Tanti i titoli ai quali ha preso parte nella sua carriera Ira Fronten, da Tolo Tolo a House of Gucci, tanto per citarne due. Ma non solo. L’attrice venezuelana è stata impegnata su diversi set televisivi e cinematografici per poi approdare in teatro.
Al Prato Film Festival 2024 Ira Fronten è stata premiata come miglior attrice nella sezione Commedia per il cortometraggio Ignoti. E quella è stata l’occasione per fare alcune domande a Ira Fronten sulla sua carriera, passata, presente e futura.
Ira Fronten in Tolo Tolo
Per cominciare volevo chiederti che ricordi hai dell’esperienza sul set di Tolo Tolo, il film campione di incassi di Checco Zalone?
Il ricordo che ho è bellissimo perché devo dire che Checco Zalone ha saputo dare un trattamento molto speciale a tutti gli attori afrodiscendenti dentro il suo film. Ed era la prima volta che trovavo una truccatrice nera che conosceva il colore della pelle (e non è una questione di capriccio), che aveva una conoscenza approfondita dell’argomento e conosceva la reazione chimica dei colori, compresa una parrucchiera che conosceva bene le fibre di questo particolare tipo di capelli.
Nonostante il mio personaggio fosse quello di una maitresse lui non voleva che fosse volgare. Mi aveva proprio detto voglio dare dignità a questo personaggio e questa è una cosa che mi ha segnato profondamente. Ho visto proprio un rispetto particolare verso attori e attrici di origini diverse.
Anche House of Gucci
Poi ti sei spostata, ma sei comunque rimasta legata all’Italia perché hai fatto parte del film di Ridley Scott House of Gucci.
È un’esperienza che ha segnato un prima e un dopo la mia carriera.
Mentre ero sul set Ridley Scott mi ha fatto i complimenti più volte augurandomi un gran futuro e io ho capito di essere nata per questo. Da quel momento ho capito di dover andare avanti nonostante delle giornate in cui ci si può demoralizzare pensando di mollare tutto.
Fortunatamente da quel giorno ho continuato a lavorare facendo quello che mi piace. Dopo poco è anche arrivato il regalo del teatro che desideravo da tempo, nonostante non vedessi un mio posto nel teatro italiano perché molto difficile. Devo, invece, ringraziare Giancarlo Nicoletti che, con un provino, mi ha scelta e adesso sto girando l’Italia con tanti grandi nomi, uno su tutti Giorgio Colangeli, che è stato anche qui al festival.
La passione per lo spettacolo
Torno indietro e ti chiedo com’è nata la tua passione per lo spettacolo in generale?
Provengo da una famiglia dove si canta e si balla sempre, è una caratteristica tipica delle famiglie nere, afrodiscendenti. Io, in particolare, sono cresciuta in Venezuela e il giovedì e il venerdì prendevamo quello che avevamo a disposizione, anche una pentola rovesciata, e usavamo ciò per fare musica. E poi mia mamma canta. Io, però, questa passione per la recitazione l’ho scoperta a una lezione di letteratura al liceo e non ne ho parlato con nessuno. Ho tenuto questo segreto dentro di me per 15/20 anni fino a che non sono riuscita a iscrivermi a un’accademia di recitazione in Argentina. Prima di quell’accademia in Venezuela avevo fatto dei corsi perché la mia mentore era un’insegnante di teatro argentina che avevo conosciuto e scoperto nella mia città. Lei mi ha insegnato i primi 2/3 mesi e poi la passione è cresciuta.
Ira Fronten nel cortometraggio Ignoti
Qui al festival è stato presentato il cortometraggio Ignoti nel quale sei la protagonista. Innanzitutto per questo progetto hai ritrovato Maurizio Bousso, che, come te, era stato impegnato in Tolo Tolo. Vi eravate già conosciuti sul set del film campione d’incassi? Se sì, questo ha permesso una maggiore sintonia sul set?
In realtà ci siamo conosciuti sul set, abbiamo fatto solo una lettura la sera prima e subito si è creata una chimica. Poi c’è da dire che io nella lettura non metto tanta carne al fuoco e mi riservo sempre qualcosina perché poi sul set mi abbandono.
Per quanto riguarda l’esperienza di Ignoti, devo dire che quando arrivi su un set e vedi che ciascuno sta facendo il proprio lavoro il meglio possibile e a questo sommi il fatto che la produzione e il regista danno importanza agli attori, è inevitabile che tu emergi. E pensare che io ho fatto quel cortometraggio in un momento molto doloroso, dopo la fine di una relazione. Era quindi un periodo nel quale stavo soffrendo tanto e fare un cortometraggio comico è stato qualcosa di nuovo per me. Non sapevo di essere un’attrice comica. In realtà c’era stato qualcuno che mi aveva notata in questa veste: il primo che mi aveva detto questo era stato Antonello Grimaldi sul set di Due mamme di troppo a Mediaset, il mio primo lavoro in Italia. Lui mi disse tu sei un’attrice comica, spero che un giorno arrivi un regista che ti scopra. E, infatti, poi è arrivato Ignoti.
Quando lo abbiamo presentato a Cortina e ho visto che la gente rideva di gusto durante la proiezione ho pensato che il pronostico si fosse avverato. Un grande regista riesce a vedere le cose prima.
Ci aveva visto lungo. Qui sei molto convincente e, venendo da ruoli drammatici, non credo sia stato semplice.
La verità e che mi sono sentita subito a mio agio. Giuseppe Brigante, il regista, è stato bravo a darmi le dritte per dar vita a questo personaggio. Maurizio è stato molto divertente, ogni volta che lo vedevo mi mettevo a ridere. E poi anche i costumi e tutto il resto: ero a mio agio, mi sono sentita rispettata e trattata da attrice. Finalmente non ero una nera che aveva un ruolo nel cinema per dire che una nera è in grado di fare qualcosa. Qui sono semplicemente un’attrice che interpreta un personaggio. Il lavoro è fluito perché mi sono sentita valorizzata, come ogni persona dovrebbe sentirsi sempre.
Senza fare spoiler, direi che Ignoti non è una commedia al 100%. Ci sono dei punti di dramma più o meno evidenti. Ovviamente è compito dello spettatore riflettere e analizzare ciò che vede sullo schermo.
In un piatto, per renderlo buono, va sempre messa la giusta dose di sale e di pepe. Poi c’è chi preferisce più l’uno o l’altro. Ignoti è dolceamaro.
Punti di riferimento e modelli da seguire
Per questo cortometraggio, ma in generale per i tuoi lavori hai (avuto) dei punti di riferimento, dei modelli da seguire, imitare?
Dipende dall’occasione. Il primo nome che mi viene in mente è Denzel Washington. Mi piace molto perché è un attore che non ha bisogno di parlare per recitare, anche se lo vedi di spalle in silenzio lo riconosci e capisci. Mi sono ispirata molto a lui durante House of Gucci, soprattutto nella scena in cui dovevo camminare per un lungo corridoio (anche se poi quella parte non è stata montata).
Per quanto riguarda, invece, le donne direi Whoopi Goldberg e Viola Davis, quest’ultima soprattutto per i ruoli drammatici.
In generale poi credevo che sarei stata sempre un’attrice drammatica. Vedendo questo corto, invece, credo di avere un futuro nella commedia. E questa è una grande soddisfazione perché la gente ha bisogno di ridere ed è bello poter dare questo. Spero di avere altri ruoli comici in futuro.
E a proposito di futuro, quali sono i progetti futuri di Ira Fronten?
Per il momento ti posso dire che sarò impegnata con il mio primo film negli Stati Uniti, in inglese, e poi ho anche due spettacoli teatrali.
Sono Veronica e qui puoi trovare altri miei articoli