Teacups è un corto d’animazione irlandese del 2023, opera d’esordio degli australiani Alec Green e Finbar Watson, che ne hanno curato regia e sceneggiatura. Basato sulla storia vera di Don Ritchie, soprannominato “l’angelo di The Bay”, un ex-marinaio australiano che ha salvato centinaia di persone dal suicidio, il corto è nella selezione ufficiale in gara per la sezione “Destinazione… Irlanda” del Trento Film Festival.
Sinossi ufficiale di Teacups
Per quasi mezzo secolo, Don Ritchie ha teso le mani verso le persone in procinto di suicidarsi sul bordo di una scogliera, a soli 30 metri da casa sua. Con la voce di Hugo Weaving, TEACUPS esplora le interazioni surreali di Don con queste persone nel corso degli anni, e il suo viaggio per riconciliarsi con il suicidio del suo migliore amico. Può un semplice atto di gentilezza salvare una vita?

Un’animazione semplice ma perfetta
Trattandosi di un corto d’animazione, è senz’altro quest’ultima la parte di cui viene più immediato parlare. Il character design è uno degli aspetti che più colpisce. L’estrema capacità di sintesi dei tratti essenziali consente un immediato riconoscimento del protagonista Don Ritchie, incredibilmente simile nel suo tratto cartoonesco alla persona reale cui si ispira. Colpisce anche la semplicità con cui i tratti facciali dell’uomo che Don Ritchie salva riescono a far trasparire le sue origini giapponesi.
Al di fuori del character design, la semplicità e la ruvidezza del tratto e l’uso astratto dei colori creano in Teacups un amalgama perfetto. Proprio questa commistione consente una transizione estremamente fluida dalla rappresentazione del mondo reale a quella del mondo interiore di Don Ritchie. I colori, in particolare, giocano un ruolo chiave nella comunicazione con lo spettatore. E ci si ritrova immersi in un mondo di luci tenui che si sforzano di emergere dal tono generalmente scuro che caratterizza l’intero corto. Ma è senz’altro il rosso il colore più comunicante. Il rosso simboleggia al contempo la violenza del sangue e della guerra, il vuoto interiore della morte e, anche, la rassicurante riconciliazione con sé stessi e col mondo attraverso una tazza di tè.

Come una tazza di tè possa salvare una vita
“Che cosa curiosa… Una cosa semplice come il tè poteva aiutarci a ritornare”
Ha semplicemente del meraviglioso il modo in cui il silenzio e una tazza di tè siano in grado di colmare il vuoto che porta una persona a compiere un gesto estremo come il suicidio. All’improvviso, quelle stesse persone che sembravano volersi buttare dal promontorio sembrano così intensamente attaccate alla vita. Ma non è un sentimento di gioia a comunicarci questo, si badi. Alec Green e Finbar Watson riescono molto bene, con una maestria notevole per chi è alla propria prima opera di regista, a trasmettere questo sentimento di sommessa e intima serenità come fosse una forma di accidia verso la morte. Emerge un forte rispetto per il tema del suicidio, che non viene affrontato con leggerezza.
Don Ritchie ha salvato centinaia di vite, ed è una cosa meravigliosa. Ma Teacups riesce bene a sottolineare il fatto che non sia qualcosa di cui gioire allegramente. Don Ritchie rivede nella sua volontà di aiutare il prossimo l’incapacità che lui ebbe di intervenire quando a suicidarsi era stato il suo migliore amico. E, soprattutto, queste persone avevano dei motivi per suicidarsi. Dei motivi che non sono rilevanti per la narrazione del corto ma che sono lì, come una spada di Damocle che pende su di loro. Tutto questo emerge nell’opera dei registi australiani, che riescono a trasformare quel silenzio in una stasi sconfortante. Ci sarà sempre una nuova persona che tenterà il gesto estremo. Ed ecco che l’offerta di una tazza di tè, un gesto così semplice e apparentemente insignificante, è l’unico conforto che si può dare nel mare di incomunicabilità che circonda le persone.

Il parallelismo tra la vita di Don Ritchie e Teacups
Un aspetto interessante della biografia di Don Ritchie è il fatto che abbia prestato servizio per la marina australiana, come viene detto in Teacups. Ma nel corto si omette che abbia anche assistito in prima persona alla resa incondizionata dell’esercito giapponese alla fine della Seconda Guerra Mondiale. Non è probabilmente un caso che questo fatto della sua biografia collimi con l’altrimenti inspiegabile scelta, da parte dei registi, di rappresentare il soccorso di un uomo se non giapponese quantomeno di etnia asiatica. Don Ritchie viveva in Australia e, sebbene possa anche essere casuale, quella di rendere l’uomo orientale è comunque una scelta che difficilmente non sia stata intenzionale da parte dei registi.
Con attenzione ai dettagli, vengono anche inquadrate le scarpe abbandonate dall’uomo che, scalzo, si trova di fronte al promontorio. Quella di togliersi le scarpe prima di un suicidio, sebbene sia ormai inflazionata come rappresentazione nei media, è comunque un’usanza di origine giapponese. Tutto questo dovrebbe almeno in parte convincere che quell’uomo sia giapponese. E questo non ha tanto rilevanza con la trama del corto in sé e per sé, ma è una piccola minuzia che delinea una non scontata attenzione ai dettagli da parte di Green e Watson. Lo spettatore può non sapere nulla della vita di Don Ritchie, ma questo collegamento alla sua biografia trasposto da un evento storico sull’uomo che lui ha salvato arricchisce la sua esperienza visiva attraverso un non detto.

Hugo Weaving in ‘The Rooster’ (2023)
La voce narrante di Hugo Weaving
Abbiamo parlato di non detti perché, invece, una vera e propria chiave di volta di Teacups è la voce narrante di Hugo Weaving (interprete dell’agente Smith in Matrix) che con grande maestria riesce a narrare la voce interiore del protagonista con parole soppesate e mai interferenti. Mentre parla, Weaving sembra veramente un marinaio vissuto, un anziano narratore che riflette sugli errori del passato e su come poter far fronte ad essi compiendo le giuste scelte nel presente. Come Don Ritchie riesce incredibilmente convincente ed è stato senz’altro la scelta giusta come partecipante famoso coinvolto in questo corto.

Un messaggio prezioso
Il messaggio di Teacups è chiaro: se ti trovi alle strette e non sai cosa fare, cerca aiuto. Raccontare questa storia può avere senz’altro un impatto importante sulle persone che si ritrovano con le spalle al muro e che pensano al suicidio come unica soluzione. La storia di Don Ritchie come viene presentata in questo corto è commovente e assume una grande potenza espressiva. Porre l’attenzione su questi temi non dovrebbe passare solo per chi è vittima di gravi condizioni di salute mentale, ma anche per chi può fare qualcosa per aiutare chi gli è vicino e imparare a leggere i segnali che possono portare a compiere gesti indesiderati e indesiderabili.
Un corto come questo riesce a parlare a entrambe le parti. Raccontando la grande storia di Don Ritchie, si può insegnare alle persone a guardarsi intorno con maggiore attenzione. Si può insegnare a diventare le vedette di coloro che ci sono vicini e a saperli aiutare prima che sia troppo tardi.