L’horror religioso non ha più l’impatto che aveva una volta. Negli anni ’70, il film L’Esorcista spaventò l’America inducendola di nuovo a credere nel Diavolo. Nel 2024, riuscire ad assistere a un horror che faccia saltare dalla sedia o urlare dalla paura, è ormai un’utopia. Siamo saturi di esorcisti e di suore malefiche. Ma se fino ad oggi i preti hanno tenuto alto il nome del Vaticano, dipingendo eroi che, con crocifisso e acqua benedetta, sconfiggevano Satana, ecco che arriva un film pronto a far tremare la Chiesa. Immaculate è pronto a cambiare le regole, mettendo una novizia contro una sinistra gerarchia di suore che la sfrutta per quello che loro chiamano “il bene della fede”.
Diretto da Michael Mohan (The Voyeurs), il film è interpretato da Sydney Sweeney (Euphoria), Álvaro Morte (Money Heist, La casa de papèl), Simona Tabasco (The White Lotus), Benedetta Porcaroli (Amanda), e Betty Pedrazzi (The Hand of God). È ora disponibile per gli abbonati su Prime Video.
Immaculate: La trama
Dopo la chiusura della parrocchia nello stato del Michigan, Cecilia (Sydney Sweeney) riceve l’invito a unirsi alla congregazione delle suore di Nostra Signora dei Dolori, in Italia, per continuare la sua preparazione spirituale. L’antico convento, costruito nel 1632 sulle catacombe di Santo Stefano e situato alla periferia di Roma, è diventato la casa di riposo di centinaia di suore anziane che hanno trovato rifugio nelle sue cupe cappelle e nelle mura fatiscenti. Una inquietante folata di vento in stile Suspiria accoglie la giovane novizia al suo arrivo, primo indizio su cosa c’è in serbo per lei. Una serie di strani eventi notturni turbano la tranquillità della nuova arrivata. Tra allucinazioni, grida e lamenti, la salute di Cecilia, divenuta ormai suora, inizia a peggiorare.
Dopo uno strano rituale, la giovane suora si ritrova incinta nonostante non abbia mai fatto sesso. Una concezione senza peccato che conferma che è la prescelta da Dio. Mentre la Chiesa sostiene la giovane Cecilia, si scatenano sospetti e gelosie tra i membri dell’isolata confraternita. E una serie di dubbi si insinua nella mente della suora, spingendola verso una spirale di follia, dolore e terrore.
Immaculate: la recensione
In Immaculate, il regista Michael Mohan collabora di nuovo con Sydney Sweeney (Everyone But You , la serie televisiva Euphoria) per regalarci un film che riesce a mettere in discussione non solo le norme arcaiche delle istituzioni ecclesiastiche del XXI secolo, corrose quanto le stesse antiche reliquie custodite nel convento, ma anche i sistemi patriarcali che, ancora oggi, privano le donne dell’autonomia del proprio corpo.
Sweeney si dimostra l’attrice del momento grazie a una performance che comprende tutte le fasi del suo personaggio: dall’innocenza e sottomissione, al tormento e all’empowerment. È piuttosto brava, ma può fare davvero poco per risollevare quello che risulta un horror abbastanza banale. Immaculate inizia bene ma si disintegra diventando un miscuglio di cattiveria e situazioni ridicole. E i quesiti si moltiplicano: Perché ci sono suore con la faccia rossa? Come è rimasta incinta? Perché a volte parla italiano e altre no? Perché il marchio e la tortura? Come può correre con la pancia squartata? Ah, i misteri della fede…
Se questa non è la volontà di Dio, perché non ci ferma?
Una raccolta di cliché dell’orrore
Gli schizzi di sangue e le uccisioni vengono eseguite con precisione e attirano l’attenzione aumentando l’intensità del film per qualche minuto. Ma poi è tutto un declino. L’efficacia delle maschere di stoffa rossa indossate dalle suore è inferiore alle aspettative e la performance di Álvaro Morte è piatta, priva di autenticità, rispetto al professore ne La casa di carta.
La sceneggiatura è piuttosto debole, con dialoghi generici e una trama derivata con prestiti da Rosemary’s Baby. Il film funziona più che altro come critica all’atteggiamento della Chiesa nei confronti delle donne; tant’è che Cecilia è venerata come santa prima e trattata come carta usa e getta dopo. Il film risulta lisergico e trasudante di richiami sessuali, fede e blasfemia. Nonostante l’ambientazione in un convento splendidamente gotico, dove si muove un sinistro sottordine di suore torturatrici con la maschera rossa, e una premessa che avrebbe potuto portarci all’interno di un incubo che trova linfa nell’inquietudine della fede e nella paura, Immacolate non offre i risultati sperati.
Finisce per sembrare una raccolta di cliché dell’orrore senza mordente, perdendo l’occasione di distinguersi davvero. Il ritmo è molto ponderato. Il regista Michael Mohan costruisce gradualmente l’atmosfera inquietante e offre davvero pochi spazi spaventosi, ma non c’è nulla che non abbiamo già visto.
La splendida scenografia
Ciò che invece funziona è sicuramente la scenografia, unita ai costumi curati da Lisa Crescioli. Grazie ad Adam Reamer vediamo Cecilia venire inghiottita dai maestosi cortili dell’abbazia. La osserviamo mentre si perde nei corridoi spettrali o nelle camere illuminate dalle candele. Sembra quasi la figura di un affresco, una splendida donna immersa in un rituale minaccioso, ma suggestivo al tempo stesso. Il film è stato girato nel borgo di Monterano, vicino Roma, più precisamente nel Convento di San Bonaventura, sfondo inquietante ma al contempo suggestivo, immerso nella campagna romana. Will Bates offre una perfetta colonna sonora, che ricorda vagamente Suspiria, e che si conclude con la bellissima Ave Maria cantata dal coro.
Quali film ricorda?
In Immaculate l’allusione all’horror Rosemary’s Baby è molto ovvia. Ci sono così tanti richiami da sembrarne una brutta copia. Ma troviamo anche un paio di omicidi in pieno stile Dario Argento. La parte iniziale, invece, rievoca molto la suora di The Nun. Probabilmente il regista mirava a raggiungere un livello di sofisticazione simile a quello dell’horror St Maud, ma il risultato è purtroppo molto più simile a Carry On Evil.