena, nel film diretto da Woody Allen Vicky Cristina Barcelona (2008). Tutta l’emozione della Penélope Cruz bambina che guardava ogni anno la notte degli Oscar traspare dalle parole dell’attrice madrilena, nata il 28 aprile 1974 nel piccolo comune di Alcobendas a Madrid. Scrive la Storia del Cinema e diventa la prima attrice spagnola ad aver vinto un Oscar e ad avere una stella sulla Walk of Fame.
Ho sempre pensato che questa cerimonia fosse un momento di unità per il mondo perché l’arte in qualsiasi forma è ed è stata e sarà sempre il nostro linguaggio universale e dobbiamo fare tutto il possibile per proteggere la sua sopravvivenza.
Penélope Cruz: l’esordio con Bigas Lunas
Penélope Cruz ha le idee molto chiare. Decide di diventare attrice sin dall’età di 13 anni dopo aver visto il film, Légami! di Pedro Almodóvar (1992). Pellicola all’epoca vietata e forse profetica visto il sodalizio e il profondo legame d’amicizia che lega l’attrice con il regista da oltre vent’anni anni. Inizia, quindi, a studiare recitazione presso la prestigiosa scuola di arte drammatica di Cristina Rota a Madrid. Subito approda in televisione in piccoli ruoli dopo i primi lavori nel campo della moda.
La carriera di Penelope Cruz prende avvio all’inizio degli anni ’90. Il debutto sul grande schermo è con Prosciutto Prosciutto (1992) diretto da Bigas Lunas. La pellicola erotica è stata presentata in concorso alla 49ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia. Nel film recita insieme a Stefania Sandrelli e al futuro marito Javier Bardem. Con il ruolo della giovane popolana Silvia, Penélope Cruz riesce a farsi notare nel panorama internazionale per la sua incredibile e genuina bellezza, fresca e piena di vita.
Il volto da giovane ingenua, gli occhi grandi e sgranati, l’immagine candida dell’adolescenza in un corpo dal chiaro fascino sensuale … caratteristiche che le hanno fatto ottenere la candidatura ai premi Goya come miglior attrice protagonista, per poi comparire in altre produzioni italiane e straniere. Ma è nel 1997 che avviene il plot twist della sua carriera con l’incontro che cambierà la sua star image con personaggi maturi, complessi, donne imperfette, tenere e piene di contraddizioni.
Nel 1997 inizia il lungo sodalizio tra Penélope Cruz e il regista Pedro Almodóvar con Carne Tremula. All’attrice viene data una piccola parte che segnerà il resto della sua carriera appena ventenne. Nel film è Isabel Plaza Caballero, ragazza madre, prostituta costretta a dare alla luce il figlio sul sediolino di un autobus nel momento in cui lo Stato spagnolo ha deciso di dichiarare stato di emergenza che limita le libertà civili.
Penélope Cruz, il sodalizio con il regista Almodóvar
Il tema della maternità sarà il fil rouge che legherà alcuni dei più importanti personaggi femminili interpretati da Penélope Cruz per Almodóvar nel corso della loro collaborazione. Nel successivo, Tutto su mia madre (1999), il regista fa vestire a Cruz i panni di una suora. Rosa incinta di Esteban/Lola e positiva all’HIV, un personaggio controverso che deve fare i conti con i suoi errori e accettare il futuro distrutto insieme alla sua dolcezza e innocenza, ormai tradite dalla “carne tremula”.
Con Volver – Tornare (2006), Penélope Cruz, torna a lavorare con Almodóvar. Ottiene la candidatura all’Oscar come miglior attrice protagonista per questa pellicola corale tutta al femminile, al fianco di attrici dal calibro di Carmen Maura e Blanca Portillo. A spiccare, diventando così musa del regista spagnolo, è la figura di Raimunda, effervescente, brillante, tenera e sensuale. Almodóvar in questa pellicola prende in prestito la Sofia Loren ne La Ciociara (1960, De Sica), insieme ad altre figure di donna del cinema italiano, per modellare il personaggio della Cruz, i suoi capelli nero corvino, scompigliati, imperfetti come quelli di Anna Magnani in Bellissima (1951, Visconti) e delle donne nei film di Visconti.
Per Raimunda ho scelto questo modello perché rappresenta l’intenso archetipo della maternità nell’età d’oro del cinema italiano. Il trucco e la pettinatura di Penélope riflettono quei tempi, anche se non sempre i suoi capelli sono perfetti. Dopo tutto, anche le donne in alcuni film di Visconti non sempre appaiono così belle e pettinate
Mentre Almodóvar stringe le inquadrature sulle forme sinuose del corpo della diva spagnola, Penélope Cruz con l’espressione malinconica del volto riesce perfettamente a restituire tutto il dolore in un’immagine di donna complessa, folle e vittima, costretta a coprire l’uccisione del marito da parte della figlia Paula (Yohana Cobo). Raimunda diventa il perno attorno al quale si muovono gli altri personaggi in questa storia di generazioni, morte, carnalità e fantasmi.
Con questa pellicola e la sua Raimunda, Penélope Cruz riesce ad ottenere la candidatura per l’Oscar alla Migliore Attrice Protagonista nel 2007. Ma non riuscirà a portare a casa la statuetta, riconoscimento che non tarda ad arrivare qualche anno più tardi.
Penélope Cruz, l’Oscar e il successo internazionale
In Vicky Cristina Barcelona, la Cruz non è attrice protagonista, ma il personaggio della sua Maria Elena, passionale, folle, focosa è perfettamente tessuto sul suo corpo reso iper-sensuale dal regista. Woody Allen riesce a tirare fuori un’interpretazione arricchita dall’erotismo viscerale dell’attrice. Per la Cruz il 2009 diventa l’anno della vittoria agli Oscar, ma ormai l’attrice madrilena è una diva del cinema internazionale.
Attrice estremamente versatile, perfettamente capace di interpretare ruoli drammatici e più leggeri. Penélope Cruz, pur essendo approdata ad Hollywood, non ha abbandonato le produzioni del cinema europeo. Partecipa a grandi produzioni, come la saga con protagonista Johnny Deep, Pirati dei Caraibi e To Rome With Love di Woody Allen; pur entrando a pieno diritto in set dai cast stellari con il giallo Assassinio sull’Oriente Express di Kenneth Brenagh, non ha abbandonato ruoli drammatici e intensi trovandosi sempre a metà tra produzioni europee e hollywoodiane.
In Non ti Muovere (2003) di Pietro Castellitto, è indimenticabile la sua interpretazione di Italia. Spogliata della sua bellezza, imbruttita da gambe sottili e sorriso storto, Penélope Cruz riesce a restituire tutta la fragilità di questa donna. Ancora una volta nel ruolo di prostituta e madre violata, maltrattata. Una donna sola e abbandonata che trascina insieme al peso del corpo, quello della miseria e della disperazione verso il tragico epilogo finale.
Dopo aver interpretato Italia, ruolo che fa ottenere all’attrice spagnola il premio come Miglior attrice protagonista ai David di Donatello del 2004, si trova a collaborare nuovamente con Castellitto. In Venuto al Mondo, film adattamento dell’omonimo romanzo di Margaret Mazzantini, è accanto all’attore Emile Hirsch. Dirà la stessa Mazzantini dell’attrice:
Penélope è arrivata sul set, era da poco diventata mamma e quel suo seno prosperoso contrastava magnificamente con la sterilità del personaggio. Penélope ha dato profondità e carnalità a Gemma e credo che questa sia una delle sue migliori interpretazioni
Penélope Cruz, l’archetipo della madre
La performance di Penélope Cruz è straordinaria, riuscendo a dare ulteriori sfumature emotive al personaggio di Gemma. Riesce in questo modo ad approfondire il tema della maternità e del desiderio con un ritratto di donna estremamente vulnerabile eppure così forte.
L’attrice, compiuti i 50 anni, con oltre vent’anni di carriera alle spalle e collaborazioni internazionali, ha collezionato una vasta gamma di personaggi femminili sempre più maturi e complessi. Donne che nascondono segreti, pulsioni, donne folli, incredibilmente umane, madri imperfette e viscerali. Ha dato volto a storie di donne dai corpi martoriati, riempiendo i suoi occhi di tutte le loro paure e angosce.
Archetipo del femminile e archetipo della madre, Penélope Cruz aggiunge altri tasselli al suo panorama di madri imperfette. Veste i panni di Laura (Tutti lo sanno, Asghar Farhadi), Jacinta (Dolor y Gloria, Almodóvar), Janis (Madres Parallelas, Almodóvar ) e infine Clara (L’immensità, Crialese). Tutti ritratti di donne imperfette e vere che prendono forma e fanno sentire le loro dolorose storie attraverso ogni muscolo, ogni piccola smorfia del corpo e delle voce, servendosi di questa grande artista.