Il secondo capitolo di Kill Bill compie vent’anni. Il film con Uma Thurman, solo diviso nella sostanza, si dimostra di più di un'estetica derivativamente piaciona. È il cinema di Tarantino al suo stato definitivo
Il 16 aprile 2004 esce il secondo capitolo di Kill Bill. Parte 1 e Parte 2 sono un unico film, ma per motivi di distribuzione la casa di produzione, la Miramax, nella figura di Harvey Weinstein, lo divide in due volumi. Una suddivisione apparentemente iniqua ma nella sostanza equa. Se infatti la prima parte interessa più uno stile orientale, la seconda si concentra sul versante occidentale e il genere western.
Kill Billè scritto e diretto da Quentin Tarantino su un soggetto condiviso con Uma Thurman e nato sul set di Pulp Fiction. Nel cast, oltre all’ex Mia Wallace, troviamo una serie di attori feticcio del regista americano, come Samuel L. Jackson e Michael Madsen. Secondo volume candidato nel 2005 a due Golden Globe per la Thurman e il suo co-protagonista David Carradine.
IL TRAILER – KILL BILL
Il film cult – Kill Bill
Autori così personali come Quentin Tarantino producono quasi sempre dei film evento. Ma la riconoscibilità di Tarantino in Kill Bill fin dagli esordi ruota su un livello ancora più alto. È sempre stato qualcosa di più. Semplicemente e complessivamente la sintesi del suo cinema. Mainstream fino al midollo, violento da essere presuntuoso ma in particolar modo un perfetto puzzle dei miti che hanno creato il fenomeno Tarantino. Il regista di Kill Bill non ci prova nemmeno a essere autore così concentrato ad omaggiare ciò che ama a ogni frame e frammento di pellicola.
La tragedia per Aristotele è perfezione dell’imitazione. Non una copia; bensì una raffinata operazione di selezione e di ricomposizione di aspetti già scritti che l’artista deve restituire in una nuova forma senza tradire l’originale.
E Tarantino in Kill Bill ha indubbiamente un atteggiamento iper-aristotelico. Nulla per lui è origine ma tutto è trasformazione, rigenerazione, trafugamento cinematografico. Quindi se si vuole capire realmente da dove hanno origine i miti di Tarantino è al suo quarto film diviso in due atti che si deve guardare. Kill Bill, nel suo inizio e nella sua fine, raccoglie ogni sfumatura del Quentin cinefilo e del Tarantino emulatore. L’amore orientale per lo yakuza movie con tanto di intermezzo animato diretto da Mahiro Maeda, collega il primo volume con la viscerale passione per Sergio Leone del secondo e caratterizzerà anche la recente carriera del regista di Knoxville.
Tutto è vero e tutto è falso – Kill Bill
In Kill Bill tutto è estremamente vissuto, ma esteticamente come un fumetto che lo spettatore deve scoprire scena dopo scena, lama dopo lama, deserto dopo deserto. Abbiamo la sposa non sposata, Beatrix Kiddo, e il suo percorso di vendetta e libertà nei confronti del padre-padrone, Bill, l’incantatore di serpenti. Ma attenzione: il viaggio di Uma Thurman in Kill Bill non è un viaggio di redenzione. Perché nel cinema di Tarantino nessun personaggio femminile lo è. Nessuna donna nei suoi film è una damigella da salvare. Sono antieroine ribelli, col potere in mano o che non hanno più ma pronte a riconquistarlo. E nei due volumi di Kill Bill la natura capitolare della storia è propria non per nulla del cinema muto a episodi. Un’epoca passata ma che per Tarantino è fondamentale per costringere i suoi protagonisti a riflettere dopo, come fa la Thurman nel finale con Bill, ma non a discapito dell’azione.
La sposa divenuta cadavere , abusata nell’ospedale e rinchiusa nel sarcofago del deserto della California, deve agire nella vendetta per seminare il panico del suo nome. Un ricordo immobile quasi dimenticato, polveroso in parte, ma che non può essere annientato. Sapientemente Tarantino fa muovere la Beatrix come un supereroe a ostacoli, il protagonista di un videogame che deve superare nemici e insidie per passare di livello.
Ma siamo nella logica del padre del pulp e ciò vuol dire passare in rassegna la storia del cinema e il b movie asiatico, facendo muovere Uma Thurman tra rifacimenti di Cinque dita di violenza di Chang-hwa Jeong e rimodulazioni di sequenze tratte dalla Trilogia del dollaro di Sergio Leone.
Vendetta a ripetizione – Kill Bill
Tra i due volumi in Kill Bill ci sono varie battute in diversi momenti come riferimento al concetto di violenza nel film e della visione di Tarantino. Il regista/autore usa la metafora della foresta per descrivere la vendetta in cui non vi sono linee dritte e dove è facile perdersi. A suo modo Tarantino è violentemente romantico quando fa dire al personaggio di Bill parole sincere e sentimentali nei confronti della Sposa. “Ci sono delle conseguenze quando spezzi il cuore ad un assassino bastardo”. Quindi i personaggi di Tarantino riconoscono di essere crudeli spietati ma anche dettati da una moralità del cuore, brutale magari nella forma ma precisa sulla scala valoriale di ciò che sentono.
La parte difficile nei personaggi di Tarantino, nel caso specifico della macchina vendicatrice della Thurman e del sadismo di Carradine, è riconoscere il sentimento. Sono talmente scritti come agitatori ed esecutori di violenza che i personaggi della sua storia sono reali e irreali, vicini e lontani dallo spettatore. Proprio come un fumetto che è nella pagina e da lì non si muove.
Il film-manifesto
È questo il pregio e il difetto del tipico antieroe tarantiniano: apparire e fingere di essere proprio come viene rappresentato. Sporco di sangue, senza forze e nell’inquadratura successiva restituito alla vita, all’azione del film.
Nel meccanismo di Kill Bill la violenza è serializzata e in continua ripetizione. Ed è interessante ragionare in questi termini rispetto ai due volumi sull’ampiezza della violenza. In Kill Bill volume uno , improntato alla derivazione asiatica, il numero dei morti è esorbitante. In Kill Bill volume 2 invece lo stallo alla messicana e lo scontro riguarda figure umane minime. La caccia vendicativa della Sposa con Budd e Elle, dopo lo scontro finale con Bill. Il film perde la ripetizione dell’azione. Ciò avviene in favore della chiusura emotiva della Thurman e della fine delle sotto-trame laterali che hanno cibato la vendetta di Beatrix Kiddo.
La decisione di Tarantino è quella di riconsegnare alla sua protagonista fumettosa il percorso dell’heroine’s journey. Il ricongiungimento con la figlia non è altro che l’esplosione della violenza nel lieto fine sofferto di un’antieroina che diviene risolutrice per se medesima.
Kill Bill dopo vent’anni e passa ci impressiona ancora così tanto perché è uno di quei pochi film che col mezzo visivo ci dice tutto di un autore. Da Kill Bill Volume 1 e Volume 2 sappiamo chi Tarantino ama, a chi si è espirato e la sua tendenza a essere perennemente un personaggio plasticamente pop più delle sue opere.
Anno: 2004
Durata: 137'
Distribuzione: The Walt Disney Company Italia
Genere: dramma
Nazionalita: Usa
Regia: Quentin Tarantino
Data di uscita: 16-April-2004
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