Il documentario sulla vita di Lord Byron presentato alla 39a edizione del Lovers Film Festival non è una novità o anteprima. Distribuito su Channel 4 nel Regno Unito nel lontano 2009, oggi restituisce gli anni che dimostra soprattutto nel formato video, ma non nella sostanza.
A raccontarcelo a fine proiezione in sala Soldati al Cinema Massimo è presente uno splendido Rupert Everett con lo scrittore, giornalista e critico cinematografico Vincenzo Patanè; assieme presentano la storia dell’iconico poeta attraverso un viaggio in Europa nei primi dell’800, sicuramente più belligerante di oggi, ma succulenta di vita che accendeva la bisessualità del poeta, i suoi tormenti, gli amori e la voglia irrefrenabile di “bruciarsi”.
“Se aveste una macchina del tempo quale vera rockstar vorreste incontrare? Una star che risplende da cento anni, qualcuno il cui lavoro e vita racchiudano tutto il fascino dell’essere umano, dai bassifondi agli Dei, che sia scandaloso e tragico, brillante e tormentato ma che nel momento in cui entra in una stanza sia in grado di far smettere di battere il mio cuore dall’emozione.”
Con questa domanda che Rupert Everett introduce nel documentario la figura controversa e scandalosa di Lord Byron immerso in una vasca da bagno in stile liberty inglese.
Lord Byron è stato un uomo fuori dagli schemi per il suo tempo, folle e appassionato, oggi diremo una vera rockstar, che ha incarnato il romanticismo europeo dei primi dell’Ottocento che ritroviamo nei suoi capolavori letterari.
Lo spunto del documentario firmato da Michael Wildman parte da quel Gran Tour che Lord Byron intraprese per l’Europa mediterranea, da Gibilterra a Malta, dalla Grecia alla Turchia, poi alla feroce Albania ed infine in Italia, passando da da Milano a Venezia, da Ravenna a Pisa e Genova, dove riuscì ad amare e a maledirsi allo stesso tempo. Come sappiamo, la sua vita fu breve ed intensa e si spense all’età di soli trentasei anni, nel 1823 in Grecia.
Il Gran Tour era obbligatorio allora per gli appartenenti al gran mondo, nobiltà e aristocrazia, un lungo viaggio alla visita del mondo.
Il documentario ripercorre i luoghi amati dal poeta attraverso gli occhi di Rupert Everett in una contemporaneità bucolica fatta di bordelli, escort e bar di Lisbona, ricordi del soggiorno albanese con il sanguinario Ali Pascià Tepeleni, che lo ospitò nel suo palazzo tra opulenza e lussuria offrendogli sontuosi pranzi e ragazzini.
E ancora, l’amore del poeta per i luoghi della Grecia Classica e della sua vita viziata. L’approdo italiano prima a Milano, immaginandolo con Donatella Versace al pari di una rockstar mondana, e dopo in una Venezia che diventa lo scenario di un irrefrenabile “Don Giovanni”, dove fagocita e viene fagocitato in un tour sessuale col seguito di malattie veneree, al tempo di difficile cura, ormai croniche e per il poeta.
Per Lady Caroline Lamb una delle sue tanti amanti, era “Pazzo, cattivo e pericoloso da conoscersi”.
Molte donne e uomini hanno amato e sfruttato la fama di Lord Byron e lui stesso si è nutrito di corpi, pulsioni e desideri mai soddisfatti.
Ancora oggi la sua icona riecheggia nei luoghi che ha visitato attraverso targhe, statue, Byron Days, ma la chiusura di questo documentario è impagabile: in un Bingo Byron della periferia di Notthingam, Rupert Everett ricorda alle signore presenti nella sala gioco che nel 1933 a Newstead fu riesumato il corpo perfettamente conservato e con un’erezione gigantesca. Irriverente persino nella tomba.
La vasta natura epica della vita di Byron può renderlo superato, ma la morte ingloriosa e gli ultimi fallimenti lo rendono commovente e tangibile. Proprio questa fragilità lo rende amabile e immortale.
