Reflections in a Golden Eye è un film del 1967 con protagonisti Elizabeth Taylor e Marlon Brando. La proiezione durante la terza giornata del Lovers Film Festival è stata introdotta da Giulio Base, Direttore del Torino Film Festival, che ha rivelato alcuni retroscena e curiosità sul film.
Reflections in a Golden Eye: la trama
Ispirato dall’omonimo romanzo di Carson McCullers, Reflectionsin a Golden Eye è diretto da John Huston. Ambientato in una base militare americana situata nell’America del Sud, la storia si sviluppa attraverso il punto di vista di differenti personaggi. I protagonisti sono il maggiore Weldon Penderton e sua moglie Leonora. Gli altri personaggi sono il tenente Morris Langdon e la moglie Alison, afflitta da depressione e affidata alle cure scrupolose del maggiordomo Anacleto. Infine il soldato Williams, che lavora nelle stalle della base e si occupa di Firebird, il cavallo di Leonora. La vita nella caserma procede lenta e noiosa. L’unica nota festaiola è rappresenta da Leonora, donna sensuale e insoddisfatta dal suo matrimonio con il maggiore, che trascorre le sue giornate dilettandosi con l’equitazione, allestendo feste per i militari e tradendo il marito con il colonnello.
Reflections in a Golden Eye: la regia
Reflections in a Golden Eye è un film intimista. Il regista ricrea in maniera accurata l’atmosfera della base militare americana, in cui la vita è dettata dal lento incedere delle giornate. I militari sono ripresi mentre si occupano di faccende quotidiane come la pulizia delle stalle o la frequentazione delle lezioni in cui vengono impartite le nozioni utili per chi aspira al ruolo di ufficiale. Inoltre, viene dedicato largo spazio al voyeurismo. Il soldato Williams e il maggiore Weldon sono spesso ripresi mentre osservano e quasi “mangiano” con gli occhi i soggetti dei loro desideri. Il primo è attratto da Leonore, al punto da intrufolarsi di nascosto in casa sua e osservarla dormire. Il secondo è ossessionato dal soldato Williams; tuttavia, non può mostrare apertamente la sua infatuazione.
Reflections in a Golden Eye: la sessualità repressa
Il maggiore Weldon, interpretato da Marlon Brando, è segretamente omosessuale. L’interpretazione riesce a far trasparire il senso di sofferenza su più livelli: non può dichiarare apertamente la sua sessualità e inoltre questo sentimento represso è acuito dal fatto di essere un militare. Il semplice coming out a quei tempi era pura fantascienza. Marlon Brando riesce ad aggiungere un tocco personale alla sua interpretazione, perché a causa della sua ribellione era stato costretto dal padre per punizione ad arruolarsi per un anno, descritto dall’attore come il peggiore della sua vita. La sua frustrazione traspare anche in più occasioni grazie alle espressioni del viso.
L’apparenza inganna
Quelle che in apparenza sembrano coppie felici vengono mantenute solo per un senso di decoro. La relazione dei protagonisti in realtà è dettata dalla convenienza reciproca e non dall’affetto. Il rapporto di coppia del tenente e di sua moglie è ancora più complicato. Incrinato ormai dalla profonda depressione di Alison, dovuta alla scomparsa prematura della figlia. Il loro mondo dorato viene scosso in seguito a una serie di eventi che portano al drammatico finale del film, in un crescendo di introspezione dei personaggi che mostra i loro lati più oscuri attraverso alcuni dialoghi di grande spessore e impatto, soprattutto quelli di Weldon davanti ai suoi allievi e in uno scambio di opinioni con il suo amico tenente.
Reflections in a Golden Eye è un film profondo, che trasporta lo spettatore in un’altra epoca e che trasmette con forza tutta l’amalgama di sentimenti delle persone omosessuali in quegli anni, impotenti e impossibilitati di rivelare al mondo la loro vera natura e pertanto costretti a vivere una vita falsata dall’ipocrisia sociale.