Heavy Snow di Yun Suik è un film drammatico LGBTQI+ interpretato dalle giovani Han So-hee e da Han Hae-in. Il film ha subito un ritardo distributivo tale per cui le attrici, allora esordienti, sono adesso nomi riconosciuti ed acclamati. Il film è presentato all’Asian Film Festival durante il Korean Day.
Uno tra i migliori film coreani del 2023, Heavy Snow è la storia torturata di una relazione proibita, vagamente sospesa e surreale nell’ambientazione, in cui il successo si mette in mezzo nella forma di un gioco sporco e logorante.
Heavy Snow di Yun Suik, la trama
Seol Yi (Han So-hee) e Su An (Han Hae-in) si incontrano a scuola, quando la prima è già una attrice famosa, mentre la seconda aspira ad esserlo. La differenza tra le due personalità emerge subito: la prima sicura di sé, si impone nella vita di Su An e la conquista e travolge. La seconda, ipnotizzata dalla sua fama e dal suo fascino carismatico, non può che lasciarsi coinvolgere.
La relazione si approfondisce tra fascino e passione, ma le due si separano, per ritrovarsi dieci anni dopo, quando i ruoli si sono ribaltati. Ma ancora si inseguono in un’ intesa inspiegabile.
Han So-hee e Han Hae-in in ‘Heavy Snow’
La mutevolezza
C’è il road trip di Thelma & Louise, ma chi sono anche gli amori negati e struggenti dell’ultima adolescenza, quella che si affaccia alla vita adulta e che ci impone di fare delle scelte. Le due protagoniste, studiano per diventare attrici, e il mondo dello spettacolo compare prima un po’ come un mito e poi come un mostro.
La mutevolezza è una caratteristica ben presente nel film, che è tra l’altro opera di esordio di Han So-hee, la quale è ormai tra le più stra-pagate dello stardom coreano. E il binomio ironicamente ben rappresenta la realtà dei fatti, dato che il suo contraltare nel film Han Hae-in è sì altrettanto famosa, ma ad un livello indie (eccellente la sua performance in Birth), e ancora lontana da raggiungere i cachet della collega.
Questa personalità che, se fosse stata declinata al maschile, avremmo definita “bello e maledetto”, qui ha sfumature complessissime: perfette ma sofferenti, autolesioniste eppure leggere come farfalle. C’è un po’ lo spleen di Baudelaire misto alla divinazione dantesca al cospetto di Beatrice. Le due ragazze di Yun Suik creano un coinvolgimento sofferto anche nel pubblico, sebbene l’onirismo narrativo ci mantenga, affascinati, a dovuta distanza.
Il ruolo dell’ambiente
La storia d’amore, raccontata e vissuta sempre con una vaga incredulità, gioca con l’ambientazione surreale del viaggio tra Gangneung e Seoul. Quella heavy snow, nevicata pesante, a cui il titolo ammicca, sarà per le due ragazze, libere nella loro espressione di vita, sinonimo di una surfata sulle coste congelate. Metafora del tutto è possibile, e di quella spensierata follia che solo a quell’età si può avere.
La regista riprende le due protagoniste, cresciute ma ancora coinvolte in un amore che avrebbe dovuto continuare, e le riporta al dovere, al ruolo. Ecco perché il film si chiude sulle onde in una giornata assolata, e non è un caso che le donne si siano perse in questa realtà di doveri e allineamenti condizionati.
Il tema dell’amore lesbico è sempre più presente nei film della cinematografia coreana, ma siamo ancora lontani dal narrare con la libertà a cui le storie stesse aspirano. È come se ci riferissimo a un mondo etereo di sirene che ipnotizzano; al quale nessuno si affiderebbe del tutto. Pena l’inganno e la perdizione.