A quasi trent’anni dalla sua uscita + tornato al cinema Perfect Blue in un’edizione esclusiva restaurata in 4K per una distribuzione Nexo Digital.
Perfect Blue di Satoshi Kon torna al cinema, ma solo l’8 maggio
Perfect Blue è un film straordinariamente complesso e innovativo. Secondo buona parte della critica ha segnato un punto di significativa evoluzione nella storia dell’animazione giapponese in particolare, ma più in generale nella storia della narrativa cinematografica mondiale. Moltissimo è stato scritto sul film, che può essere analizzato da punti di vista critici diversissimi. Negli anni, al suo interno, sono stati affrontati aspetti che riguardano i temi del femminismo, della psicologia e dell’antropologia.

Perfect Blue – Trama
Mima è una cantante di un gruppo pop di idol giapponesi. Come spesso avviene nell’ambiente idol, Mima decide di lasciare la carriera da cantante e si dedica alla recitazione facendo il suo esordio nella serie TV Double Bind. Dopo una fase in cui tutto sembra andare per il meglio, iniziano a verificarsi fatti inquietanti. Mima scopre un sito web in cui qualcuno si finge lei e descrive con terrificante minuzia di dettagli le sue giornate. Cominciano poi a verificarsi alcune morti tra le persone che lavorano alla serie TV in cui recita. Mima è vittima di allucinazioni e non è sicura di non essere proprio lei l’autrice degli omicidi. Il velo tra realtà e illusione si fa sottile, creando un turbinio di immagini in cui la sua identità si fa sempre più frammentata.
L’inizio della carriera di Satoshi Kon
Nel 1997 Satoshi Kon era già un nome conosciuto in ambito di animazione giapponese. Dopo aver terminato gli studi di pittura, si era dedicato alla realizzazione del manga Kaikisen – La stirpe della sirena in cui già si possono notare alcuni aspetti che caratterizzeranno lo stile successivo. Kaikisen attira subito l’attenzione di un grandissimo maestro dell’animazione. Il maestro è Katsuhiro Ōtomo, che nel 1988 aveva ricevuto la consacrazione a livello mondiale con Akira, un capolavoro visionario che unisce tecnica impeccabile a un apparato narrativo che si appoggia su una solida base psicologica e filosofica. Ōtomo e i suoi lavori rappresentano un enorme punto di evoluzione dell’anime e della narrazione cinematografica in generale, tanto da aver ispirato profondamente opere successive, tra cui Neon Genesis Evangelion di Hideaki Anno.
Dunque dopo la pubblicazione di Kaikisen inizia per Kon un periodo di collaborazione con Ōtomo, che gli sarà profondamente fruttuoso. Collabora con lui alla realizzazione del manga World Apartment Horror e ottiene il ruolo di direttore artistico dell’anime Rōjin Z. Nel 1994 la sua carriera si evolve di nuovo: Kon riceve il compito di scrivere il quinto episodio dell’OAV, Le Bizzarre Avventure di Jojo, e ciò gli fa ricevere le lodi di Masao Maruyama, all’epoca produttore di Madhouse che di lì a poco avrebbe realizzato Perfect Blue.
L’esordio alla regia di Satoshi Kon
Maruyama fu impressionato dalle doti di Kon come autore e per la prima volta gli suggerisce di dedicarsi alla regia. In quel periodo lo scrittore Yoshikazu Takeuchi aveva iniziato a pensare a un adattamento cinematografico per il suo romanzo Perfect Blue e avvicinò Ōtomo per parlargliene. Dunque, tramite il suo maestro, Satoshi Kon, ebbe la sua prima offerta come regista.
Pare che Takeuchi, in quanto grande fan delle serie TV cult, desiderasse trasporre la propria opera in un live-action. Tuttavia, per motivi di budget, l’idea fu scartata quasi subito e si optò per la realizzazione di un OAV. Una volta che Kon accettò la proposta, lui e il team iniziarono a lavorare convinti che l’opera sarebbe stata diffusa su un circuito ristretto. Kon pensò che probabilmente il film avrebbe attirato una certa attenzione sul circuito OAV, dato che gli horror psicologici erano ancora un genere piuttosto insolito, ma che dopo poco sarebbe caduto nel dimenticatoio. Invece, mentre il team si avviava alla conclusione dei lavori, la produzione decise di rilasciare Perfect Blue come film cinematografico.
La strategia si rivelò vincente fin da subito. La distribuzione presentò Perfect Blue al Fant-Asia International Film Festival di Montréal ancora prima che fosse diffuso in Giappone. La scelta fu dettata anche dal fatto che la società di distribuzione del film, la Rex Entertainment, voleva ampliare la sua presenza nel circuito internazionale. Per questo motivo, durante la campagna promozionale si decise di dare maggior risalto al nome di Katsuhiro Ōtomo data la sua immensa popolarità a livello internazionale dovuta al successo di Akira. Satoshi Kon fu dunque presentato al pubblico fuori dal Giappone come il discepolo di Ōtomo, nonostante quest’ultimo non avesse partecipato direttamente al processo di realizzazione di Perfect Blue.
Perfect Blue – Accoglienza iniziale
In ogni caso, il film ricevette enorme apprezzamento in occasione della prima proiezione al Fant-Asia Film Festival. Si programmò immediatamente una nuova proiezione e il film si aggiudicò il premio del pubblico per il Miglior Film Internazionale. Con questi presupposti, il film iniziò a circolare all’interno del circuito dei festival interazionali, ricevendo inviti ad oltre cinquanta eventi. Si vociferava che Darren Aronofsky volesse acquistarne i diritti per una versione live-action, ma la notizia è stata smentita dallo stesso Aronofsky in un’intervista.
Il film ha comunque costituito un’ispirazione per Requiem for a Dream. Il regista ha dichiarato che alcune inquadrature sono un omaggio a Perfect Blue. Aronofsky ha però sempre negato che il film di Kon sia stato di qualche ispirazione per Il Cigno Nero, una delle sue opere più famose e nella quale si notano non poche somiglianze con Perfect Blue.
Il film dunque rappresentò un caso unico quasi immediatamente. Si aveva la percezione di essere davanti ad una nuova forma di animazione e a qualcosa che aveva il potenziale di far evolvere le strutture narrative del cinema. Ciò contribuì da subito alla consacrazione di Perfect Blue. Aiutò inoltre a diffondere una nuova idea di animazione giapponese a livello internazionale, in un mondo in cui erano sempre più diffusi i lavori dello Studio Ghibli, decisamente di altissimo valore artistico, ma molto lontane dalle tematiche e dallo stile narrativo delle opere di Satoshi Kon.
Perfect Blue – I tre punti principali dell’adattamento
Il romanzo Perfect Blue presentava alcuni aspetti differenti rispetto a ciò che risulta nell’adattamento cinematografico. Il libro si concentrava sulla storia di una idol di poco successo che veniva perseguitata da uno stalker suo fan, deluso dalla piega presa dalla sua carriera. Il romanzo indulge in dettagli molto più gore rispetto al film e in generale ha al suo interno molte più rappresentazioni di violenza. Quando gli fu affidato il progetto, Kon non aveva letto il libro e si confrontò con lo scrittore Takeuchi per capire cosa trasporre nel film. Lo scrittore disse a Kon che solo tre aspetti essenziali dovevano essere necessariamente rispettati nella trasposizione.
Primo: la protagonista doveva essere una idol di serie B
Secondo: la idol doveva avere un fan ossessionato da lei
Terzo: il film doveva essere un horror
Una volta che Takeuchi si fu assicurato che questi tre punti sarebbero stati trattati nel film, a Kon fu data completa libertà creativa. Il regista effettivamente rispettò i desideri dello scrittore, ma diede alla narrazione un incredibile livello di profondità psicologica.

Perfect Blue – Una critica alla cultura idol
Come già detto, Perfect Blue è un’opera che si presta a numerosissimi livelli di lettura critica. Kon apre il film confrontandosi con un tema spaventosamente reale, ovvero il trattamento ricevuto dagli idol durante la loro carriera.
Una idol appartiene all’agente e all’etichetta. La sua figura doveva essere abbastanza duttile da poter essere sfruttata in più ambiti possibili per poter ottenere più guadagni possibile. Così una cantante deve essere in grado di reinventarsi costantemente, diventando ora ballerina, ora attrice, ora modella. È necessario che l’immagine della idol mantenga delle caratteristiche generali per essere riconoscibile al pubblico di fan, pur essendo abbastanza malleabile da poter essere utilizzata in più ruoli. Il film mostra chiaramente un processo di questo tipo.
Il concetto del cambio di carriera e delle richieste che il nuovo ruolo ha per la idol possono essere considerate una metafora della decostruzione di sé. Mima inizia il film con una certa idea di se stessa. Andando avanti nella narrazione, inizia ad investire sempre più energia emotiva nel suo nuovo ruolo di attrice. Il cambiamento della sua personalità raggiunge il culmine il giorno in cui viene girata la scena dello stupro del suo personaggio nella serie TV. La realtà inizia a confondersi sempre di più. Chi è realmente a subire la violenza? È Mima? È il suo personaggio? Sono entrambe?
Perfect Blue – Il tema della sessualità
Nel frattempo la stabilità della sua mente è messa a dura prova da uno stalker che la perseguita. Si tratta di un suo grandissimo fan che rimane amareggiato dalla direzione presa dalla sua carriera, macchiata irrimediabilmente. Una delle cose che più delude i fan di Mima è il fatto che la idol stia interpretando un ruolo in cui si fa sempre più preponderante l’aspetto della sua sessualità.
Non fraintendiamoci, la sessualità era già presente come sotto-testo (neanche troppo velato) della carriera di Mima come idol. Lo vediamo già a partire dai costumi succinti, con gonne cortissime che ammiccano alla miglior tradizione pedo-pornografica degli anime mainstream giapponesi. Parliamo di lavori famosissimi in Giappone e all’estero in cui dominano studentesse giovani sempre raffigurate con gonne cortissime (un’opera su tutte, Sailor Moon). Questa è una rappresentazione della sessualità del tutto rivolta allo sguardo maschile, una rappresentazione di un corpo perfetto e potenzialmente sensuale. Tuttavia, è un corpo che può ancora essere controllato grazie all’ingenuità e alla malleabilità del personaggio della idol.
Nel momento in cui Mima attua il cambio di carriera, anche la rappresentazione della sessualità cambia. Cambia la sua e quella del suo nuovo personaggio. Diventa una sessualità che viene sfruttata molto più esplicitamente dall’industria, e che per questo provoca le ire dei fan. Una sessualità esplicitata in un certo senso diventa anche più consapevole e più potente. Non può più essere controllata dallo sguardo del fan maschile. É alla mercé di tutti e ciò rende la situazione ancora più insopportabile per il fan che è ossessionato da lei.

Perfect Blue – La frammentazione di sé
La personalità di Mima inizia ad essere schiacciata dal peso della nuova vita. La frammentazione avviene in modo visivo. Lo spettatore assiste alla presentazione di immagini doppie, riflessi che agiscono in autonomia e a volte hanno il sopravvento sul personaggio reale, fino ad arrivare ai doppi di Mima che invadono l’inquadratura e la costringono a inseguire se stessa in un turbinio di caos psicologico.
Il montaggio delle scene finali è serrato e mantiene la tensione di una lotta che è tutta interiore finché non si rivela nell’orrore della realtà. Scopriamo infine che non è stata solo Mima ad essere vittima della frammentazione del proprio essere. C’è qualcun altro che ne ha sofferto, e il dolore è stato talmente forte da spazzare via ogni barriera tra realtà e illusione. La conclusione e la scoperta del colpevole degli omicidi non sono un epilogo rassicurante. È ciò che Mima poteva essere, è ciò che ancora ha il potenziale per diventare se si lascia andare alla distruzione di sé.
In tutta la sua costruzione, Perfect Blue si rivela un film caleidoscopico. Ad ogni visione ci invita a perderci nel labirinto che è la mente umana. Ogni volta che ne usciamo, portiamo con noi qualcosa di nuovo.