A Road to a Village, film diretto da Nabin Subba, racconta la storia di Maila (Dayahang Rai), che lavora come tessitore di cesti e conduce una vita semplice insieme alla moglie e al figlio di sette anni in un villaggio, in un regione montuosa del Nepal orientale. Quando viene costruita una strada che collega il villaggio alla città, gli abitanti del posto la vedono come una benedizione, perché sono più in contatto con la tecnologia. Ben presto arrivano il primo autobus, il televisore, le bibite gassate e l’hip hop.
Il figlio di Maila, Bindray, è stato sempre un bambino intraprendente e attivo, che si divertiva anche con poco costruendo giochi con piante e palloni con calzini e carta. Adesso il piccolo non vede l’ora di assaggiare la Coca Cola, indossare gli occhiali da sole e ascoltare musica, implorando il padre di comprargli un costosissimo televisore.
Il lavoro di Maila viene meno. I suoi vicini preferiscono comprare un telo di bassa qualità, invece che una stuoia di bambù artigianale realizzata da lui. L’uomo si ritrova di fronte a una scelta difficile per la sua vita. Se continuare nella tradizione o uscire dal villaggio e vendere i suoi prodotti in città. Maila dovrà capire come sopravvivere insieme alla sua famiglia in un mondo che sembra ormai andare avanti senza di lui.
L’impatto della modernizzazione
Sguardo crudo sugli effetti della modernizzazione, A Road to a Village di Nabin Subba è stato presentato in anteprima mondiale a Toronto ed è in programma ora all‘Asian Film Festival.
Subba è un rinomato cronista del cambiamento sociale in Nepal. Tra i suoi lavori precedenti Numafung (2001), che ha vinto un premio al Vesoul International Film Festival of Asian Cinema, Goodbye Kathmandu (2017) e la serie di documentari Dalan (2008).
Scritto da Subba e Mahesh Rai, la scintilla per il film è arrivata 25 anni fa, quando Subba ha incontrato un giovane lavoratore migrante spaventato su un volo per l’Europa, suscitando la sua curiosità sul motivo per cui le persone lasciano le loro case per lavorare all’estero.
Lo sviluppo del Nepal ha lasciando invariati la povertà e il mercato del lavoro rurale. Questo film fa luce su questi temi. Il film immerge gli spettatori nella cultura e nelle esperienze locali, condividendo le storie delle comunità emarginate nei paesi in via di sviluppo.
Road solleva domande sul progresso, sulla conservazione culturale e sul senso di appartenenza, sulla necessità o meno di stravolgere se stessi e le proprie convinzioni. Spinge lo spettatore a riflettere sul proprio rapporto con la tradizione e il progresso e sulle difficoltà di adattarsi in un mondo che mette in crisi continua le nostre identità e i nostri valori.
La modernità come riflessione e analisi sulla condizione umana
A Road to a Village è anche un esame della condizione umana. Esplora il rapporto tra genitore e figlio e come l’avvento della modernità influenzi le relazioni tra i membri di questa famiglia.
Maila è un marito amorevole per sua moglie Maili e un padre presente per il figlio di sette anni, Bindre.
Il titolo del film si riferisce a una strada che è stata finalmente costruita per il loro villaggio, qualcosa che la gente del villaggio vede come una benedizione. Una strada che cambierà le dinamiche familiari.
Il regista utilizza due punti di vista. Con l’arrivo dei servizi moderni, la vita di Maila inizia a sgretolarsi. Come tessitore di cesti, improvvisamente vede che il suo mestiere non è più attraente per i suoi vicini che hanno appena scoperto l’economicità dei teloni per il loro uso domestico quotidiano. Con il suo mestiere che è l’unica fonte di sostentamento della famiglia, Maila si ritrova intrappolato tra l’attenersi alla tradizione a casa o andare oltre il villaggio per sopravvivere.
Il film segue poi anche Bindre, un ragazzino pieno di curiosità come è solito fare un ragazzo. Litiga regolarmente con un particolare compagno di classe che non gli piace, studia con poco interesse, si ribella quando manca l’elettricità e strappa pagine dal suo libro di testo per usarle come aeroplanini di carta.
Subba cattura i sentimenti di paura, eccitazione e incertezza dei suoi personaggi. Queste persone affrontano la prospettiva di dover continuare a sopravvivere in un mondo che le sta lasciando indietro. Maila soprattutto vive e mostra le tensioni della responsabilità genitoriale. La strada che porta al villaggio gli offre nuove opportunità ma, mette anche in dubbio la sua capacità di provvedere alla famiglia.
Mancanze
Vedere Bindre desiderare gli stessi lussi degli altri inizia a pesare su Maila e il suo tumulto interiore è espressione della lotta universale condivisa dagli individui in un mondo in continua evoluzione, dove la promessa di progresso si scontra con il desiderio di salvaguardare il patrimonio culturale e l’identità personale.
Dall’altro lato, il bambino comprende l’importanza della mancanza, l’affetto verso il Padre, l’assenza che non può essere sostituita dal miraggio di beni materiali.
“Papà, ti prego, torna presto a casa.
Non ho bisogno della TV”.
Quando il famoso cantante nepalese Rajesh Payal Rai inizia a cantare la sigla “Aa Langne” e il pullman sfreccia verso un domani incerto, si stringe infine il cuore. Quello che davvero conta resta importante anche quando ormai nulla ha più senso e andare via resta l’unica cosa da fare per ricominciare.
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