La fine della legge marziale a Taiwan segna l’orizzonte temporale di Who’ll Stop the Rain, pellicola di Yi-Hsuan Su in concorso al Lovers Film Festival 2024 in cui si fondono sentimenti e politica.
Ispirandosi ad un fatto reale, la regista mette in scena un triangolo amoroso sullo sfondo delle proteste studentesche che animarono l’Accademia d’Arte di Taipei nel 1994.
L’apparente semplicità di tale preambolo apre, tuttavia, al dispiegarsi di varie istanze.
Da un lato l’incontro casuale della solitaria Chi-wei e la tormentata Ching, scintilla che aprirà la via ad un amore queer – e come tale – votato anch’esso alla lotta contro il conformismo; dall’altro l’opposizione alla rigidità accademica, al conservatorismo che uccide gli entusiasmi giovanili e reprime forme espressive innovative.
Tutto diviene politica, la protesta investe ogni piano d’azione.
Sono diversificati i profili in cui si lotta.
In prima istanza il desiderio di contrapposizione rispetto all’ordine precostituito, rappresentato sia dalla macchina statale ancora legata alle ombre di una dittatura feroce, tanto più dalla chiusura di un mondo universitario resistente alle posizioni dei singoli e votato alla difesa dei dogmi.
Il secondo livello investe le singole individualità, nel fiorire timido dell’amore tra due ragazze che acquisiscono consapevolezza e sfidano le convenzioni di una società profondamente maschilista.
Who’ll Stop the Rain
La questione femminile è senz’altro l’aspetto più interessante del film che fotografa un mondo dove le donne sembrano dover vivere unicamente all’ombra di uomini dispotici e repressivi e non pare tanto lontano da qui.
Ching è schiacciata tanto dal padre – uomo facoltoso e opprimente – tanto da Kuang, il fascinoso fidanzato che guida lo sciopero animato quasi più dal prestigio sociale della compagna che da reali impulsi; Chi-wei vive una famiglia priva di figure paterne.
La vera battaglia si compie là dove gli animi si risvegliano, in un flusso inesauribile di scoperte. Si fatica, si soffre, si piange. Nulla può trattenere le lacrime, nulla può fermare lo scroscio della pioggia (ovvero l’establishment), eppure ha senso star lì, sotto a un diluvio che – alla fine di tutto – purifica, regala nuovi colori, svela orizzonti inaspettati.
“And I wonder, still I wonder, who’ll stop the rain” fanno eco i Creedence Clearwater Revival.
Un’opera educata e delicata, resa vivida dai volti dei tre protagonisti, che segna la vivacità del cinema orientale e merita attenzione indipendentemente dalla scena LGBTQIA+.
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