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Focus Italia

Scuole Civiche: la protesta contro i tagli ai finanziamenti del 72%

La pubblicazione del Piano Esecutivo di Gestione del Comune di Milano per il triennio 2024-2026 fa scendere in piazza centinaia di student* sotto la pioggia

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Scuole Civiche

Martedì 23 aprile le Scuole Civiche di Milano si sono unite in protesta davanti a Palazzo Marino contro la minaccia dei tagli avventati ai fondi garantiti dal Comune. Per quattro ore consecutive sotto la pioggia, centinaia di student* accanto al corpo docente e amministrativo hanno cantato, suonato e ballato insieme per esprimere il valore artistico che la città rischia di perdere con il “Piano Esecutivo di Gestione” pubblicato dal Comune di Milano per il triennio 2024-2026. Un piano che propone di tagliare i fondi delle scuole d’arte del 72% nel giro di tre anni.

In contemporanea alla manifestazione, una delegazione sindacale di Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fp ha incontrato l’assessore alla cultura Tommaso Sacchi e i vertici di Comune e Fondazione, producendo un primo risultato. Come riportato da Cisl Milano, “è stato sottoscritto un documento che sancisce l’impegno assunto dal Comune di Milano per salvaguardare la continuità didattica delle Scuole Civiche, consolidandone a partire dal prossimo assestamento di bilancio le risorse economiche.”

Per comprendere meglio cosa vuol dire per il futuro delle scuole, ricapitoliamo la situazione.

Scuole Civiche: la situazione spiegata dal collettivo studentesco

La Fondazione Milano, che riunisce quattro scuole, la Civica di Musica “Claudio Abbado”, la Civica di Teatro “Paolo Grassi”, la Civica di Cinema “Luchino Visconti” e la Civica Interpreti e Traduttori “Altiero Spinelli”, ha come Socio unico il Comune di Milano. Una Convenzione trentennale (2000-2030) regola i rapporti tra la Fondazione e il Comune, stabilendo, tra l’altro, l’obbligo di contribuzione economica da parte del Comune, in base ai fabbisogni formativi delle Scuole.

Con la pubblicazione del Piano Esecutivo di Gestione (PEG) del Comune di Milano per il triennio 2024-2026, approvato dalla Giunta Comunale l’11 gennaio 2024, è stato definito il seguente quadro di finanziamenti:

  • 6milioni 890mila euro per il 2024 (-20% rispetto al 2023);
  • 5milioni 390mila euro per il 2025 (- 38% rispetto al 2023);
  • 2milioni 390mila per il 2026 (-72% rispetto al 2023).

Ad oggi vi sono rassicurazioni, ma nessuna certezza, su una integrazione per il 2024, al fine di confermare lo stesso importo del 2023 (8milioni 680mila).

Questi tagli impattano già in maniera drammatica sul prossimo anno accademico 24/25:

  • Riduzione dei corsi che potranno essere attivati;
  • Riduzione del personale docente a contratto;
  • Riduzione della qualità della didattica;
  • Aumento delle rette e conseguente minore accessibilità alla formazione.

Il comune di Milano ha inoltre avviato la realizzazione del progetto Goccia che prevede il trasferimento presso una nuova struttura che, dalla presentazione delle planimetrie, disporrebbe di spazi insufficienti allo svolgimento e al mantenimento della qualità di tutte le attività. Inoltre, in considerazione delle dimensioni delle aule, potrebbe venir meno il riconoscimento come titolo universitario di alcuni dei corsi. Per ottenere il titolo AFAM (Alta Formazione Artistica e Musicale) è necessaria ad esempio una pavimentazione specifica e una metratura delle aule di movimento superiore a 120 mq.

Scuole Civiche

Scuole Civiche: la protesta del 23 aprile

In vero spirito Civico, ogni Istituto ha messo a disposizione il proprio talento artistico. Dal pomposo accompagnamento musicale dell’Abbado, alla coreografia sincronizzata  della Grassi, ai cori tradotti in cinque lingue diverse della Spinelli, alla documentazione audiovideo della Visconti. Per più di quattro ore, l* student* hanno manifestato sotto un diluvio incessante per trasmettere il loro messaggio. Hanno messo in scena un adattamento multilingue de L’Opera da tre soldi di Bertold Brecht, trasformandola in “Le Civiche da tre soldi”. Per enfatizzare il significativo taglio del 72% nei finanziamenti, alcuni attori hanno simbolicamente abbassato i pantaloni, rappresentando il concetto di “restare in mutande”.

Una grande manifestazione di aggregazione e solidarietà, dimostrata anche coi numeri dal supporto mediatico che le scuole stanno ricevendo. La petizione lanciata dai sindacati ha raggiunto il suo obiettivo di 10.000 firme, la lettera alla cittadinanza viene letta in giro per la città, mentre sui social i video relativi alla protesta superano decine di migliaia di visualizzazioni.

Di seguito varie testimonianze di ciascuna scuola e di alcuni docenti raccolte alla protesta.

Scuole Civiche

Rappresentante della Paolo Grassi, Filippo Siano

“L’impatto per me è altissimo, sia a livello concreto che a livello strutturale. È uno schiaffo in faccia alla natura di queste scuole, a quello che stiamo facendo e a quello che è stato fatto prima di noi. Sono scuole che hanno una storia e che nascono per un motivo: come scuole civiche. Civiche significa della cittadinanza. Nascono per dare la possibilità a tutti coloro che intendono perseguire la loro passione d’arte di farlo da qualunque ceto economico, e questa cosa rischia di venire meno a causa di un’amministrazione comunale che è totalmente evasiva rispetto a quella che è la nostra situazione.

Ipoteticamente la Paolo Grassi per la prima volta dal 57’ potrebbe non aprire il suo corso di recitazione che ha formato la maggior parte delle attrici e degli attori italiani e non solo. A me sembra totalmente fuori da qualsiasi logica. Inoltre, qualsiasi discorso venga fatto sia dalla società comunale che dall’amministrazione interna di Fondazione Milano è totalmente slegato da ciò che è la pedagogia. Sono tutti discorsi che hanno a che fare con il capitale economico che, certo, è importante, è giusto e necessario perché è la base per far funzionare una macchina. Ma di cosa si occupa questa macchina?

Non è un’azienda, è una scuola.

Questa è la seconda protesta che facciamo, la prima è stata il 19 febbraio per l’inaugurazione dell’anno accademico, proprio perché non c’era reale trasparenza da parte dell’amministrazione. Le istanze che venivano portate da chi si occupa della formazione non venivano realmente prese in considerazione. Addirittura, è stato calato dall’alto il progetto Goccia, che è un progetto di ricollocamento delle Civiche in un altro spazio, totalmente disfunzionale e peggiorativo rispetto alle esigenze. Ci siamo ritrovati davanti a una sala danza che era grande meno della più piccola che abbiamo nella scuola di adesso, con pavimento e colonne di cemento in mezzo alla stanza e con delle vetrate. Praticamente Intesa Sanpaolo con dentro la Paolo Grassi.

Le risposte che abbiamo ottenuto erano risposte di facciata: “Teniamo a voi, siete importanti, faremo tutto il possibile”, ma tutto il possibile è davvero poco.”

Rappresentante della Altiero Spinelli, Gloria Alexandra Zappalà

“Alcuni professori mi hanno comunicato che dei corsi attualmente semestrali, una volta duravano tutto l’anno. Il taglio dei fondi ha provocato l’eliminazione di parte delle lezioni. C’erano i corsi estivi di lingua dei segni, di arabo, di portoghese, molto importanti per noi, che hanno buttato a terra. Inoltre, secondo alcuni dati, la Civica Spinelli è quella su cui Fondazione Milano investe di meno, di conseguenza rischiamo la chiusura prima di tutte le altre scuole.

Per noi partecipare a questa protesta è un modo per venire fuori dal mondo in cui lavoriamo. Spesso traduttori e interpreti lavorano dietro uno schermo, dietro dei libri, in una cabina chiusi a tradurre ore e ore. Farci vedere è molto importante quanto far sentire la nostra voce, non per niente abbiamo portato la ballata di Mackie Messer anche in lingua. Per noi è sempre un onore poter tradurre appena ne sia ha l’occasione; abbiamo tradotto anche i comunicati e le lettere, perché vogliamo estendere questa cosa anche alle scuole dove i miei compagni sono stati in Erasmus, nonché ai nostri colleghi che adesso lavorano al parlamento europeo o all’ONU.

Dopo la prima manifestazione si è mosso qualcosa effettivamente. È ancora tutto da definire perché anche i tavoli di lavoro e i vari incontri con i sindacati purtroppo non portano a niente, o meglio, tante domande ma poche risposte. Però, per guardare un po’ il bicchiere mezzo pieno, Marco Minoja (Direttore Direzione Cultura di Milano) ha chiesto a noi quattro rappresentanti di andare nei suoi uffici per un colloquio faccia a faccia, una chiacchiera molto formale, ci teniamo a specificare perché è giusto trattarsi da pari e non abbassare assolutamente il livello della conversazione. Vogliamo prendere questa occasione per portare la nostra voce anche all’interno degli uffici e non solo al di fuori.”

Rappresentante della Claudio Abbado, Cecilia Castronovo

“Questi tagli porteranno a un inevitabile crollo della qualità didattica: interi corsi rischiano di chiudere, anzi, se i tagli del 65% si riveleranno veri (cosa che noi cerchiamo in tutti modi di non augurarci) significherà anche snaturare le scuole, renderle meno accessibili con delle tasse esagerate, che andranno a essere accessibili solo a un’élite di persone che potranno permettersele. La nostra didattica non sarà più civica, non sarà più aperta a tutti. Se si continua a tagliare personale, soprattutto i docenti a contratto, noi studenti ne risentiremo molto. Se tutti i collaboratori perdono il proprio posto interi corsi vanno a svanire.

Questa protesta è il nostro unico modo che abbiamo di esprimerci col nostro linguaggio, il linguaggio artistico, musicale, teatrale. Speriamo di lasciare il segno anche simbolico di questi incontri, di far vedere che siamo uniti, sia studenti che lavoratori e collaboratori. Vogliamo ottenere visibilità e considerazione da parte del Comune di Milano, che sembra ignorarci completamente.

Il comunicato della Cisl aveva toni positivi. È stato un incontro che ha portato qualcosa, cioè una promessa di non mettere questa clausola sui corsi che devono partire a breve. Un piccolo passo avanti a ribadire un’apertura di dialogo con le Scuole Civiche. Certo che, è tutto basato sulla fiducia. Noi, ancora una volta, ci dobbiamo fidare di queste cose. Accadranno? Noi non lo sappiamo. La fiducia si è un po’ consumata ultimamente.”

Rappresentante della Luchino Visconti, Giulia Calissi

“L’impatto più forte sarebbe sugli insegnanti esterni, perché come diceva anche la nostra dirigente, Minnie Ferrara, la Luchino Visconti è composta dal 70% da insegnanti esterni. Dovrebbero ridurre le loro ore, si ridurrebbero i corsi e molti, sia del triennio e soprattutto anche del serale, andrebbero completamente annullati. In parole povere la scuola rischierebbe di chiudere.

Un altro problema abbastanza importante per la Luchino Visconti è il possibile trasferimento alla Goccia, un progetto che sta venendo realizzato in Bovisa. All’inizio doveva avere quattro palazzine, una per scuola; ora si è ridotto a una singola palazzina che dovrebbero condividere Visconti, Grassi e soltanto un indirizzo dell’Abbado, l’IRMUS (Ricerca Musicale).

Durante i vari consigli di dipartimento Marco Minoja e Matteo Bartolomeo (Presidente di Fondazione Milano) hanno provato a dare delle risposte, ma le loro risposte erano totalmente fuffa, non c’è stato dato alcun tipo di garanzia, soltanto frasi fatte e rassicurazioni che non hanno in alcun modo funzionato. Ora i rappresentanti sindacali sono entrati a Palazzo Marino e l’assessore Sacchi ha firmato un accordo molto simile a quello del 19 Febbraio. È stato scritto e firmato su carta, quindi c’è un impegno scritto.

Si stanno mobilitando sempre più persone. Ci è arrivata anche una lettera del Consiglio Nazionale dell’Alta Formazione Artistica e Musicale, in cui condividono le nostre preoccupazioni e vogliono supportarci. Voglio sperare che anche tutto questo movimento e rumore che si sta creando attorno a noi tornerà al nostro favore.”

Docente Scuole Civiche, Roberta Siani

“Sono la responsabile delle produzioni della Luchino Visconti, che riguardano tutto il terzo anno e parte del secondo anno. Questi tagli vanno a peggiorare la parte produttiva, perché già abbiamo pochissimi mezzi economici, in parte anche tecnici però ce la caviamo. Speravamo di poterli aumentare ma con i tagli mi sa che dovremmo pure diminuirli e quindi andrà sicuramente a inficiare la qualità delle nostre produzioni.

In più c’è anche una questione sentimentale per me, perché la Civica è stata la mia scuola. Mi sono formata, ho fatto il corso di produzione, nel secolo scorso però l’ho fatto. Già all’epoca protestavamo per i tagli del Comune quindi vedo che la cosa si ripropone. Poi sono diventata insegnante, coordinatrice e adesso responsabile delle produzioni;  per me “Mamma Civica” è una fetta importante della mia vita. Se i tagli vanno a condizionare la storia della scuola ed eventualmente a chiuderla per me sarebbe oltre che un danno economico, perché perderei il lavoro, anche un danno emotivo molto importante.”

Docente Scuole Civiche e Rappresentante sindacale, Diego Ronzio

“Usando il linguaggio dalla politica, non c’è e non avrebbe potuto esserci un accordo pieno perché impossibile dal punto di vista legale, però c’è un impegno morale e politico a trovare le risorse. L’assessore non può reintegrare tot soldi nel prossimo spostamento di bilancio, arriverebbe la Corte dei conti ad arrestarlo. Detto questo, l’impegno politico è già qualche cosa, soprattutto in un clima in cui non interrompiamo lo stato di agitazione. Aspettiamo una convocazione del 30 aprile, come tavolo di rappresentanti sindacali e a nome di tutti, per iniziare quello che ha scritto sull’accordo, ossia un percorso per garantire il futuro delle scuole Civiche.

Al momento questa cosa non era sul tavolo, c’era un “Sì, troveremo risorse” e invece è stata formalizzata da un punto di vista politico. Questo non vuol dire mollare tutto quanto, ma vuol dire poter partecipare in qualche parte, essere aggiornati su quello che sta succedendo. Tutto grazie alla meraviglia che gli studenti sono riusciti a produrre sotto tutti i punti di vista, dall’orchestra alla performance teatrale, ai video.

Questa comunicazione è fondamentale.

Per quanto riguarda la questione didattica ci sono diversi fattori. Il trasferimento alla Goccia, per cui si sta lottando per gli spazi adeguati, il fatto che non ci vanno tutte e quattro le scuole perché non c’è integrazione, il fatto che non vengano trovate risorse significative per fare teatro, per gli studi per il cinema. La gestione dei conti è schizofrenica: c’è una parte di conto capitale e una parte di spesa corrente, per cui una non si può travasare nell’altra. Arriva un investimento di 60 milioni sulla Goccia ma poi tagliano sei milioni? C’è un’incoerenza di fondo che è strana.

Quello che chiediamo è attenzione e competenza. Capire che cosa sono le scuole, avviare un tavolo comune con studenti, personale dipendenti e docenti. Non decidendo dall’alto, ma prendendosi le proprie responsabilità, visto che noi sappiamo far funzionare le scuole e quindi sappiamo garantire una didattica. Loro devono trovare risorse per garantirla e non entrare a livello didattico su certe decisioni finte, dicendo che un certo corso non è profittevole (uso termini loro) quindi tagliamolo. C’è un piano didattico amministrativo e di sviluppo delle scuole serio.

Quindi non è una piena soddisfazione, ma forse è più di quello che si poteva ottenere. Ripeto, grazie a persone che sanno bene il loro lavoro e che lo faranno bene nel loro futuro. Che sanno scrivere, sanno pensare, sanno suonare. Questo è il motivo per cui uno fa questo lavoro.”

Docente Scuole Civiche, Lucio Besana

“La Civica Scuola di Cinema Luchino Visconti, che come istituto di formazione nei mestieri del cinema è considerata seconda solo al Centro Sperimentale di Roma, è stata la ragione principale per cui un campagnolo figlio di un’insegnante d’arte e di un geometra, senza soldi, cognomi importanti e santi in paradiso, ha ricevuto una formazione abbastanza completa e competitiva da arrivare ai tavoli di sceneggiatura di Netflix.

Insieme a me, ogni mattina, davanti al portone della scuola, intirizziti e mezzo storditi dalle poche ore di sonno sul divano di un compagno di classe, a volte con più di un’ora di viaggio alle spalle, ma motivati da una passione più simile a una fame, si radunavano tanti altri che non potevano permettersi le rette di IULM, Holden e NABA, talenti veri ma con possibilità economiche limitate che grazie alla Civica sono diventati registi, montatori, sceneggiatori, operatori di ripresa, animatori, produttori, direttori della fotografia, tecnici del suono.

La principale preoccupazione della Civica è quella di essere una scuola a tutto tondo.

Non ti tratta con i guanti. Ti butta nella mischia, ti obbliga a misurarti con il mestiere, a decidere quale sia veramente la tua strada. Ha un approccio pratico, spiccio, non ti forma solo come professionista ma come essere umano. Promuove un’idea di cinema ruvido, indipendente, urgente, quel cinema che non aspetti di avere il budget per iniziare a girare. Ti insegna a lavorare in squadra, a fare gruppo. Non impari solo un mestiere, ma anche la lucidità, l’umiltà, la solidarietà e il carattere che occorrono per sopravvivere.

Ti insegna un’etica del lavoro. Se fai la Civica resti un Civico a vita. Ma in Italia, sembra, le cose che funzionano fanno paura. Rischiamo di perderla. E sarebbe una perdita per tutti. Se Milano può porsi come un polo credibile nella produzione cinematografica della penisola, è per buona parte grazie a lei. Se non siete d’accordo che succeda, una firma può fare la differenza.

Grazie per aver letto fin qui, e per l’eventuale aiuto che ci darete. Un Civico.”

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