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‘Il gusto delle cose’, ovvero: le passioni di un gourmet

Esce in sala il 9 maggio il film di Trần Anh Hùng, vincitore a Cannes del premio per la miglior regia

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Il gusto delle cose, ultima fatica del regista di origini vietnamite Trần Anh Hùng, esce nelle sale cinematografiche distribuito da Lucky Red.

Ambientato nella Francia rurale di fine Ottocento, il film di Trần Anh Hùng (Il profumo della papaya verde, Cyclo, Éternité) è tratto dal romanzo “La Vie et la Passion de Dodin Bouffant, gourmet”, che lo scrittore svizzero Marcel Rouff scrisse nel 1924. Inoltre, per Il gusto delle cose, Trần Anh Hùng, sia regista che sceneggiatore, si è ispirato alla figura del famoso gastronomo e politico francese Jean Anthelme Brillat-Savarin, colui che, per primo, scrisse un trattato sulla filosofia della gastronomia.

Il gusto delle cose. La trama

Campagna francese, anno 1885. Eugénie (Juliette Binoche) è una cuoca eccelsa che lavora da oltre vent’anni per il famoso gastronomo e, a sua volta, ottimo e geniale cuoco, Dodin Bouffant (Benoît Magimel), in un sodalizio che regala ai fortunati invitati alla tavola di Dodin, elaborati e deliziosi piatti, divenuti famosi presso molti chef illustri.

Il lavoro quotidiano fianco a fianco, la stima reciproca e la passione per il cibo, visto sotto l’aspetto culturale e inteso come forma artistica, ha fatto sì che tra Eugénie e Dodin si sia sviluppata una relazione sentimentale che l’uomo vorrebbe trasformare, con il matrimonio, in un legame più solido, sempre però rifiutato da Eugénie, timorosa di perdere la propria libertà.

Sarà l’improvvisa malattia della donna, di cui i medici non riescono a comprenderne la natura, a spingere Dodin a fare ciò che mai, prima di allora, aveva fatto: cucinare per lei, conquistandola definitivamente in quello che, egli stesso, definisce “l’autunno della vita”. Un autunno, per altro, che sembra non affievolire la vitalità di Eugénie, che lotta contro la malattia aggrappandosi alla voglia di concedersi alla vita e al suo desiderio di estate, di caldo e di sole sulla pelle.

Un film in cui il vero protagonista si rivela essere il cibo

Il gusto delle cose (nella versione originale: La passion de Dodin Bouffant) fa parte di quel filone di film “gastronomici” (Il pranzo di Babette, La grande abbuffata) in cui il vero protagonista è il cibo e, a tal proposito, per la preparazione dei sontuosi piatti il regista si è affidato alla consulenza dello chef stellato Pierre Gagnaire.

Per tutti i primi venti minuti assistiamo alla perizia dei due protagonisti nella grande cucina, in grado di trasformare in leccornie ogni sorta di ben di Dio: carni, verdure, cacciagione, farine, creme, vino in piatti paragonabili a delle vere e proprie opere d’arte, destinati a soddisfare gli esigenti palati dei vari invitati al desco di Dodin.

Un uomo ricco e potente, tanto da essere invitato, insieme alla sua corte di fedeli amici, a un pranzo presso la tavola del principe di Eurasia. Un pranzo di spropositata lunghezza, costituito da un menu lunghissimo, ricercato e bulimico che rappresenta l’esatto contrario di ciò che sono le idee di Dodin in materia culinaria: una cucina più semplice, meno ostentata e legata al territorio, che vorrebbe proporre al principe, per ricambiare l’invito, un piatto tradizionale e semplice della cucina francese: il pot-au-feu.

Ma il genio culinario di Dodin necessita, inevitabilmente, del talento inimitabile della sua amata Eugénie, in grado di mettere in pratica le geniali intuizioni dell’uomo. Così, fra un piatto e l’altro, la storia fra i due evolve, arrivando a toccare note tragiche che getteranno l’uomo nello sconforto.

Ne deriva che l’intenzione del regista è quella di portare sullo schermo una grande storia di passione. O, per meglio dire, di passioni: la cucina e l’amore, condite dal senso di libertà che accompagna Eugénie e del quale la donna non vuole  privarsi.

Film bello dal punto di vista visivo e della recitazione, ma con un grosso limite

Il film si avvale delle perfette interpretazioni di Binoche e Magimel, nonché della fotografia del giovane Jonathan Ricquebourg, in grado di esaltare sia la bellezza visiva delle realizzazioni culinarie, sia quella della campagna francese, con inquadrature che riportano alla mente alcuni quadri impressionisti di Renoir.

Tuttavia Il gusto delle cose, alla lunga, rivela un grosso limite: quello di aver voluto incentrare molte scene sulle lunghe preparazioni dei piatti, seppur utilizzando un montaggio volto a valorizzare colori e gesti, senza però riuscire a eccitare i sensi dello spettatore, il quale resta piuttosto freddo davanti al tripudio di cibi e bevande, elementi che dovrebbero altresì rappresentare, metaforicamente, l’unione profonda e sensuale fra Dodin ed Eugénie. Non basta mostrare l’immagine di due pere cotte e sbucciate, poste l’una accanto all’altra su un piatto di portata, e contrapporle alla visione delle natiche dell’amata, sdraiata nuda sul letto in attesa della mano di Dodin che affettuosamente le accarezza.

Il gusto delle cose risulta essere un film che promette molto, quasi quanto i piatti cucinati da Eugénie sotto la supervisione di Dodin, ma che, alla fine, si rivela essere come la ricetta realizzata da Dodin senza la mano dell’amata, e che l’uomo descrive alla piccola Pauline (Bonnie Chagneau-Ravoire), accolta nella grande cucina come apprendista, come buona ma ancora a livello di abbozzo, di schizzo.

Gli articoli di Marcello Perucca

Il gusto delle cose

  • Anno: 2023
  • Durata: 135'
  • Distribuzione: Lucky Red
  • Genere: Sentimentale, Drammatico
  • Nazionalita: Francia
  • Regia: Trần Anh Hùng
  • Data di uscita: 09-May-2024